Non profit

Se le elezioni sono il minore tra i mali

I problemi del Paese si stanno aggravando, e di conseguenza i nostri.

di Riccardo Bonacina

Bisognerà prenderne atto: la coalizione di centrodestra si è squagliata, l?ha certificato lo stesso premier Berlusconi in occasione dell?ennesima discussione sulla Finanziaria, con l?affermazione: «O la riduzione delle tasse o elezioni anticipate con Forza Italia che corre da sola». Dall?altra parte, il centrosinistra non è mai nato, e non vedrà neppure la luce sotto forma di lista unica alle prossime elezioni regionali nel 2005. Intanto i problemi del Paese s?aggravano, e di conseguenza si aggravano i problemi di tutti noi. Dal potere di acquisto dei nostri stipendi alla disoccupazione che ritorna a bussare per la crisi di interi comparti produttivi e infrastrutturali, dalle riforme che ancora non decollano a quelle che ancora non si vedono (dalla riforma della scuola alla parodia di federalismo sin qui concepita, sino alla riforma cui ancora non s?è neppure messo mano e che riguarda il Welfare). Ecco, mentre la vita quotidiana ci fa esclamare ogni santo giorno «Il Paese non va bene», le aggregazioni politiche si squagliano e con loro si squaglia il senso di responsabilità, quel minimo senso del pudore che s?impone a chi si candida a governare un Paese e che suggerisce al personale di governo, in servizio o potenziale, di perseguire insieme al proprio vantaggio (questo lo mettiamo in conto) anche un vantaggio per tutti, anche il perseguimento di un minimo di bene comune. Scrive Pezzotta, sul giornale Cisl, a proposito della Finanziaria: «Siamo costretti a rincorrere nelle dichiarazioni alla stampa le modifiche, le supposizioni. Le forze politiche che compongono l?alleanza di governo sono state portatrici di richieste profondamente diverse sia nel merito sia nell?impostazione politica generale, su questo la contraddizione costante e la confusione di questi due mesi sono state eloquenti». Come dargli torto? Le quattro specificità che avevano dato vita al progetto della Casa delle libertà che, varrà la pena ricordarlo, ha vinto due elezioni politiche, hanno deciso per il ?liberi tutti?. La Lega con le sue istanze federaliste e del capitalismo molecolare tornerà sul mercato politico magari con un remake della coppia Bossi-Tremonti. An, con la sua concezione dello Stato e della sua macchina burocratica statalistica, ha detto fuori dai denti che il contratto dei dipendenti pubblici non si tocca. L?Udc, con la sua cultura della mediazione politica e sociale di scuola democristiana, non si capisce ancora dove andrà a parare, ma di certo già pensa al dopo Berlusconi. E Forza Italia torna ad innalzare la bandiera liberista da cui tutto ebbe inizio. Liberi tutti, dunque, alla faccia del bene del Paese, liberi di ricollocarsi sul mercato elettorale. Dall?altra parte, nel centrosinistra, lo spettacolo è, se possibile, ancor peggiore. Non ci si scontra neppure sulle tasse o sugli interessi veri. Si discute di Gad (Grande alleanza democratica), di Fed (Federazione riformista), di Alleanza o di L?Alleanza. Cioè ci si sbrana sul nome dell?aggregazione che sarà. Uno spettacolo pubblico avvilente, mentre Fassino pensa al suo congresso, così Bertinotti, e la Margherita imbarca un petalo socialista. Liberi tutti, quindi, anche a sinistra. Poiché, di fronte a questa paralisi e irresponsabilità, a rimetterci sono le nostre stesse vite e la nostra libertà di iniziativa, forse sarebbe davvero meglio andare subito alle elezioni. Prolungare un?agonia produttiva e sociale potrebbe avere effetti disastrosi.


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