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La lezione di mamma Marina

Un genitore di una persona con disabilità esprime il proprio parere negativo sulle leggi che permettono l'interruzione della vita.

di Riccardo Bonacina

Come genitore di una persona con disabilità gravissima e come essere umano sono allibita, sconcertata e preoccupata di quanto succede in alcuni Paesi europei: l?approvazione delle leggi che permettono di interrompere la vita è già discutibile quando si tratta di persone adulte ma diventa a mio parere aberrante quando si tratta di bambini. Bambini che, a detta dei sostenitori delle leggi a favore dell?eutanasia, avrebbero una vita sofferente e una qualità del vivere non accettabile. Ma a quali criteri si riferiscono per affermare ciò? Quali sono i parametri cui fanno riferimento? Chi può o deve decidere se una vita è degna di essere vissuta? Un bambino handicappato o disabile è prima di tutti un essere umano e come tale la sua vita deve essere rispettata in quanto vita. Se poi la scienza può aiutare questa vita ad avere un livello il migliore possibile, è bene accetta, ma quando un medico, come è stato fatto su un grande quotidiano, asserisce che un bimbo con la spina bifida è un bimbo che soffre solamente e non può comunicare, allora questo medico non sa nulla, perché se se avesse coltivato la conoscenza di questi bambini anche dopo il loro ricovero nell?ospedale dove lui lavora, allora avrebbe capito quanta voglia di vivere e quanta forza queste creature hanno e sanno diffondere a chi gli vive accanto e avrebbe potuto arricchirsi come essere umano prima ancora che come medico. Come mamma di una persona disabile gravissima chiedo di dibattere su questo argomento e voglio cercare di coinvolgere i genitori di bambini e adulti disabili per alimentarlo con le loro testimonianze. Chi meglio di noi può testimoniare che oltre alle difficoltà che nessuno vuole nascondere vi è anche una grande lezione di vita che tutti abbiamo imparato dai nostri figli, la voglia di lottare, la voglia di ridere, la voglia di dire sì alla vita, la capacità di leggere negli occhi dei nostri figli i loro desideri quando questa è l?unica possibilità di comunicare, tutte queste cose non sarebbero state possibili se l?eutanasia fosse una legge in vigore nel nostro Paese e un medico avesse deciso di togliere la vita a mio figlio. Mio bene. Marina Cometto, mamma Carissima signora Marina, grazie per questa bella lettera che racchiude tutta la sua verità e intesità nella definizione che accompagna la sua firma, «mamma» e nella definizione che lei dà di suo figlio, «Mio bene». La sua è una lezione vera, una lezione che io continuo a frequentare dacché, dal 1991, giro l?Italia incontrando gente come lei. Grazie per il cuore e per la ragione che le sue parole testimoniano.


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