Non profit

Postilla

Non aggiunge un’acca: che Berlusconi si dimetta è imprevedibile, che tagli le tasse incredibile, che vada a elezioni anticipate inevitabile.

di Alter Ego

Non solo dei codicilli, delle leggine, dei poscritti, degli omissis, dei commi, delle adoccherie, dei visti e considerati, delle lettere aperte, dei girotondi, delle testimonianze civili, degli scioperi selvaggi. Da oggi, l?Italia è anche il Paese delle postille. Anzi, della postilla come categoria dello spirito. Almeno di uno. Lo spirito del capolavoro. La postilla che ha inviato Silvio Berlusconi al Foglio, rigorosamente pubblicata in apertura di giornale, è un capolavoro. Un capolavoro di postilla e di italianità immortale. Non solo infatti la postilla precisa tutto quello che Berlusconi, in qualità di leader della coalizione vincente alle elezioni, in un famoso contratto con gli italiani aveva promesso di fare, ma anche e soprattutto quello che, non avendo fatto quello che aveva promesso di fare, ci si aspettava che facesse e che invece si è guardato bene dal fare. Ovvero dare le dimissioni e rimettere la parola a chi la parola la detiene per diritto, ovvero il popolo sovrano. Ebbene, stile a parte, la postilla berlusconiana non solo ribadisce in forma poco sintetica, ogni italica postilla è sempre più lunga del testo, i perché e percome Berlusconi è Berlusconi (nel bene e nel male) ma non aggiunge un?acca a quello che sappiamo. Con altre parole, si potrebbe dire che la postilla è inutile. Che Berlusconi si dimetta, nessuno ci crede. Che tagli le tasse è incredibile. Che vada alle elezioni anticipate, inevitabile. Serviva proprio ?sta postilla?


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