Governo

Lavoro sociale, Giorgetti: «Adeguamenti contrattuali? Ci ragioneremo nei limiti dei vincoli della finanza pubblica»

Il ministro dell'Economia e delle Finanze in Parlamento interviene su un tema sollevato dall'ultimo numero di VITA magazine con parole di circostanza. Bisognerà aspettare che i lavoratori delle cooperative sociali indicano il primo sciopero della storia per dare sostanza ai loro diritti?

di Stefano Arduini

La domanda era chiara: ministro Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze): quali provvedimenti intende prendere per riconoscere gli incrementi contrattuali ai lavoratori delle cooperative sociali (tema che abbiamo approfondito nel numero di VITA magazine di marzo (“Provate a fare senza”). A porla è stata, in occasione di un question time, la deputata del Partito Democratico Silvia Roggiani che qualche giorno prima aveva partecipato a un incontro nella redazione di VITA fra il nostro Comitato editoriale e una delegazione del Pd.

Di seguito la risposta che ieri il ministro ha dato alla Camera dei Deputati: «Signor Presidente, onorevoli colleghi, in riferimento al quesito posto dagli onorevoli interroganti riguardante alcune criticità sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle lavoratrici e i lavoratori delle cooperative sociali potrebbero determinare sugli appalti di servizio in corso, premetto che si tratta di tematica che coinvolge in via prevalente aspetti giuridici connessi al riconoscimento dei maggiori costi, prima ancora che aspetti economici, attinenti al finanziamento delle misure di equilibrio. Si tratta d’altronde di materia di competenza prevalente al ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, influenzata dall’evoluzione normativa degli ultimi anni. Osservo che la vigente disciplina ha confermato l’obbligatorietà dell’inserimento di clausole di riduzione dei prezzi e con il Decreto Legislativo Correttivo numero 209 del 2024 ha differenziato le soglie tra appalti di lavori e appalti di servizio e forniture e ha riconosciuto espressamente alle stazioni appaltanti la facoltà di inserire ulteriori meccanismi ordinari di adeguamento dei prezzi contrattuali all’andamento dell’inflazione, garantendo pertanto margini di elasticità che il semplice rimando a soglie predeterminate potrebbe non assicurare. Il Codice prevede inoltre la possibilità di ricorrere alla rinegoziazione del contratto secondo buona fede, quello che i meccanismi di revisione prezzi non garantiscono il principio di conservazione dell’equilibrio contrattuale. Resta ovviamente il tema dei contratti pregressi e della disciplina intertemporale degli stessi applicabile, anche a riferimento all’incremento dei costi del lavoro a seguito dei rinnovi contrattuali, e si tratta di un aspetto estremamente delicato che tuttavia non può essere valutato al di fuori delle regole e delle procedure di gara a tutela di tutti i concorrenti delle relative offerte. Si tratta di aspetto che è stato di recente affrontato al Consiglio di Stato nella Pronuncia 453 del 2024, che ha affermato che le stazioni appaltanti sono tenute a valutare la tenuta economica dell’offerta nel tempo dell’esecuzione del contratto con riguardo al costo del personale impiegato, il cui aumento, derivato dal periodico al rinnovo dei contratti collettivi di lavoro applicabili al settore, non dovrebbe essere considerato un evento imprevedibile, ma una normale evenienza di cui l’imprenditore dovrebbe sempre tenere conto nel calco della convenienza economica dell’offerta presentata in gara. Tanto premesso, il Governo seguirà con attenzione la problematica esposta, riservandosi di assumere le eventuali iniziative nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica».

Insomma il ministro getta la palla in tribuna, senza prendere alcun impegno concreto trincerandosi dietro una frase fatta (“I vincoli di finanza pubblica”) che naturalmente valgono a giorni alterni e in base alle convenienze politiche. Bisognerà aspettare che i lavoratori delle cooperative sociali indicano il primo sciopera della storia per dare sostanza ai loro diritti?

Credit foto: Sintesi

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