Non profit

Guzzetti:le fondazioni diventino merchant bank etiche

E' quanto sostiene il presidente dell'Acri nel suo intervento alla tavola rotonda 'le fondazioni di origine bancaria: problemi e prospettive'.

di Francesco Maggio

Le fondazioni di origine bancaria non devono più essere casseforti entro cui custodire partecipazioni azionarie, ma devono andare a completare la struttura del settore nonprofit e colmare una lacuna rilevante del sistema sociale ed economico, diventando merchant banker sociali. E’ quanto sostiene Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri nel suo intervento alla tavola rotonda ‘le fondazioni di origine bancaria: problemi e prospettive’. “Le fondazioni non possono più essere pensate esclusivamente come una cassaforte entro cui custodire partecipazioni azionarie per garantire il controllo di qualche impresa o per consentire a quale amministrazione pubblica di far quadrare bilanci malmessi e di non tagliare qualche servizio alla cittadinanza – spiega Guzzetti – le fondazioni di origine bancaria sono molto più di questo”. Il presidente dell’Acri assicura che è sorpassato il problema del controllo che le fondazioni hanno esercitato sulle banche e dell’ostacolo che tale controllo avrebbe rappresentato alla formazione di un mercato creditizio efficiente, competitivo e contendibile. “La presenza di fondazioni private di dimensioni significative – aggiunge Guzzetti – contribuisce a colmare una lacuna rilevante del nostro sistema sociale ed economico e a completare la struttura di un settore nonprofit cresciuto rapidamente nell’ultimo ventennio e investito di sempre maggior responsabilità entro i sistemi culturali, di istruzione e di welfare del nostro Paese”. Insomma Guzzetti suggerisce che la vera sfida del futuro è di “aiutare le fondazioni ad aprirsi al confronto sistematico e franco con le organizzazioni della società civile, con il volontariato, il nonprofit, le forze economiche e sociali del territorio, le istituzioni, per consentire loro di sfuggire all’isolamento, per tenerle in presa diretta con l’evoluzione della società senza cambiare la loro pelle”. Sono gli amministratori delle fondazioni che devono sentire “la responsabilità di guidare le fondazioni a diventare merchant banker sociali – prosegue Guzzetti – ad aprirsi alla società, ad un forte rapporto con la comunità; da questi comportamenti degli amministratori, dipenderà il futuro delle fondazioni e la loro legittimazione non più affidata alla magistratura, ma al consenso dei cittadini”. Dello stesso parere è il presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Roma, Emmanuele F.M. Emanuele, che si auspica che alle fondazioni sia restituito “quel regime di favore in ragione della loro opera a beneficio degli ultimi e degli emarginati”, con un futuro da leader “del mondo del nonprofit più qualificato e moderno, con un ruolo precipuo di testimoni di eticità e di rispetto per l’altro in qualunque condizione si trovi”. L’importante, secondo Emanuele, è che le fondazioni si distinguano dal mondo del credito “senza farsi suggestionare da esperienze di sapore pubblicistico come, ad esempio, la vicenda della Cassa Depositi e Prestiti Spa, ma dedicandosi con serenità e fermezza al compito filantropico ed assistenziale cui sono vocate, sussidiario e sostitutivo dello Stato in difficoltà”. “Siamo un’isola felice – ha detto Emanuele riferendosi alle fondazioni – che non riesce a rimanere fuori dalla competizione di una diseconomia del Paese che viaggia verso l’argentinizzazione”.


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