Sostenibilità

Elettrosmog, per il Cnr fa davvero male

A questa conclusione è giunto il dottor Settimio Grimaldi, ricercatore dell'Istituto di medicina sperimentale Cnr, che da tempo conduce indagini in questo campo

di Gabriella Meroni

Una ricerca dell’Istituto di medicina sperimentale del Cnr sostiene che i campi elettromagnetici hanno effetti diretti sulle cellule. Possono modificare i meccanismi del trasporto e l’equilibrio ionico, e incidere sulla crescita cellulare, la sintesi del Dna e del Rna e la trascrizione genica. A questa conclusione è giunto il dottor Settimio Grimaldi, ricercatore dell’Istituto di medicina sperimentale del Cnr, che da qualche anno conduce indagini sperimentali in questo campo, ora riassunte in un articolo della rivista specializzata “Iapnor”, edita dall’Accademia internazionale per la ricerca sulla postura e sulle occlusioni neuromuscolari di San Benedetto del Tronto. Il ricercatore, che si richiama a sperimentazioni avviate dall’istituto da un paio di anni e condotte con microscopi elettronici a scansione e confocali, sostiene che pur non essendo acclarato l’effetto cancerogeno dei campi elettromagnetici, è tuttavia rilevabile una modifica delle cellule umane esposte ai campi. “Tutti gli effetti – spiega nell’articolo – sono in qualche modo correlati alla membrana cellulare e quindi questa struttura può rappresentare il primo gradino nell’interazione tra campi elettromagnetici e cellule”. E aggiunge: “Le cellule del sangue, così importanti per la difesa immunitaria del corpo umano, se esposte per periodi da uno a tre giorni a campi elettromagnetici a bassa frequenza, subiscono l’alterazione di alcune caratteristiche strutturali e funzionali”, come per esempio, “una totale perdita di microvilli e pseudopodia”, vale a dire le appendici mobili delle cellule usate per muoversi e nutrirsi. In particolare “la perdita dei cosiddetti pseudopodia si accompagna a una scomposizione delle principali proteine delle cellule”. Richiamandosi anche a dati fotografici, lo studio mostra come la cellula esposta a campo magnetico assuma una forma e una dimensione diversa, assottigliata e allungata, che condiziona negativamente la capacità di assolvere le sue funzioni biologiche, tanto che secondo i ricercatori “molte osservazioni suggeriscono che anche i campi elettromagnetici provocati dall’uomo possono influire sul benessere psicofisico delle persone”, determinando situazioni di malessere generale. E allora come difendersi da questo crescente bombardamento? Il ricercatore non si abbandona a una campagna contro i campi, ma indica una possibile soluzione: l’installazione di schermi speciali, già esistenti in commercio, capaci di bloccare la componente elettrica del campo elettromagnetico.


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