Welfare

Assistenti sociali, ne mancano ancora migliaia. Così si riduce anche l’utilizzo del fondo povertà

Numeri in crescita, ma dall'analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio emerge che i maggiori incrementi hanno riguardando regioni già ben dotate, mentre altrove l'aumento è stato contenuto e insufficiente. Con conseguenze anche nella capacità di utilizzare i fondi per gli indigenti

di Francesco Dente

Cresce il numero degli assistenti sociali, ma restano ancora disparità territoriali nella dotazione di personale e nella tipologia di assunzione a causa delle criticità originate dai meccanismi di finanziamento. Vere e proprie incongruenze che finiscono col penalizzare sia il reclutamento dei professionisti del welfare, specie al Sud, sia l’utilizzo del Fondo povertà.

L’Ufficio parlamentare di bilancio torna a far luce sull’attuazione delle misure introdotte per il potenziamento dell’assistenza sociale e conferma, purtroppo, i risultati positivi ma anche le difficoltà già emerse in una prima analisi svolta nel 2023. 

Le assunzioni crescono del 40% ma non bastano

La finanziaria 2021, come è noto, ha inserito uno specifico livello essenziale delle prestazioni (Lep) prevedendo la presenza di un assistente sociale ogni 5mila abitanti in tutti gli ambiti territoriali sociali (Ats) e un incentivo al raggiungimento di uno standard qualitativo del contratto di assunzione. Per far questo ha messo in campo due fondi distinti e stabilito che il reclutamento del personale avvenga in deroga ai vincoli assunzionali per i Comuni e loro forme associate. 

Ebbene, tra il 2020 e il 2023 il numero degli assistenti sociali è aumentato del 39,7%, passando da 9.750 a 13.621. Tuttavia, per raggiungere l’asticella fissata dal livello essenziale sono necessarie ulteriori 1.126 assunzioni nel 40% degli ambiti territoriali sociali (228 su un totale di 566).

Mentre ci vorrebbero 2.677 assunzioni o stabilizzazioni in 352 Ats per rispettare anche lo standard qualitativo del personale stabile. Un numero che sale ancora se si fa riferimento all’obiettivo (oltre il Lep) di un assistente sociale ogni 4mila abitanti a tempo indeterminato (meta finanziata attraverso il contributo del Fondo povertà). Bisognerebbe effettuare, in tal caso, 4.607 assunzioni o stabilizzazioni in 472 ambiti. Servirebbero insomma fra i mille e i 4mila professionisti a seconda del traguardo individuato. 

In Liguria ed Emilia-Romagna i maggiori incrementi

Dall’analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio risulta che l’incremento nelle regioni del Nord, soprattutto in Liguria ed Emilia-Romagna, ha interessato anche gli ambiti già ben dotati di assistenti sociali rispetto al Lep e che pertanto rafforzano ulteriormente la loro capacità di erogazione dei servizi. Nelle regioni del Centro e, soprattutto, del Meridione (tranne la Sardegna), viceversa, l’aumento del numero di assistenti sociali «si è rivelato insufficiente a compensare le preesistenti carenze strutturali rispetto al Lep». 

Al Centro Sud tanti contratti non stabili

Le contraddizioni non finiscono qui. Se è vero che la maggior parte degli assistenti sociali è stata assunta con contratti a tempo indeterminato al fine di raggiungere lo standard qualitativo di dotazione necessario a garantire la continuità operativa e la professionalizzazione del personale, è anche vero che nel Centro e nel Mezzogiorno, la presenza di figure con contratti non stabili rimane significativa.

Addirittura in aumento in Campania dove passa dal 38% del 2020 al 42% del 2023, in Calabria (dal 66% al 76%) e in Sicilia dove i professionisti a tempo determinato quasi triplicano balzando dal 16% al 40%. 

Numeri, sottolinea l’indagine, che sono in parte frutto delle criticità già individuate nelle analisi precedenti: la frammentazione del finanziamento tra due fondi con modalità differenti di assegnazione delle risorse, il monitoraggio e la rendicontazione molto diverse tra loro e l’assenza di sanzioni diverse dalla perdita del finanziamento in caso di mancata assunzione degli assistenti sociali. 

Meccanismi di finanziamento. Le contromisure

Cosa fare per accelerare il raggiungimento della soglia minima su tutto il territorio? Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio sarebbe auspicabile, ad esempio, richiedere ai Comuni con un numero di assistenti sociali inferiore alla soglia di uno ogni 6.500 abitanti di destinare prioritariamente le risorse al loro reclutamento. 

Come non bastassero gli effetti prodotti dai criteri finanziari, la difficoltà degli enti locali a effettuare le assunzioni di personale stabile si traduce a sua volta nel sottoutilizzo delle risorse del Fondo povertà.

Dei 180 milioni annui del contributo stanziati nel 2021 ne sono stati erogati solo 48 nel 2021, 65 nel 2022 e 81 nel 2023 a causa del mancato rispetto degli standard qualitativi a livello di ambiti territoriali necessari per poter attingere al fondo. Un cane che si morde la coda, insomma. 

Cosa ostacola il processo, oltre i vincoli dei due meccanismi di finanziamento che impediscono la stabilizzazione degli assistenti sociali impiegati a tempo determinato prima del 2021 in deroga ai vincoli alle assunzioni? Contribuiscono diversi fattori.

L’indagine, in particolare, ne evidenzia due. In primo luogo, il finanziamento del rinnovo dei contratti dei dipendenti comunali interamente a carico dei municipi stessi che li espone al rischio che le risorse diventino insufficienti in futuro. In seconda battuta, la dimensione ridotta di molti Comuni che fa sì che le risorse assegnate per gli obiettivi di servizio «possano essere insufficienti a sostenere il costo di un assistente, richiedendo un difficile coordinamento con gli altri enti appartenenti allo stesso ambito territoriale sociale». 

Presentazione di un servizio sociale in provincia di Bolzano – foto La Presse

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