Welfare

Il crimine? La sesta potenza mondiale

Giochi e numeri che non quadrano.

di Sandro Calvani

L?assassinio di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Carlo Alberto Dalla Chiesa sono rimasti impressi nella memoria collettiva come esempi di efferata violenza della mafia. Aldo Moro e Marco Biagi sono emblemi dell?odio demente del terrorismo nostrano. Tra le migliaia di vittime della violenza criminale i più sono vittime meno famose e presto dimenticate dall?opinione pubblica. Si potrebbero riempire vent?anni di calendari, sostituendo al Santo del giorno un ammazzato dalla criminalità organizzata. In molti altri Paesi l?abitudine a far fuori giusti e innocenti esiste da secoli e continua indisturbata: c?è una crudele continuità millenaria da Caino fino a Bin Laden e Totò Riina. Alcuni uccidono per arricchirsi, altri per ideologia. Tutte insieme le imprese criminali globali sono così ricche da classificarsi come la sesta potenza economica mondiale, dopo l?Inghilterra, alla pari del Pil dell?Italia. Le chiamano il lato oscuro della globalizzazione. Le loro prodezze stimolano studi complessi di criminologia, sociologia della violenza, sicurezza umana globale. Secondo uno di questi studi i criminali più violenti e recidivi hanno una grave malformazione del lobo frontale del cervello, nella maggior parte dei casi dovuta a violenza subita nell?infanzia. Se confermata, sarebbe la prova scientifica che l?umanità si fabbrica la violenza da sola. Pochi Paesi sono riusciti a ridurre i tassi di violenza nazionale e ancor meno Paesi sono stati efficaci nel prevenire la violenza internazionale. Le mafie nigeriane squartano le loro vittime, le colombiane sfregiano col proprio logo le donne che violentano, le asiatiche cancellano con l?acido le facce di chi vogliono condannare, molte milizie tagliano le mani ai bimbi. Per ora non sembra ci sia giustizia o forza pubblica capace di limitare efficacemente i danni dei violenti. Nel 1654 Blaise Pascal suggeriva: «La giustizia senza la forza è impotente; la forza senza la giustizia è tirannica». L?umanità di oggi sembra giocare alla violenza yo-yo: si tira di scatto da una forma impotente a una tirannica d?autocontrollo, senza riuscire a fermarsi in mezzo una volta per tutte.

Le opinioni qui espresse non rappresentano necessariamente l?opinione delle Nazioni Unite


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