Formazione

Processo Cosenza. Ulivo e Prc: “A rischio Stato di diritto”

Si è tenuta oggi alla Camera la conferenza stampa di un folto gruppo di deputati dell'Ulivo e Prc sul processo di Cosenza contro Francesco Caruso e i no global del Sud

di Ettore Colombo

Roma – nostro servizio.

C’era il fior da fiore della sinistra radicale e d’opposizione questa mattina, alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Camera dei Deputati e che ha voluto sollevare il caso dei 13 ragazzi no global sotto processo a Cosenza: dal segretario del Prc Fausto Bertinotti al coordinatore dei Verdi Paolo Cento, dal deputato diessino del Correntone Pietro Folena a quella della Margherita Gianclaudio Bressa fino agli onorevoli (sempre del Prc) Russo Spena e Mantovani ma anche il segretario della Fiom Rinaldini e il presidente dell’Arci Beni.

LE ACCUSE E LA DIFESA. Al portavoce dei Disobbedienti campani Francesco Caruso e agli altri 12 imputati del processo alla “Rete del Sud Ribelle”, che prenderà il via a Cosenza il 2 dicembre, “vengono contestati solo reati politici. Non c’è alcun specifico atto di violenza che sia stato inserito nelle carte dell’accusa”. In conferenza stampa a Montecitorio, Giuliano Pisapia, deputato del Prc e difensore di Caruso, ha elencato le accuse contestate dal pm di Cosenza Domenico Fiordalisi e ‘controfirmate’ dal gip Nadia Plastina (entrambi ora trasferiti d’ufficio, peraltro: il primo è tornato alla procura di Palmi, la seconda è diventata direttrice dell’ufficio Grazie del ministero della Giustizia, un incarico di certo delicato e molto importante). “Cospirazione politica mediante associazione, pena da 5 a 12 anni di reclusione, associazione sovversiva, stessa pena, attentato o turbamento degli organi istituzionali, con pena da un minino di 10 a un massimo di 24 anni di reclusione”.
E’ il caso di “spingere – sostiene Pisapia – affinchè il Parlamento abolisca i reati di opinione, come prevede peraltro una proposta di legge – la mia firma è la prima – presentata in Parlamento e in discussione in commissione Giustizia” (il Prc e i Verdi sono gli unici due partiti che votarono contro anche la richiesta di arresto per l’onorevole Bossi, accusato di villipendio alla bandiera, ndr).
Pisapia ha poi illustrato l’iter di un’inchiesta ‘inciampata’ nell’annullamento, da parte del Tribunale della Libertà, delle misure cautelari in carcere eseguite a novembre 2002 nei confronti di una ventina di attivisti della Rete del ‘Sud Ribelle’, accusati di aver ‘preparato’ gli scontri di piazza al Global Forum di Napoli (marzo 2001) e al G8 di Genova (luglio 2001). La decisione del Riesame fu annullata per un vizio di forma dalla Cassazione. Un’altra decisione del tribunale della Libertà deliberò poi le misure cautelari per alcuni degli indagati, tra cui Caruso, tuttora sottoposto tutti i giorni ad obbligo di firma nel suo comune di residenza.
“Caruso viene accusato di associazione sovversiva a Cosenza nel momento stesso in cui a Napoli, per gli scontri del Global Forum, è parte offesa – ha spiegato Pisapia – Per i disordini di marzo 2001 a Napoli pure è stato indagato per lo stesso reato, ma il procedimento è stato archiviato. Dagli arresti di Cosenza – ha concluso – è iniziata, da parte delle autorità, prefetture e Viminale, e delle procure, una serie di episodi estremamente preoccupanti per l’antagonismo politico”.

LE REAZIONI.
Per Fausto Bertinotti, segretario del Prc, il processo di Cosenza configura “un nuovo reato, quello di opposizione”. Per Paolo Cento dei Verdi si tratta di un “processo politico”, per Pietro Folena del Correntone Ds è “il caso limite di un processo più vasto al movimento”.
Tutti, insieme ad Arci e Fiom, dichiarano la loro “solidaritetà” a Francesco Caruso e gli altri 12 attivisti no global indagati nel processo sulla ‘Rete del Sud Ribelle’ al via in corte d’Assise a Cosenza il 2 dicembre prossimo. Gli imputati sono accusati di cospirazione politica, associazione sovversiva, attentato agli organi costituzionali. In sostanza, agli attivisti della ‘Rete del Sud Ribelle’ si contesta di aver preparato gli scontri di piazza a Napoli in occasione del Global Forum a marzo 2001 e a Genova in occasione del G8 a luglio dello stesso anno. Il messaggio di solidarietà, critica al processo e adesione alla manifestazione nazionale di sabato prossimo 27 novembre a Cosenza è stato lanciato contestualmente alla conferenza stampa di oggi.

Verdi e Prc riflettono intanto anche sulla necessità di “abolire” i reati di
opinione. “Come coalizione di centrosinistra, dobbiamo dire una cosa chiara sui reati fascisti nel nostro programma di governo”, sottolinea Cento. Pietro Folena dei Ds ricorda che subito dopo l’arresto andò a far visita a Caruso “nel carcere di Trani” e sottolinea la sua “adesione” al ‘cartello di solidarietà’ “proprio in nome delle ragioni di dissenso che avevamo avuto in passato con esponenti delle aree vittime dell’inchiesta”. Si tratta, dice Folena, di una “battaglia per lo stato di diritto”.
Il presidente dell’Arci Paolo Beni annuncia che sabato l’associazione “sarà a Cosenza per testimoniare solidarietà e smontare questo impianto accusatorio”. Sottoscrive anche il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini, ricordando che “il giorno dell’arresto Caruso aveva in programma una iniziativa
con noi”. L’inchiesta di Cosenza, continua Rinaldini, è il “segnale preciso di una stretta di tipo repressivo per ridurre tutti gli spazi di democrazia e partecipazione relegandoli nel campo dell’antagonismo”.
Michele De Palma, coordinatore dei ‘Giovani Comunisti’, esprime “meraviglia” per il fatto che “l’inchiesta abbia colpito solo gli esponenti più in vista della Rete del Sud Ribelle, formata da tanti giovani, anche del Prc”.
Per il diretto interessato Caruso e imputato più in vista nel processo di Cosenza “ci sono aspetti inquietanti e grotteschi. Il pm Fiordalisi e la gip
Plastina all’epoca furono molto criticati, anche da esponenti della maggioranza di governo. Ora, il gip è diventata dirigente dell’Ufficio Grazie del Ministero della Giustizia, il pm è stato ritrasferito alla Procura di Paola, dove si trovava quando fu indagato in diversi procedimenti”. Il processo di Cosenza “riguarda non solo i 13 imputati, ma tutto il movimento e la tenuta democratica del Paese”. Il problema, continua Caruso, “è la limitazione delle libertà personali”. Da Cosenza “bisogna aprire una questione più generale di una generazione, quella di Genova, che si è trovata a fare i conti con una tenaglia repressiva sempre più forte”.

LA CURIOSITA’.
A Francesco Caruso, che pure era accompagnato da diversi deputati del Prc e alcuni giornalisti, tutti regolarmente dotati di accredito a Montecitorio, è stato impedito di “prendersi un caffé alla Buvette”, il famoso bar del Palazzo in quanto i severi commessi della Camera hanno sostenuto che il Caruso era privo di “regolare autorizzazione per entrare nei locali interni della Camera”. Dal punto di vista formale, avevano ragione i commessi. Il dubbio, tuttavia, che siano stati – nella fattispecie – particolarmente rigidi, resta.
La verità è che, alla Camera, tutti i giorni entrano ed escono strani e curiosi personaggi, alcuni dei quali hanno decisamente l’aria di quelli che una volta si chiamavano “brutti ceffi”. Dopo aver visto passeggiare amabilmente, in pieno Transatlantico, pluri-inquisiti, faccendieri di ogni ordine e risma, nonché lochi figuri non meglio identificati, francamente il “compagno Franceschiello” difficilmente riassume su di sé le sembianze del cattivone di turno. Anzi, ha proprio la faccia del bravo ragazzo. Al massimo, quella del facinoroso forse sì, ma dotato di sense of humor. Quello che manca, quasi totalmente, tra le antiche colonne e nelle austere sale della Camera.

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