Emergenze
Pandemia ed eventi climatici: 130 milioni di minori ancora esclusi dall’istruzione in 22 Paesi
Save the Children denuncia una situazione che va sempre più aggravandosi, nonostante la pandemia abbia superato il periodo più nero. James Cox, responsabile delle politiche educative e della difesa dei diritti dell'organizzazione internazionale, ricorda che «l’istruzione è un salvavita». Oltre un miliardo di bambini sono esposti a un rischio estremo a causa di catastrofi climatiche
di Redazione

Sono almeno 130 milioni i bambini di 22 Paesi, tra i più colpiti durante la pandemia da Covid-19, che continuano a rimanere esclusi dall’istruzione a causa della chiusura delle proprie scuole, anche per due anni consecutivi. E questo, nonostante siano ormai trascorsi cinque anni dall’inizio dell’emergenza. La denuncia arriva da Save the Children, l’organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i minori a rischio e garantire loro un futuro.
Dall’analisi di Save the Children sull’accesso all’istruzione per bambine e bambini che vivono nei 30 Paesi che hanno subìto chiusure scolastiche prolungate a causa della pandemia, emerge che sono tantissimi i minori che, da gennaio 2022, hanno visto le scuole chiudere ripetutamente. In Paesi come Filippine, Honduras, Bangladesh e Messico, tali provvedimenti erano tutti legati agli impatti della crisi climatica, che ha causato inondazioni e ondate di calore. La chiusura delle scuole per cercare di limitare la diffusione del virus, iniziata a marzo 2020 e andata avanti sino all’inizio del 2022, quando la diffusione del virus ha iniziato a rallentare, ha avuto effetti a lungo termine sull’istruzione dei bambini. I dati, infatti, evidenziano che i bambini nei Paesi che hanno chiuso le scuole più a lungo hanno subìto le perdite di apprendimento più profonde: ogni giorno fuori dalla scuola, infatti, è considerato equivalente ad un giorno di apprendimento perso.
Le Filippine hanno registrato uno dei più lunghi lockdown scolastici durante la pandemia. Secondo l’Unesco, in quel Paese le scuole sono rimaste chiuse per oltre 520 giorni di lezione tra l’inizio del 2020 e marzo 2022. Da allora, circa 28 milioni di studenti hanno anche affrontato anche i disagi derivanti dalla crisi climatica, con molti bambini di età pari o superiore a 8 anni che non hanno potuto frequentare le lezioni prima a causa del Covid e poi per 15 eventi meteorologici eccezionali, come l’ondata di caldo torrido nel 2024 e la tempesta Trami dello scorso ottobre. Secondo uno studio governativo, nell’anno accademico 2023-2024, gli studenti hanno perso 32 giorni di lezione a causa di condizioni meteorologiche estreme.
«Ero in sesta elementare quando è iniziata la pandemia», ha riferito Carla, 16 anni, studentessa nelle Filippine e attivista di Save the Children. «Non ho mai imparato a calcolare l’incognita X in una proporzione o qual è il 7% di 60. Ho paura che non lo saprò mai. Quando i miei compagni di classe disegnavano la curva a campana, avevo difficoltà a sottrarre numeri interi con segni diversi. E anche ora che sono alle superiori, lo trovo difficile e pesante. Quando penso alle nozioni basilari… sento che ci sarà sempre una lezione che gli altri studenti conoscono meglio di me. Ho la sensazione che il divario ci sarà sempre. Immagino che non avrò mai la piena sicurezza in matematica. La pandemia ha avuto un grosso impatto sull’istruzione degli studenti. Ha lasciato molti di loro indietro, creando un divario di apprendimento che pensavamo sarebbe stato colmato quando sono tornate le lezioni in presenza; invece, sarà un processo che richiederà molto tempo. Con il passare degli anni scolastici e il passaggio a livelli di istruzione superiori, il divario è diventato sempre più profondo, soprattutto perché non si sono acquisite le conoscenze di base necessarie per comprendere idee complesse. E finché non verrà affrontato e colmato, continuerà ad ampliarsi».
A livello globale, si stima che tra l’inizio del 2022 e giugno 2024, ben 404 milioni di bambini in 81 Paesi abbiano subito l’interruzione dell’istruzione a causa della crisi climatica, con scuole costrette a chiudere e che hanno causato, in alcuni casi, la perdita di 28 giorni in media di insegnamento. Inoltre, la frequenza di eventi meteorologici estremi e disastri naturali che hanno un impatto sull’istruzione, aumenterà e metà dei bambini del mondo – oltre un miliardo – è esposta a un rischio estremo a causa di catastrofi climatiche.
Sebbene lo studio a distanza possa aiutare, le Nazioni Unite stimano che due terzi dei bambini in età scolare nel mondo non abbiano accesso a Internet a casa e molti di coloro che perdono ripetutamente le lezioni fanno fatica a recuperare, con il conseguente aumento della probabilità di abbandono scolastico. «Cinque anni dopo la prima chiusura delle scuole a causa del Covid-19, in alcuni dei Paesi più vulnerabili alla crisi climatica, i bambini rischiano sempre più spesso, di rimanere fuori dalle aule per settimane», sottolinea James Cox, responsabile delle politiche educative e della difesa dei diritti di Save the Children. «La pandemia ha avuto un forte impatto sull’educazione dei bambini a livello globale e quelli più vulnerabili nei Paesi più poveri sono stati quelli maggiormente colpiti, e così faranno anche queste chiusure. L’istruzione è un salvavita. Fornisce ai bambini conoscenze e competenze, ma anche speranza e, in molti casi, cibo e un posto sicuro dove stare durante il giorno. Le scuole e i sistemi educativi devono essere supportati per diventare più resilienti agli effetti della crisi climatica con finanziamenti adatti a questo scopo».
Durante la pandemia, Save the Children ha fornito materiali didattici a distanza come libri e kit di apprendimento a casa per supportare gli studenti durante il lockdown, lavorando a stretto contatto con governi e insegnanti per fornire lezioni e supporto tramite radio, televisione, telefono, social media e app di messaggistica. In sedici Paesi del mondo, l’organizzazione ha anche istituito i “Club di recupero” per aiutare i bambini a rimettersi in pari alla riapertura delle scuole in termini di alfabetizzazione, capacità di calcolo e abilità di coping. Nel frattempo prosegue la costruzione di scuole sostenibili, resilienti agli eventi climatici e progettate per resistere a condizioni meteorologiche estreme. Save the Children supporta 35 dei Paesi più vulnerabili agli eventi climatici in tutto il mondo, per rendere i sistemi educativi più flessibili.
L’attenzione alla crisi climatica è trasversale a tutta l’attività di questa organizzazione, che fa parte del Green Climate Fund e della Global partnership for education, sostenuto da “Building the climate resilience of children and communities through the education sector” – Brace, che fornisce finanziamenti per costruire scuole sostenibili e resilienti al clima, inserire nei programmi scolastici la crisi cliamatica e fornire alle scuole avvisi tempestivi sul clima. Save the Children fa parte anche della Climate smart education systems initiative – Csesi, finanziata dalla Global partnership for education, che mira a rafforzare la resilienza e il valore dell’istruzione nei processi di cambiamento climatico e di degrado ambientale.
Credit: foto Rebecca Zaal su Pexels
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