Europa
A Bruxelles il Partito popolare preme per una stretta sulle ong
Monika Hohlmeier, eurodeputata tedesca, vuole introdurre una regolamentazione più severa per le organizzazioni, in particolare in materia di trasparenza sui finanziamenti. Una battaglia in cui il Ppe può contare sull’appoggio di Conservatori e Patrioti

Tempi difficili per le organizzazioni non governative. L’inchiesta avviata dalla commissione controllo bilancio (Cont) del Parlamento europeo dopo il presunto scandalo di finanziamenti occulti da parte dell’Unione europea ad associazioni impegnate su temi ambientali è pronta ad allargarsi a tutte le ong: l’obiettivo è quello di stimolare un giro di vite sulla regolamentazione della loro attività.
Gli eurodeputati non possono presentare proposte di legge, ma se il pressing del Cont sul Consiglio europeo e sulla Commissione – che detengono il potere di iniziativa legislativa – dovesse andare in porto, ecco che la meta sarebbe più vicina. Se, infatti, i gruppi di sinistra che siedono a Bruxelles hanno subito preso posizione contro gli attacchi alle ong, dall’altro lato della barricata il Partito popolare – Ppe, i Conservatori – Ecr e i Patrioti si trovano accomunati dalla volontà di intervenire con mano più o meno pesante.
La proposta della popolare Hohlmeier
A guidare il fronte anti-ong è la tedesca Monika Hohlmeier, del Ppe, già vicepresidente del Cont. Era stata proprio lei, lo scorso gennaio, a dichiarare di aver scoperto «enormi problemi» sulle modalità di erogazione dei fondi legati a Life, il programma di finanziamento per clima e ambiente attivo dal 1992.
Ora Hohlmeier è pronta a chiedere una revisione della regolamentazione comunitaria per tutte le ong. L’idea è quella di introdurre norme più stringenti in materia di trasparenza, per evitare episodi di riciclaggio oppure di influenze illecite. In particolare, Hohlmeier vorrebbe «chiudere la scappatoia» presente nel Registro per la trasparenza grazie alla quale le ong evitano di dichiarare i propri finanziatori tramite l’autodichiarazione di «rappresentare solo i propri interessi o gli interessi collettivi dei loro membri».
Il Registro per la trasparenza, che al 10 marzo conta 13.706 organizzazioni registrate, è un database in cui sono riportati tutti i “portatori di interessi” che fanno attività di lobbying per influenzare la politica dell’Ue. Un’attività lecita, che però Hohlmeier vorrebbe limitare. Tra le sue proposte alla Commissione c’è anche quella di annullare i contratti di finanziamento a quelle ong in cui oltre il 20% delle attività è per la popolare Hohlmeier un «contenuto inaccettabile». Tra queste: campagne di posta elettronica di massa e, appunto, pressioni indebite sugli europarlamentari.
Non solo: la politica tedesca vorrebbe anche che tali ong restituissero a Bruxelles i fondi impiegati in queste attività. Così, nel mirino degli eurodeputati del Cont sono finite ong impegnate in diversi settori: dall’asilo all’immigrazione, dall’integrazione ai diritti, per un totale di oltre 50 milioni di euro di finanziamenti.
Germania e ong, la musica sta cambiando
A ben guardare, l’iniziativa di Hohlmeier replica una moto inquisitorio nei confronti delle ong già incominciato in Germania dal suo partito (la Cdu, i cristiani-democratici) per opera del cancelliere in pectore Friedrich Merz che, a fine febbraio, ha lanciato un’inchiesta contro molte organizzazioni, quali Greenpeace o Omas gegen Rechtst (Nonne contro la destra), arrivando a presentare ben 551 interrogazioni parlamentari.
Un’aggressività che, secondo le opposizioni, ricorda quella del primo ministro ungherese Viktor Orban, che nel 2017 aveva introdotto una legge molto stringente nei confronti delle ong straniere. «In altri Paesi abbiamo visto una tendenza pericolosa per quanto riguarda il sostegno alla società civile», ha detto René Repasi, capogruppo dei Socialdemocratici tedeschi a Bruxelles. «Non posso credere che la Cdu voglia ritrovarsi in questo campo». Anche il co-presidente del partito europeo dei Verdi, Ciaran Cuffe si è detto spaventato: «Prendere di mira le ong, come stanno facendo il Partito popolare e la Cdu, è ingiustificato e profondamente preoccupante».
Ecr e Patrioti hanno già appoggiato il Ppe
All’Europarlamento, la Cdu e il Ppe su questo fronte possono contare sul sostegno della destra e dell’estrema destra rappresentate dall’Ecr e dai Patrioti, che hanno già mostrato il loro supporto nell’azione contro le associazioni ambientaliste. Al netto di eventuali franchi tiratori, un’alleanza momentanea tra i tre gruppi in occasione del voto di singoli emendamenti potrebbe portare a un successo del fronte anti-ong.
In ogni caso, però, la partita si giocherebbe all’ultimo voto: insieme, Ppe, Ecr e Patrioti contano 350 seggi, appena 11 in meno del necessario per avere la maggioranza assoluta in caso di voto con tutti gli europarlamentari presenti.
In apertura il palazzo del Parlamento europeo a Strasburgo – Foto di © Daniel Schoenen/Imagebroker/Sintesi
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