Distopie

Gli utilitari, un mondo senza memoria collettiva

Abbiamo chiesto ai giovani della Scuola Holden di scrivere un racconto immaginando luoghi senza Terzo settore. Nel mondo di Andrea Usala, 25 anni, di Cagliari, nulla è più come prima da quando il Partito ha cancellato la memoria collettiva, gettando nel dimenticatoio le persone più fragili, emarginate perché non affini allo Spirito Popolare

di Andrea Usala

Cosa accadrebbe se, da un giorno all’altro, il non profit scomparisse? È questa la provocazione al centro del numero di marzo di VITA “Provate a fare senza”, se sei già abbonato, leggi subito qui; se vuoi abbonarti, puoi farlo da qui. E abbiamo chiesto a tre giovani della Scuola Holden proprio di scrivere un racconto immaginando luoghi senza Terzo settore. Ne sono usciti tre contributi sorprendenti, pieni di inventiva e di senso. Come quello di Andrea Usala, 25 anni, che ha immaginato un futuro e un mondo senza memoria collettiva…

Ci sono dei racconti che, per onor del vero, necessitano di una prefazione per non incappare in spiacevoli malintesi.
È dunque mio lo sgradevole compito di infrangere le regole della letteratura per mettere le mani avanti e chiarire le mie intenzioni.
Prometto però, caro lettore, che in questo scritto mai come adesso infrangerò il nostro sacro e silenzioso patto e che, svolti i miei doveri, cesserò di esistere.
Capirai leggendo che per dovere sociale e politico, nonché per mia personale sicurezza, devo inequivocabilmente specificare che il contenuto di questo scritto non è la sacrosanta verità (se mai ne esiste una) ma solamente la trascrizione di ciò che mi è stato raccontato con i dovuti accorgimenti di natura sintattica e prosaica.
Nulla, nemmeno un singolo evento in questa storia è stato da me modificato o manomesso e in nessun modo può essere considerato una fedele ricostruzione di ciò che è accaduto in questi anni.
Ritengo dunque che nessuno abbia diritto di dubitare del mio sostegno e del mio amore per il Partito, in quanto da scrittore quale sono ho il diritto, il dovere e l’istinto incontrollabile di scrivere tutto ciò che ritengo interessante.

Detto questo, credo che la cosa migliore sia lasciar parlare chi le storie le vive e non chi le racconta, dunque a parlare sarà Ivan.

«La forza di un bipede consiste nell’aggrapparsi, figlio mio».
E allora lui si aggrappava. Ai pali sudici delle metropolitane, ai portici imbrattati di sangue, alle cornette delle cabine telefoniche in disuso.
Nonostante i suoi tre quarti di secolo, trovava la forza di alzarsi a notte tarda per uscire di nascosto dalla camerata a intrufolarsi in quella macchina del tempo, di cui solo lui aveva il ricordo in mezzo a miliardi e miliardi di Utilitari. Componeva numeri a caso e fingeva di parlare con vecchi amici di Paesi lontani.
Di amici, però, non ne aveva più. Un tempo li aveva avuti: gente cresciuta con lui nel suo stesso quartiere, con cui aveva condiviso le stesse sbucciature sulle ginocchia e gli stessi lividi dei mestoli, gente che ora, quando incrociava, nemmeno lo salutavano. Ma Ivan non se ne faceva un cruccio, né addossava loro alcuna colpa.

I ricordi, d’altronde, sono pericolosi.
Il primo Dpcmc del Partito fu annunciato il 9 Ottobre del 2029. Il Decreto del Partito sulla Costruzione Mnemonica Collettiva proponeva a grandi linee un — testuali parole — rimodellamento del bagaglio mnemonico di ogni membro del Partito con l’obiettivo di perfezionare il senso critico e sociale di ciascun soggetto e di scongiurare qualsiasi forma di individualismo al fine di creare un popolo lungimirante e attento non solo nei confronti dei propri bisogni ma anche rispetto ai bisogni e alle necessità del popolo futuro.
Questo “rimodellamento” veniva effettuato sostanzialmente attraverso la somministrazione globale del farmaco “Macron”, prodotto in Israele da una casa farmaceutica statunitense. Dall’inizio della somministrazione, avvenuta il 10 Ottobre 2029, ci vollero solamente sette giorni per rimodellare l’intera popolazione.
Il 17 Ottobre, come ringraziamento al popolo, il Partito di spensò a tutti i bambini fino ai 16 anni un Iphone di ultima generazione, ai ragazzi e agli uomini dai 16 ai 59 anni un abbonamento a vita a Glovo Prime, mentre agli anziani — cardini indiscussi del Partito, elettori numeri uno — un monopattino nuovo fiammante.
Ci vollero altri sette giorni perché il Macron facesse effetto, ma a Ivan bastò vedere il modo in cui si svolse la somministrazione per capire ciò che stava succedendo. Aveva sempre più paura a uscire di nascosto, era tutta la vita che aveva paura. Ma era stato bravo, nessuno se ne era accorto.
In trent’anni mai uno sgarro, mai un accenno agli anni passati, mai un’espressione di troppo.
Aveva imparato a controllare la mimica facciale e il tono della voce. L’unica cosa che non controllava era la testa, che spesso gli giocava brutti scherzi.
A volte usciva con la convinzione che l’avrebbero portato via, incrociava lo sguardo di un passante e pensava «è finita, lo sa…»
Nei momenti più audaci tentava inutilmente di creare connessioni, incrociava apposta gli sguardi con i passanti senza mai indugiare per più di pochi istanti, e raramente si convinceva che l’esperimento avesse avuto esito positivo.
Il suo più grande rischio nella vita se lo prendeva però percorrendo quei 500 metri fino alla cabina telefonica, due o tre volte la settimana. Non era una scelta, era solo un modo come un altro per sopravvivere.

Contenuto riservato agli utenti abbonati

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive

Hai già un abbonamento attivo? Accedi