Provate a fare senza
Nicola, che con le api sta riscrivendo il suo futuro
I bambini e i ragazzi con genitori fragili o maltrattanti, avrebbero le stesse chances senza il Terzo settore che dà sostegno ai loro sogni e lavora per rafforzare i loro genitori? In questo viaggio distopico, al centro di VITA magazine di marzo, abbiamo incontrato Nicola, che da quando ha 10 anni vive a Casa di Nilla

Nicola ha 20 anni e un sogno semplice e grande: «La tranquillità». Plasticamente lo racconta così: «svegliarmi la domenica mattina, guardare il soffitto della camera e dire a me stesso “che bello, ce l’ho fatta, nonostante quello che ho vissuto”». Poi aggiunge: «Il fatto è che io sono capitato nel posto giusto, sono stato fortunato. Ma quanti ragazzi come me non hanno la stessa fortuna? A me spiace questo, che poter cambiare vita sia una questione lasciata al caso. Dovrebbe essere un diritto per tutti».
Quando è arrivato a Casa di Nilla, a Catanzaro, Nicola aveva 10 anni: il Tribunale dei Minorenni aveva deciso per lui l’allontanamento dalla sua famiglia. Nicola Fortunato Cappellano, questo il suo nome, si limita a dire che «è come se avessi vissuto due vite. C’è un prima e un dopo Casa di Nilla e prima è sempre stata una guerra». Non chiedo altro, so che la Casa di Nilla accoglie bambini vittime di abusi e maltrattamenti. Ha nove posti, la gestisce la cooperativa sociale Kyosei. Qui, nello spazio neutro, quando le situazioni giudiziarie lo consentono, in accordo con i servizi sociali e seguendo un protocollo nato qui e diventato un riferimento nazionale, i bambini che sono stati maltrattati si riavvicinano ai loro genitori. Negli ultimi due anni hanno lavorato con 200 famiglie.
Anna Gatto è la responsabile dell’area educativa e nel numero di VITA titolato “Provate a fare senza”, racconta che «la valutazione della capacità genitoriale non spetta a noi. Là dove un perito ha stabilito che c’è una capacità genitoriale residua, noi andiamo ad affinarla, correggendo i pattern disfunzionali. È un lavoro capillare di consapevolezza e di sostegno alla genitorialità, che ci permette di restituire al bambino un genitore funzionale, di cui si possa fidare». Il numero di VITA immagina come sarebbe il nostro Paese senza Terzo settore: ne è uscito un racconto a tratti doloroso ma che restituisce l’evidenza del tesoro che abbiamo e che spesso non vediamo, senza un’infinità non solo di servizi e di supporti ma anche di opportunità di crescita, sia per i fragili, i vulnerabili, le persone che la vita ha posto in condizioni di marginalità, sia per tutti noi (qui il link per leggerlo se sei già abbonato e qui il link per abbonarti, se vuoi). Senza Kyosei, nel caso specifico, questo territorio non avrebbe le strutture, le strumentazioni né le competenze professionali per un lavoro di questo tipo. Quello per cui una bimba terrorizzata dalla madre, per averla vista agire comportamenti aggressivi nei confronti del compagno, «ora dalla sua mamma è tornata a farsi prendere in braccio, senza timore, perché la mamma è cambiata e glielo ha dimostrato», afferma Anna.
Nicola e la sua famiglia non si vedono più. Lui si sta preparando ad una vita autonoma, accompagnato dagli operatori: ha un contratto di apprendistato con la cooperativa sociale Kyosei, si occupa della gestione del verde. La sua passione è l’apicoltura, ha fatto dei corsi e grazie a un finanziamento dell’impresa sociale Con i Bambini a Casa di Nilla è stato avviato anche un laboratorio per la produzione del miele. Il prossimo step è l’apertura di un bistrot/libreria/bottega, entro giugno, dove Nicola sarà assunto. «Casa di Nilla è stata fondamentale nella mia crescita, sono arrivato qui con tantissime difficoltà personali, di relazione e anche con la scuola, avevo difficoltà motorie, nella lettura e nella scrittura. Qui per la prima volta ho avuto le giuste attenzioni, che in famiglia non ho avuto e queste attenzioni mi hanno letteralmente fatto scoprire il mondo… Ricevere attenzioni, per un bambino è la ricchezza più grande».
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