Cultura

Cinema: successo di “Fame chimica” negli Stati Uniti

Al festival americano "New Italian Cinema Events", il film dei registi milanesi emergenti Paolo Vari e Antonio Boccola accolto tra gli applausi del pubblico

di Joshua Massarenti

Un pò sfasato dal “jet lag”, Antonio Boccola trtova ancora la forza di esprimere la sua gioa per un “soggiorno americano assolutamente proficuo per il nostro film”. Il riferimento del regista milanese è all’ultimo, ennesimo successo ottenuto da “Fame chimica” in un festival cinematografico internazionale. Questa volta è toccato all’edizione statunitense del “Nice Festival” conclusasi pochi giorni a San Francisco. Il “New Italian Cinema Events” è un’Associazione Culturale senza fini di lucro, nata nel 1991 da un gruppo di professionisti del settore al fine di promuovere, con scambi culturali e tramite la completa organizzazione di festival, il nuovo cinema italiano all?estero. Il festival tocca ogni anno le città di New York, San Francisco, Mosca e Amsterdam. Per ogni festival il comitato di selezione di Nice sceglie sette lungometraggi e sette cortometraggi tra i migliori film, opere di autori emergenti realizzate nel corso dell?anno. Le due metropoli statunitensi hanno proiettato tra il 12 e il 21 novembre scorso 7 lungometraggi – Andata e ritorno di Marco Ponti, L’amore di Màrja di Anna Riitta Ciccone, Fate come noi di Francesco Apolloni, Evilenko di David Grieco, Il fuggiasco di Andrea Manni, Il vestito da sposa di Fiorella Infascelli e naturalmente Fame chimica di Paolo Vari & Antonio Bocola – ognuno dei quali accompagnati da sette corti. Per la cronaca ha vinto “Andata e ritorno” di Marco Ponti, mentre per quanto riguarda il pubblico un grosso successo l’ha ottenuto Fame chimica. E non solo. “Il nostro film è stato l’unico recensito da L” assicura Boccola, “un magazine di New York molto letto tra gli ambienti artisti newyokesi”. Ma su tutto, “mi ha colpito il successo che il nostro film ha riscontrato presso pubblici totalmente diversi fra loro”. “Se a New York, c’era un pubblico cinematograficamente più maturo, più intellettuale, quello di San Francisco era più trasversale. C’erano giovani, meno giovani, intellettuali e non. Ma in entrambi i casi, sembra che abbia affascinato un modo totalmente anomalo di raccontare l’Italia”. Nel rendere più esplicite le sue sensazioni, il regista di Fame chimica sottolinea che “solitamente gli americani sono appassionati alle commedie oppure a film di genere molto particolari. Dal nostro film sono usciti un pò spiazzati. La realtà periferiche affrontate in modo così realistico non è un tema e una maniera di fare cinema a cui sono abituati.Al di là del ritmo del film e delle musiche, sono forse questi due aspetti ad aver fatto la differenza”. Ora, “aspettiamo di vedere i possibili riscontri sul piano della distribuzione. E’ chiaro che penetrare sul mercato statunitense, anche a livelli modesti, risulta sempre importante”. Basta dare un’occhiata al sito per capire le speranze del regista milanese. Così, si viene a sapere che “il prestigio (del festival) è sempre in crescente aumento anche per i rapporti instaurati con le più importanti case di produzione e distribuzione (Miramax, United Artist, Touchstone Pictures, MGM ecc.) che sono attente osservatrici dell?evento.”


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