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Tutor

Creato dalla riforma Berlinguer, il tutor vive una seconda giovinezza con la Moratti. Ma si è trasformato in tutore. Nuovo modello dell’Italia che non cresce.

di Alter Ego

Per chi mastica un po? di latino, appreso in grembiule nero sugli orridi banchi di formica delle medie, o nei corridoi mal illuminati dei licei degli anni 80, tutor fa venire in mente la terza, l?urbis et orbis del Tantucci. E anche il compagno Finetti, oggi avvocato di grido, che tornava al posto col pollice alzato dopo aver ricevuto il voto in latino. «Uno, ho preso uno». Non c?era ancora tutor, in quella carcassa, ci si arrangiava da soli in quell?ultimo barlume di liceo, stadio terminale della mitica ?Legge Ponte?, che non era il nome del ministro che aveva ridotto le materie all?esame, ma dell?interregno fino alla prossima ventura. Quella famigerata di Luigi Berlinguer, che avrebbe istituzionalizzato la figura del tutor, a metà tra l?insegnante ma senza la sua dignità e, per aggiungere il danno alla beffa, lo stipendio. Dall?uso del tutor comunistoide all?abuso del tutor liberaloide che ne fa la neoriforma di donna Letizia, il passo è breve. La scuola di Letizia è la scuola del tutor, dove il tutor assurge a simbolo, cifra assoluta, alfa e omega di tutto il sistema. Tutor però non come sodale, ausilio, compagno maggiore. Bensì tutor come figura intermedia e indistinta, liberazione del percorso individuale in un organismo che dovrebbe compenetrare e bilanciare l?individuo e la collettività. Tutor-e vero e proprio, quindi, correttore d?istanze che in nome della libertà comprometteranno l?elemento sociale, solidale, comunitario. Il tutor diventerà il modello educativo della nuova Italia. Libera di scegliere, di essere corretta ma non d?imparare a crescere.


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