Mondo

Museveni: la guerra è agli sgoccioli

Il presidente ugandese si è lasciato andare a dichiarazioni di grande ottimismo. I guerriglieri che terrorizzano i villaggi acholi sarebbero allo stremo.

di Emanuela Citterio

Uganda: la guerra è vicina alla fine. A garantirlo è il presidente Youveri Museveni. Un ritornello ripetuto più volte nel corso del conflitto, che resta uno dei più anomali del continente africano. In Nord Uganda le incursioni del Lord resistance army, – una banda tenuta insieme con una miscela di spiritismo e terrore dal fanatico Joseph Kony – vanno avanti da 18 anni. Con il terribile bilancio di 100mila persone uccise durante gli assalti ai villaggi acholi. Questa volta però i segnali positivi si sommano. Il 14 novembre il governo ha offerto il cessate il fuoco di una settimana all?Lra, in seguito a un appello per un negoziato di pace lanciato via radio dieci giorni prima da uno dei portavoce del sedicente Esercito di resistenza del Signore. Si parla di una mediazione indipendente in corso, ma più probabilmente hanno pesato da una parte le defezioni all?interno dell?Lra, e dall?altra le pressioni sul governo ugandese della comunità internazionale. Ancora più decisivo appare, stando alle dichiarazioni di Museveni e dei suoi ministri, il processo in corso da parte del Tribunale penale internazionale. «Se Kony è pronto a smettere di terrorizzare la popolazione nel Nord del Paese, noi siamo pronti a chiedere alla Corte penale di non procedere con il caso che abbiamo istruito contro di lui», ha detto il ministro dell?informazione, Nsaba Buturo. In realtà l?indagine del Tpi, iniziata nel luglio 2002, riguarda sia le attività dell?Lra che il comportamento delle forze regolari ugandesi. Più in generale, Museveni sa che la questione irrisolta del Nord Uganda rischia di diventare una macchia sul suo curriculum, finora valutato piuttosto positivamente dai donatori occidentali. Il presidente ugandese ha dichiarato al quotidiano filo governativo New Vision che se la leadership dell?Lra dovesse accettare la mano tesa da Kampala, agli ?olum? – i guerriglieri secondo l?espressione usata dagli acholi – verrà concesso di ritirarsi in postazioni al confine con il Sudan. «La sensazione che le cose si stiano muovendo è diffusa e si è tentati di darle ascolto», conferma dalla capitale Kampala, Maurizio Murru, medico e docente all?università Cattolica di Nkozi. «Defezioni, stanchezza, attenzione internazionale, governo apparentemente aperto sono i segnali positivi. Ma già altre volte si è prospettata una soluzione imminente e poi, allentata la pressione, tutto è tornato come prima».


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