Volontariato

Parla padre Frans Bouwe. Ma Arafat difese noi cristiani

Missionario belga, è uno dei massimi conoscitori della regione: vive e lavora da 35 anni a Gerusalemme, nel convento di Sant’Anna (di Gianni Valente).

di Redazione

De mortuis nisi bene. E invece, a dispetto del proverbio, in molti dei commenti italiani alla morte di Arafat abbondavano gli insulti. Terrorista, satrapo orientale, dittatore corrotto. Soprattutto l?oliata macchina da guerra dei neo e theo-conservative nostrani si è ricompattata per far passare l?idea che il vecchio Abu Ammar fosse da decenni il principale ostacolo alla pacificazione in Medio Oriente. Padre Frans Bouwen non ci sta. Questo missionario belga dei Padri Bianchi, che da 35 anni vive e lavora a Gerusalemme, dal suo ufficio nel convento di Sant?Anna, lungo la Via Dolorosa che scorre dentro le vecchie mura della Città Santa, dirige la prestigiosa rivista Proche Orient Chrétien. La sua collaudata memoria storica lo induce a ritenere che alla vicenda politica e umana di Arafat s?addicano di più i ritratti in chiaroscuro. Vita: Dicono che se finora non si è arrivati alla pace in Medio Oriente la colpa fosse di Arafat. E adesso che lui è morto? Frans Bouwen: È ridicolo liquidare tutto dicendo che era un terrorista e che ora tutto si risolverà. Di certo, Arafat ha commesso degli errori, ma i suoi maggiori limiti si sono evidenziati con la sua ostinazione a volersi trasformare da capo della resistenza a capo di Stato, presidente di un Paese nascente. Vita: Perché in tale metamorfosi ha fallito? Bouwen: Perché si è mostrato inadeguato a guidare le nascenti istituzioni palestinesi in un modo almeno tendenzialmente democratico. Il suo stile di governo è rimasto quello classico del principe arabo. Voleva continuare a decidere tutto lui, a controllare e distribuire arbitrariamente anche tutti i soldi. Ma in questo suo modo di gestire il potere non tutto era negativo. Era questo il suo sistema per mantenere unite le diverse tendenze e fazioni palestinesi. Vita: Lo si accusa anche di non aver voluto fermare gli attentati… Bouwen: Il suo errore è stato quello di lasciar durare la seconda Intifada. Vita: In una prospettiva storica, gli viene rinfacciato il no alle concessioni promesse da Barak al summit di Camp David? Bouwen: Nessun capo palestinese avrebbe potuto accettare la formalizzazione di un?entità palestinese che aveva solo accessi sotto totale controllo israeliano, con un territorio diviso in 3 o 4 parti. È un?ingiustizia storica dire che quel fallimento sia solo responsabilità palestinese. Vita: Che importanza assume il ritiro degli israeliani da Gaza? Bouwen: Prima di tutto, non si sa ancora se ci sarà. E se anche si verificasse, l?unico aspetto nuovo da registrare sarebbe la violazione del tabù degli insediamenti, finora considerati intoccabili. Vita: Arafat ha spesso giocato di sponda, in maniera intelligente, con la politica internazionale della Santa Sede. I suoi successori avranno la stessa sensibilità? Bouwen: Arafat aveva capito l?importanza di difendere le realtà cristiane in Terra Santa davanti agli occhi dell?opinione pubblica internazionale. Era disposto ad ascoltare le richieste dei cristiani palestinesi e a fare il possibile perché venisse riconosciuto il loro posto nella costruzione dello Stato palestinese. Ha voluto lui che i sindaci di Betlemme e di Ramallah fossero cristiani, anche se i cristiani non sono più la maggioranza in quelle città. Credo che i suoi successori abbiano una larghezza di spirito sufficiente per continuare questa politica.

Gianni Valente


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