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Finanziaria: sindacati e Terzo settore, no ai tagli nel sociale

I segretari confederali Cgil, Cisl e Uil, insieme al portavoce del Forum Edoardo Patriarca, hanno spiegato le ragioni del 'fronte sociale' allo sciopero del 30 novembre

di Benedetta Verrini

Una Finanziaria ”deludente” soprattutto sul fronte delle politiche sociali, ”falsa” perche’ non ha nessuna base reale, ”offensiva” perche’ taglia le tasse ai ricchi nella speranza che poi questi spendano di piu’ nella beneficenza: sindacati e terzo settore dicono un ‘no’ chiaro e tondo alla legge predisposta dal governo, chiedendo invece adeguati livelli essenziali di assistenza, aumento del Fondo per le politiche sociali e di quello per la non autosufficienza e provvedimenti contro la poverta’. Oggi in una conferenza stampa, i segretari confederali Cgil, Cisl e Uil, insieme al portavoce del Forum del terzo settore Edoardo Patriarca, hanno spiegato le ragioni del ‘fronte sociale’ allo sciopero del 30 novembre e hanno presentato un documento congiunto. Questa Finanziaria ci ha delusi – ha detto Adriano Musi, segretario confederale della Uil – soprattutto sugli aspetti sociali: l’ unica chiave di lettura e’ la necessita’ del pareggio di bilancio”. Musi ha messo l’ accento sui tagli alle risorse per le politiche sociali e sanitarie, che ”trovano la massima espressione nel taglio dei trasferimenti agli enti locali e alle Regioni” e ha definito ”offensiva” l’ idea di ridurre le tasse a chi guadagna di piu’ nella speranza che poi questi contribuenti facciano piu’ beneficenza. ”Preferiamo la solidarieta’ e il rispetto dei diritti di cittadinanza alla beneficenza” ha detto. ”E’ la quarta Finanziaria che taglia” ha sottolineato dal canto suo Achille Passoni della Cgil, che ha definito anche ”falsa” la Finanziaria 2005 in quanto ”non ha nessuna base reale e ancora non la conosce nessuno”. ”Il governo, ha aggiunto il segretario confederale Cgil, non ha un’ idea della politica economica se non in funzione elettorale”. La Finanziaria, quindi, ”va cambiata” e ”puo’ essere cambiata”. Sindacati e terzo settore hanno insistito sul dato che ritengono piu’ negativo della legge, cioe’ il finanziamento del Fondo nazionale per le politiche sociali, che – si legge nel documento – scende da quasi un miliardo e 900 milioni di euro dell’ anno in corso a circa un miliardo l’ assicurazione del governo che non verra’ intaccata la spesa sociale”. Altro punto importante e’ quello della definizione e dell’ adeguato finanziamento dei livelli essenziali di assistenza sociale, i cosiddetti ‘liveas’, che costituiscono ”la risposta ai bisogni dei cittadini e delle famiglie”, soprattutto in vista della ”situazione che si verra’ a creare con l’ approvazione della legge sulla devolution”. I liveas predisposti dal Ministero del welfare non piacciono a sindacati e terzo settore, sia nel metodo – ”e’ mancata l’ interlocuzione con le parti sociali” – sia nel merito – ”si limitano a disegnare uno stato sociale minimo subordinato alle risorse finanziaria scarse”. Poi c’ e’ il Fondo per la non autosufficienza, ”essenziale per dare un sostegno concreto alle famiglie” dei 2.700.000 cittadini non autosufficienti e pressoche’ privi di assistenza. Infine, sindacati e terzo settore chiedono interventi contro la poverta’, visto che ”con la fine della sperimentazione del Reddito minimo d’ inserimento e l’ avvio solo virtuale del Reddito di ultima istanza, insufficientemente finanziato, al momento non vi e’ un adeguato strumento di contrasto alla poverta”’. ”Il nostro e’ un Paese che non da’ prospettive ai giovani” ha detto Annamaria Furlan della Cisl, citando una ricerca dell’ Universita’ Cattolica di Milano sulla mancanza di speranze nel futuro da parte dei 25-35enni di oggi, mentre per Patriarca il 70% delle famiglie italiane non crede che il futuro sara’ meglio del presente. Il portavoce del Terzo settore ha anche voluto sgomberare il campo dall’ idea che il mondo del volontariato sia sostitutivo dell’ intervento pubblico: ”il terzo settore – ha precisato – deve affiancare e potenziare l’ intervento pubblico, non sostituirlo”.


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