Disabilità

Coefficiente di Rilevanza, una bussola per personalizzare il Progetto di Vita

Il Decreto Legislativo 62/2024 introduce il Progetto di Vita, un modello di supporto personalizzato per le persone con disabilità. Ma come si individuano le priorità? Come si distribuiscono le risorse in modo efficace? Qui entra in gioco il Coefficiente di Rilevanza, uno strumento nato dal lavoro di Luigi Croce e Federica Di Cosimo, che aiuta a creare un piano personalizzato, efficace, equo e senza sprechi di risorse

di Luigi Croce e Federica Di Cosimo

Il decreto legislativo 62/2024 (Dlgs 62/24) ha introdotto un concetto fondamentale per chi vive e lavora con persone con disabilità: il Progetto di Vita. Questo significa che il supporto che una persona riceve non è più deciso in modo rigido o generico, ma viene costruito su misura, tenendo conto dei suoi bisogni, desideri e diritti.

Tuttavia, mettere in pratica questo principio non è semplice: come si fa a capire quali sono i bisogni più urgenti? Come si decide se serve più aiuto in un’area piuttosto che in un’altra? E come si evita che le risorse vengano distribuite in modo poco efficace?

Ecco dove entra in gioco il Coefficiente di Rilevanza (CR), uno strumento che aiuta a capire quanto è importante e urgente un bisogno, per poi costruire un piano di supporto che sia davvero utile.

Cos’è il Coefficiente di Rilevanza e a cosa serve?

Il CR nasce per superare i metodi rigidi di valutazione dei bisogni. Oggi è usato da operatori socio-sanitari (assistenti sociali, psicologi, educatori, medici) e dalle famiglie, per costruire percorsi più mirati e condivisi. L’introduzione del Progetto di Vita con il Dlgs 62/2024 rende il CR ancora più rilevante, poiché consente di applicare il principio della centralità della persona in modo concreto ed efficace. Il Coefficiente di Rilevanza (CR) è come una bussola che aiuta a orientarsi tra i bisogni di una persona con disabilità, che permette di dare a ciascuno il supporto di cui ha veramente bisogno. È un metodo per valutare la situazione in modo completo, considerando tre aspetti:

  • L’intensità del bisogno – Quanto una difficoltà incide sulla vita quotidiana della persona?
  • L’influenza dell’ambiente – Il contesto in cui la persona vive e lavora aiuta o crea ostacoli?
  • La possibilità di miglioramento – È possibile ridurre il bisogno con terapie e interventi oppure è qualcosa di permanente per cui bisogna adattare l’ambiente?

L’obiettivo del CR è fare in modo che il supporto ricevuto sia personalizzato e efficace: il miglior supporto possibile per quella specifica persona con disabilità.

Il CR aiuta a costruire il Progetto di Vita in modo pratico perché permette di:

  • Personalizzare il sostegno, scegliendo le strategie più adatte ai bisogni specifici.
  • Evitare sprechi di risorse, distribuendo aiuti e servizi in modo equo.
  • Coinvolgere la famiglia e la persona stessa nelle decisioni.
  • Monitorare nel tempo l’efficacia degli interventi e modificarli se necessario.

Il Coefficiente di Rilevanza (CR) aiuta a personalizzare gli interventi, a garantire un’equa distribuzione delle risorse e a monitorare i progressi nel tempo.

Il ruolo del CR nella valutazione dei bisogni

In fase di valutazione iniziale, spesso ci si chiede: di che cosa ha realmente bisogno questa persona per stare bene e vivere una vita di qualità? Il CR serve a rispondere a questa domanda in modo accurato e completo, guardando alla persona nella sua interezza e non solo alla diagnosi medica. In pratica, il CR permette una valutazione multidimensionale: invece di concentrarsi su un solo aspetto (per esempio la gravità clinica), considera tutti i fattori importanti per la qualità di vita. Grazie al CR, le famiglie possono avere una guida chiara per affrontare il percorso del Progetto di Vita, assicurandosi che ogni intervento sia davvero utile e rispettoso delle esigenze della persona.

Con il CR, la valutazione dei bisogni diventa più equilibrata. Mettere insieme i tre aspetti indicati sopra significa fare un’analisi a 360 gradi: un po’ come comporre un mosaico dove ogni tessera rappresenta un pezzo della vita della persona. Il valore CR che ne risulta non è solo un numero freddo: è un indicatore che riassume in modo oggettivo la situazione e guida i professionisti nel capire su quali aree intervenire e con quale priorità. Il CR può essere visto come una ricetta in cui si mescolano diversi ingredienti per ottenere una valutazione chiara della situazione.

  • I desideri della persona sono centrali, perché la qualità della vita dipende anche da ciò che lei vuole.
  • La diagnosi medica è importante, ma non è l’unico fattore: ciò che conta è come la disabilità impatta sulla vita quotidiana.
  • L’ambiente può rendere un bisogno più grave o più gestibile.

Ambito per ambito, se il CR è alto, significa che lì serve un supporto significativo. Se invece il CR è basso, significa la persona può gestire bene la situazione con le risorse che ha o che il contesto è già favorevole.

Collaborazione tra figure professionali

Un altro elemento fondamentale per rendere davvero personale il Progetto di Vita è la collaborazione di diverse figure professionali e della famiglia. Nessuno da solo ha una visione completa di tutti i bisogni di una persona con disabilità: per questo entra in gioco un lavoro di squadra. Il CR, essendo multidimensionale, nasce proprio dal confronto tra più punti di vista. Ecco chi sono i protagonisti di questa collaborazione e cosa apportano:

  • Medico – offre lo sguardo sulle esigenze sanitarie, ad esempio la gestione di un’epilessia, la fisioterapia per migliorare la mobilità, ecc.
  • Psicologo o Neuropsicologo – considera il benessere mentale ed emotivo, il suo contributo aiuta a capire bisogni come il supporto nell’interazione sociale, l’ansia, la motivazione, o strategie per favorire l’autonomia cognitiva.
  • Educatore Professionale / Insegnante di Sostegno – si concentra sulle abilità nella vita quotidiana e sociale, aiuta a individuare quali strumenti educativi o percorsi formativi possono aumentare l’autonomia e l’inclusione.
  • Assistente Sociale – analizza il contesto sociale e i servizi attorno alla persona, si informa sulle risorse disponibili nel territorio. Il suo ruolo è assicurarsi che la persona con disabilità ottenga i supporti e i diritti e che il Progetto di Vita sia connesso alla rete di servizi (sanitari e sociali) esistente.
  • La persona con disabilità e la sua famiglia – sono membri attivi del team, portano informazioni preziose su cosa funziona o non funziona a casa, quali sono i desideri, le preferenze, le abitudini e le preoccupazioni, quali le sfide di ogni giorno (magari vestirsi da sola, comunicare un bisogno, prendere l’autobus…). Questo contributo garantisce che il progetto non sia calato dall’alto, ma sia davvero calibrato sulla realtà di quella persona.

Nell’équipe multidisciplinare, quindi, ognuno vede un pezzo del puzzle ma mettendo insieme i tasselli si ottiene un quadro completo dei bisogni. Tramite incontri di gruppo o consulti congiunti, si discute della valutazione CR e si prendono decisioni. Tutti i partecipanti si impegnano a costruire un piano in cui gli interventi si integrano tra loro. Il progetto finale così non rispecchia solo i bisogni “tecnici”, ma anche i desideri e le scelte di vita della persona. Il risultato di questa collaborazione è un piano condiviso, dove ognuno sa cosa fare e perché, e tutti remano nella stessa direzione: migliorare la qualità di vita della persona con disabilità, rispettando la sua volontà e valorizzando le sue capacità.

Dal Coefficiente di Rilevanza al Progetto di Vita: la storia di Luca

Per capire meglio come il CR renda concreto un progetto personalizzato, consideriamo un esempio reale. Luca è un bambino di 10 anni che si sposta in sedia a rotelle a causa di una disabilità motoria. È sveglio e curioso e frequenta la quinta elementare. Purtroppo, la sua classe si trova al primo piano della scuola, che non ha un ascensore. Ogni giorno, per raggiungere l’aula, Luca è costretto ad essere sollevato di peso dagli adulti su per le scale: una soluzione che lo fa sentire a disagio e diverso dagli altri, oltre a essere faticosa e potenzialmente pericolosa. I suoi genitori e insegnanti capiscono che questa situazione sta diventando insostenibile: Luca inizia a rifiutarsi di andare a scuola perché si sente un peso e la sua autonomia ne risente.

A questo punto, grazie alla recente introduzione del Progetto di Vita personalizzato, la famiglia di Luca viene coinvolta in una valutazione multidimensionale con il CR, insieme a vari professionisti. L’équipe valuta attentamente la situazione di Luca su più fronti. Il Coefficiente di Rilevanza per l’area della mobilità di Luca risulta molto alto: ciò indica chiaramente che nel suo Progetto di Vita la priorità deve essere data a garantirgli l’accessibilità. Prima di tutto, viene predisposta l’installazione di un montascale elettrico (o ascensore) nella scuola, così che Luca possa raggiungere la propria aula in autonomia con la carrozzina. In attesa dei lavori, la scuola organizza temporaneamente lo spostamento della sua classe al piano terra. Oltre a questo intervento principale, il Progetto di Vita di Luca include anche altri supporti mirati: ad esempio alcune sessioni di fisioterapia continuativa (non per farlo camminare, ma per migliorare la forza nelle braccia così da muoversi meglio con la carrozzina), e l’assegnazione di un assistente educativo durante l’orario scolastico che lo aiuti in piccole necessità pratiche (come prendere il materiale se gli scaffali sono troppo alti, o gestire gli spostamenti fino alla palestra scolastica).

Dopo qualche mese, i risultati sono tangibili: con il montascale installato, Luca può finalmente entrare e uscire dalla classe liberamente, senza dover dipendere ogni volta dagli adulti. Questo ha un impatto enorme sulla sua autostima e felicità: Luca si sente più indipendente e uguale ai suoi compagni. La fisioterapia e il supporto educativo a scuola aiutano Luca a svolgere le attività quotidiane con sempre maggiore autonomia. Grazie a questo progetto personalizzato, i compagni di classe di Luca hanno imparato molto sulla disabilità: adesso organizzano giochi e attività in cui tutti possano partecipare. Il Progetto di Vita risultante non è generico, ma fatto su misura per lui: prevede esattamente ciò di cui Luca ha bisogno per migliorare la sua qualità di vita.

Conclusione

In conclusione, il Coefficiente di Rilevanza si rivela un alleato prezioso per le famiglie e per i professionisti. È grazie a questo strumento che il supporto alla persona con disabilità diventa veramente personalizzato: dalla teoria (valutazione iniziale completa) alla pratica (interventi concreti efficaci). Con il CR, ogni decisione nel Progetto di Vita è guidata da una comprensione profonda dei bisogni della persona, evitando soluzioni approssimative o “uguali per tutti”. Il risultato è un percorso di sostegno in cui la persona con disabilità si sente compresa, coinvolta e valorizzata.

Per una mamma, un papà o qualsiasi familiare, sapere che il proprio caro ha un piano costruito esattamente intorno a lui significa vedere davvero rispettati i suoi diritti, i suoi desideri e il suo potenziale. In fondo, è questo lo scopo di un Progetto di Vita personalizzato: dare ad ogni persona la possibilità di vivere la miglior vita possibile, con il giusto sostegno al momento giusto, e con la certezza di non essere mai soli di fronte alle sfide quotidiane. La nuova normativa richiede strumenti chiari ed efficaci per trasformare il concetto di Progetto di Vita in realtà: il CR è una risposta concreta a questa esigenza.

Luigi Croce, Consorzio SIR; Federica Di Cosimo, Ufficio Scolastico Regionale Lombardia. In apertura, seduta di pet terapia per un bambino con sindrome di Asperger, foto di Amelie Benoist/Avalon/Sintesi

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