Mondo

Il “Gandhi di Gaza”: dopo Arafat liberi di criticare leader

Eyad Sarray, psichiatra e attivista per i diritti umani, più volte arrestato per criticare Arafat, dopo aver sperimentato le carceri israeliane negli anni 80, predica la non violenza

di Paolo Manzo

Con la morte di Arafat, finisce ‘l’aura di santità’ che circondava il leader palestinese e la gente sarà libera di criticare i propri capi. A prevederlo è una figura particolare nella Striscia di Gaza, Eyad Sarray, psichiatra e attivista per i diritti umani. Più volte arrestato per aver pubblicamente criticato Arafat, dopo aver sperimentato le carceri israeliane negli anni Settanta e Ottanta, Sarray è un apostolo della non violenza, quanto di più simile si può trovare ad una figura in stile Gandhi nei Territori. A differenza di moltri altri a Gaza, vede ora il futuro con ottimismo. Arafat era una figura paterna e con la sua morte molti si sentono orfani, ma i bambini -afferma- ora dovranno crescere. E l’aura che lo circondava non si potrà più ripetere: i prossimi leader dovranno sottomersi alle regole democratiche, cosa che Arafat non ha mai permesso. Senza Arafat si potrà finalmente costruire un sistema democratico. ”L’aura di santità finirà con Arafat, il profeta, chiunque altro sarà un essere umano con cui confrontarsi… Per un pò saremo scioccati dalla perdita, poi dovremo farcela a reggerci sulle nostre due gambe”. Anche se il prossimo leader palestinese sarà un terribile dittatore- afferma Sarraj- i palestinesi potranno criticarlo come dittatore. ”Ho imparato a mie spese che si poteva criticare tutto, ma non Arafat, si toccava un’area di santità”, racconta lo psichiatra. Nel 1996 fu arrestato per aver descritto Arafat come un dittatore corrotto. In carcere gli si ruppe una vertebra per le percosse e la liberazione giunse dopo 17 giorni solo grazie a forti pressioni internazionali. Dopo un secondo arresto, Arafat cambiò registro e lo invitò a sorpresa ad un iftar, la cena con la quale si rompe il digiuno diurno del Ramdan. Il leader palestinese lo volle accanto a sè, come ospite d’onore, e lo servì dei pezzi migliori, mentre lo lodava ad alta voce, dicendo di amarlo come un figlio. ”Ti abbracciava e ti baciava, per disarmarti e conquistare la tua lealtà e simpatia, ma ma poi non esitava ad arrestarti”, rievoca Sarraj. Ed infatti, qualche tempo dopo il banchetto, giunse un altro arresto nella primvera del 2001 dopo che lo psichiatra aveva detto al Los Angeles Times che Arafat non desiderava veramente la pace con gli israeliani.


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