Tutela animali
Nessun cane “vuole” essere pericoloso, neppure un pitbull
Mirko Zuccari, dog trainer manager della Fondazione Cave Canem racconta il suo lavoro con quelli definiti "aggressivi". La fondazione è attiva nella custodia e il recupero in casi di violenza con due progetti: “Nessuno escluso” e “Io merito giustizia”. «Diamo una seconda opportunità a quelli considerati irrecuperabili», osserva la presidente Federica Faiella

I titoli dei giornali sono sempre molto forti: “azzannato dal cane di famiglia”, “cani sbranano la padrona” e i fatti di cronaca dietro i titoli sono di quelli che scuotono l’opinione pubblica come l’ultimo caso, quello della piccolissima Giulia morta ad Acerra e per la cui morte le indagini sono ancora in corso (ne abbiamo scritto qui).
Per Mirko Zuccari, esperto nel recupero di cani con alterazioni comportamentali occorre comprendere che non si tratta semplicemente di “razze pericolose” (i fatti di Acerra coinvolgono infatti un pitbull), ma di situazioni complesse in cui la comunicazione tra cane e famiglia può fallire. Zuccari è dog trainer manager della Fondazione Cave Canem che, ricorda la presidente Federica Faiella, attraverso i progetti “Nessuno Escluso” e “Io Merito Giustizia”, «lavora per dare una seconda opportunità a cani considerati irrecuperabili e per garantire che non restino imprigionati in lunghi procedimenti giudiziari».

A Zuccari abbiamo chiesto che cosa intende quando parla di fallimento della comunicazione tra cane e famiglia.
«Siamo di fronte a molti cambiamenti culturali per cui gli animali d’affezione sono presi o adottati da una famiglia con le più diverse motivazioni e con diverse aspettative. Ma ad accomunare tutte le scelte è la mancanza di tempo da dedicare a imparare a comunicare con lui» spiega il dog trainer.
Quindi il problema è di comunicazione?
Spesso sì. Se si va a vedere cosa c’è dietro un animale che improvvisamente aggredisce il proprietario trovo un cane frustrato, che non è stato guidato, con il quale interagiamo nel modo sbagliato a cui diamo segnali sbagliati…
Negli ultimi fatti di cronaca troviamo bambini piccoli…
Chi ha un cane a volte non pensa che non basta, alla nascita di un bambino, curare il primo approccio…Dopo il primo inserimento non bisogna mai dimenticare che il piccolo cresce, cambia, cammina, dai primi vocalizzi inizia a parlare e poi passa a interagire con il cane di casa. Qui spesso iniziano i problemi, soprattutto con cani molto fisici come i molossoidi i i pit che vanno gestiti.
Allora non ci sono cani pericolosi?
Alcune razze possono essere pericolose, ma il cane in sé non vuole essere pericoloso.
Si cita spesso la necessità di un patentino per avere alcune razze di cani, lei è d’accordo?
Può funzionare, ma non bisogna dimenticare l’unicità dei soggetti sia cane sia proprietario. Forse è meglio pensare a un percorso prima di prendere queste razze, fare attenzione a come comunicare ed essere consapevoli che anche se prendo un cucciolo non posso trascurare i tanti step che ci sono con il passare del tempo e il cambiamento delle situazioni. Ma soprattutto dobbiamo essere consapevoli che al cane devo dedicare del tempo, e del tempo di qualità.

In fondazione Cave Canem dite che non esistono cani irrecuperabili e gli animali violenti?
Io che mi occupo del recupero comportamentale se mi chiedono se ci sono animali pericolosi – mi ripeto – dico “sì possono esserlo”, ma se la domanda è “vogliono esserlo” la risposta è “no”. Non ho mai trovato un animale violento. Piuttosto ho trovato animali spaventati.
Spaventati?
Sì, a tal punto da reagire con violenza.
Torniamo al recupero, è possibile farlo con tutti i cani?
Assolutamente sì ed è un percorso abbastanza veloce. Per esempio ho lavorato sei mesi su un pitbull da combattimento. Era stato allenato per i combattimenti clandestini, ma è stato completamente recuperato e andato in adozione. Su un pastore tedesco un po’ aggressivo abbiamo lavorato quattro mesi, ma di media ne servono 2 o 3 per far sì che il cane torni in equilibrio.
Nelle sue risposte Zuccari sottolinea spesso l’importanza da parte delle persone di imparare a riconoscere i segnali di disagio del cane di casa.
Nella sua esperienza con la fondazione si è occupato di diversi animali anche finiti al centro di fatti di cronaca, ma il suo obiettivo – che si percepisce in tutte le parole della nostra conversazione – è quello di poter prevenire le tragedie diffondendo e promuovendo una corretta gestione della relazione domestica tra famiglia e animale.
Tutte le immagini da ufficio stampa – in apertura Mirko Zuccari con uno degli animali seguiti
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