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Sudan: a un passo dell’accordo di pace

La pace in Sud Sudan è ormai sulla bocca di entrambi le parti in conflitto

di Joshua Massarenti

La firma di un accordo di pace “definitivo” tra Khartum e il movimento principale della ribellione del Sud Sudan guidato da John Garang sembra molto vicina. Questo per lo meno secondo le dichiarazioni fatte dalle parti in conflitto alla vigiglia della riunione straordinaria che si appresta a tenere il Consiglio di sicurezza dell’Onu a Nairobi.

Secondo quanto riferisce il portavoce dello Spla (Esercito di liberazione del Sudan), il leader Garang avrebbe assicurato il presidente statunitense Bush che la pace “era una questione di giorni”, a contare dalla ripresa dei colloqui previsti per il 26 novembre.

Sulla sponda opposta, il portavoce della delegazione sudanese Said al-Khatibu ha affermato con tono fiducioso che “abbiamo problemi risolvibili in pochi giorni o in una settimana”.

A premere sui contendenti sono gli Stati Uniti, il cui ambasciatore dell’Onu John Danforth è attualmente presidente di turno di un Consiglio di sicurezza (non a caso) in trasferta eccezionale a Nairobi. Da parte sua, G. W. Bush è stato protagonista ieri di colloqui telefonici con Garang e il presidente sudanese Omar el-Bechir. Entro venerdì, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite approverà una risoluzione che condizionerà il sostegno della Comunità internazionale al Sudan alla firma di un accordo di pace per il Sud.

John Garang e il vice presidente sudanese Taha dovrebbero firmare una dichiarazione comune nella quale s’impegnano a concludere un accordo di pace entro la fine dell’anno. Non è la prima volta che i protagonisti del conflitto, avvalorati dalla speranza della Comunità internazionale, promettono una pace che manca da 21 anni. Nell’ottobre del 2003, l’ex Segretario di Stato Colin Powell aveva annunciato l’impegno preso dallo Spla e da Khartum di firmare un accordo globale entro la fine di quell’anno. Ma il testo non è mai stato firmato.

Finora, i contendenti si sono accordati sulla spartizione del potere e delle ricchezze, la sicurezza e un’autonomia di sei anni al Sud Sudan, al termine del quale i cittadini sudanesi saranno chiamati a votare pro o contro l’indipendenza della regione.

A complicare le cose è stato poi il conflitto scoppiato nel febbraio 2003 in Darfur. Un conflitto su cui l’accordo globale del Sud Sudan potrebbe avere ricadute positive, anche se non risolutorie.

La guerra del Sudan meridionale ha sino ad ora provocato la morte di 1,5 milioni di persone e sfollato altre 4 milioni di esseri umani.

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