Persone

Il sogno semplice di Claudia: un mondo pieno di fraternità

Il ricordo del presidente di Federsolidarietà/Confcooperative e suo grande amico, Stefano Granata, a un anno di distanza dalla scomparsa dell'ex portavoce del Forum del Terzo settore

di Stefano Granata

Claudia Fiaschi ci ha lasciato un anno fa.
Un tempo lunghissimo e incolmabile per il vuoto che ha lasciato nelle persone con cui condivideva un affetto profondo, un lampo nella vorticosa scansione degli eventi che si sono susseguiti nel corso dei mesi recenti. Con quali occhi leggerebbe la realtà di oggi, quali sarebbero le sue reazioni emotive, le sue riflessioni? La sua visione utopica del mondo cederebbe il passo al cinico realismo imperante? Certo non sarebbe immune da una dolorosa sensazione di sconforto. Tutto ciò per cui ha speso la sua vita, è continuamente messo drammaticamente in discussione.


Citando un verso di Marracash, la pace è finita. L’individualismo, ormai senza alcun confine morale, sta sovrastando ogni identità collettiva, gli aneliti di giustizia sociale soffocati impietosamente da ingiustizie di tutti i generi, ideali di democrazia quotidianamente calpestati da soprusi e autoritarismi anche dove sembravano essere conquiste ormai divenute patrimonio comune.
Anche l’universo del Terzo settore italiano, per il pieno riconoscimento del quale Claudia si è battuta come una leonessa indomita, non sembra essere immune da questo vento tossico che ci pervade. Se ci guardiamo allo specchio, noi attori delle diverse realtà sociali, scopriamo qualche ruga di stanchezza, segni indelebili di impotenza verso situazioni nelle quali facciamo fatica a ritrovarci.


Non c’è intenzione assolutamente di ammainare la bandiera dei valori, ma viviamo la fastidiosa sensazione di non essere in grado di cambiare il corso degli eventi, di non generare un deciso cambiamento di rotta.
Sono certo che queste considerazioni sarebbero argomento di discussione e confronto con Claudia e che, forse sarebbe ancora più dura nel rilevare la criticità del tempo attuale. Tuttavia, ne sono altrettanto certo, appena conclusa l’analisi, si lancerebbe senza alcun paracadute alla ricerca di nuovi desideri, nuove prospettive, nuove idee per andare controcorrente e rigenerare positività e fiducia. Non una parola di resa, bensì di reazione decisa: possiamo cambiare il mondo, insieme. Sì, perché la forza e la determinazione di Claudia erano contagiose, non ha mai pensato al singolare, sempre plurale.


La prima eredità che ci ha lasciato Claudia è che in ogni momento possiamo ricominciare e avere sempre la certezza che le azioni collettive sono proprio quelle in grado di trasformare la realtà.
La seconda è che sono sì fondamentali i grandi disegni e i grandi ideali, ma non si può prescindere da un atteggiamento personale orientato a riconoscere l’altro, a dargli spazio.
I grandi progetti sociali hanno possibilità di realizzarsi solo se hanno alle fondamenta profonde relazioni sociali, improntate all’accoglienza, alla gratuità, alla solidarietà. Solo da legami forti e significativi si possono sprigionare quelle energie capaci di innescare vero cambiamento: “energie dai legami” era proprio un suo motto.
Il mondo ha bisogno di spirito fraternità, proprio come lo ha inteso e vissuto lei. Il Terzo settore necessita di ritrovare entusiasmo e spirito collettivo come ci ha indicato lei con la sua esperienza concreta.
Il sogno di Claudia: dare la vita per la propria gente.

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