Sanità

Sanicoop: «Profonda preoccupazione per gli attacchi ai medici di Medicina generale»

Maurizio Pozzi, presidente del settore di Legacoop che riunisce le cooperative di medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta, parla dei possibili «effetti devastanti per l’assistenza locale». Simone Gamberini, presidente di Legacoop, rincara la dose

di Redazione

I reiterati attacchi del mondo politico alla medicina generale, con proposte che – se attuate – avrebbero conseguenze gravissime per la qualità e l’efficacia dell’assistenza sanitaria territoriale, destano profonda preoccupazione tra i vertici di Sanicoop, il settore di Legacoop che riunisce cooperative di medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta, con oltre 5.000 medici associati e sette milioni di pazienti in carico. A preoccupare, in particolare, sono le ipotesi di modifica dell’inquadramento professionale dei medici di Medicina generale, come il passaggio alla dipendenza del Servizio sanitario nazionale, giustificate con la necessità di garantire coperture orarie nelle future Case della Comunità.

Maurizio Pozzi, presidente di Sanicoop

«Concentrare i medici nelle Case della Comunità significherebbe privare ampie aree del territorio della loro presenza, con effetti devastanti per l’assistenza locale», commenta Maurizio Pozzi, presidente di Sanicoop. «I costi di un simile progetto sarebbero insostenibili, con il rischio concreto di un aumento della spesa pubblica senza un effettivo miglioramento del servizio e con la perdita di migliaia di collaboratori di studio e infermieri. In un contesto di risorse finanziarie sempre più limitate, il modello della Medicina generale, basato sulla continuità assistenziale e sulla libera scelta, rappresenta una risorsa imprescindibile. Sostituirlo con un sistema basato su medici “a ore”, operanti prevalentemente in strutture centralizzate, significherebbe aumentare i costi e ridurre drasticamente la qualità dell’assistenza, aprendo le porte alla privatizzazione della sanità territoriale».

La riforma ipotizzata, a giudizio di Sanicoop, rischia di minare alle fondamenta l’efficienza e l’equità del sistema sanitario pubblico, rinunciando a valorizzare la Medicina generale che svolge una funzione essenziale per il benessere della collettività. «Non si riconosce l’impegno dei medici che, negli ultimi anni, hanno investito in digitalizzazione migliorando la gestione sanitaria, hanno attivato reti di collaboratori e strumenti di comunicazione diretta per rendere l’assistenza più accessibile ai pazienti, puntando su studi medici moderni e diffusi capillarmente, e garantendo una maggiore presenza nelle Case della Salute, con assistenza fino a 12 ore al giorno, tra visite ambulatoriali, domiciliari e interventi in strutture residenziali», spiega Pozzi. «In questo contesto, le cooperative di medici di Medicina generale hanno già dimostrato che un modello efficiente e sostenibile esiste. Attraverso le aggregazioni funzionali territoriali e il supporto delle cooperative di servizio, abbiamo creato una rete di assistenza territoriale che garantisce qualità, efficienza e prossimità, senza rinunciare alla libertà di scelta del paziente».

Simone Gamberini, presidente di Legacoop

«L’ipotesi formulata per la riforma del sistema sanitario, con la previsione del passaggio dei medici di Medicina generale alle dipendenze del Servizio sanitario nazionale per farli lavorare nelle Case della Comunità, indebolirebbe la medicina territoriale in un momento nel quale è invece necessario rafforzare questo fondamentale presidio di prossimità», è invece il parere di Simone Gamberini, presidente di Legacoop. «Tutti i dati confermano un aumento delle fragilità e delle disuguaglianze: in questo contesto di emergenza sociale, che continuerà a peggiorare, il rafforzamento della sanità di prossimità, che vede protagonisti i medici di Medicina generale insieme agli altri professionisti sanitari, diventa fondamentale. Trasformare il loro rapporto di lavoro in dipendenti ad ore all’interno delle Case della Comunità, significherebbe cancellare la diffusione capillare degli studi medici sui territori che, soprattutto nelle aree rurali, rappresentano un punto di riferimento per le Comunità dando risposta, in particolare, ai bisogni delle persone anziane. Senza dimenticare che andrebbero persi elementi centrali della professione, ovvero il rapporto di fiducia con i propri assistiti, la continuità assistenziale e la domiciliarità. Siamo d’accordo con gli investimenti previsti della missione Salute del Pnrr nella direzione di rafforzare la sanità di prossimità attraverso le Case della Comunità, Ospedali di Comunità e aggregazioni funzionali territoriali oltre allo sviluppo della telemedicina, ma riteniamo che questa bozza di riforma vada nella direzione opposta, lasciando queste strutture vuote di personale e territori senza medici. Servirebbe invece valorizzare ed investire sul personale sanitario del nostro Servizio sanitario nazionale per rafforzare la sanità pubblica».

Credit: foto d’apertura di Thirdman su Pexels; le altre immagini sono dell’ufficio stampa di Legacoop

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