Inquinamento e salute
Trovate microplastiche nel fluido follicolare
Sono una minaccia per la fertilità femminile, perché provocano danni alla funzione ovarica attraverso stress ossidativo e infiammazione, ma anche un cavallo di troia che facilita il passaggio e l'accumulo di altri inquinanti. Lo studio tutto italiano su 14 donne sottoposte a procreazione medicalmente assistita conferma quanto già visto in vitro e preoccupa
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Per la prima volta sono state ritrovate microplastiche nei fluidi follicolari in 14 donne sottoposte al percorso di procreazione medicalmente assistita. Una notizia che preoccupa gli specialisti per le conseguenze sulla fertilità femminile dovute ai danni sulla funzione ovarica e sull’equilibrio ormonale fino a una possibile anticipazione della menopausa che esse provocano. Ma che non stupisce, tale è ormai la diffusione di questi inquinanti, anche nelle specie animali che popolano il Mediterraneo, come racconta Elisa Cozzarini nell’intervista a Maria Cristina Fossi dell’Università di Siena (qui).
Le inaliamo, le ingeriamo e le assorbiamo dalla pelle, ma con il forte aumento della loro presenza nell’ambiente, le micro e le nanoplastiche iniziano ad accumularsi ovunque nel nostro organismo. Anche nei follicoli.
Lo studio tutto italiano, apparso sulla rivista Ecotoxicology and Environmental Safety, ha valutato il dimensionamento e la concentrazione di nano e microplastiche nel fluido follicolare di donne sottoposte a cicli di fecondazione assistita. Ne ha rilevato la presenza (concentrazione media di 2191 particelle per millilitro) al di sotto di 10 micron (diametro medio di 4.48 micron) in 14 donne su 18. È emersa anche una correlazione fra la concentrazione di microplastiche e alcuni parametri correlati alla funzione ovarica. La conferma di questo dato, già emerso negli studi in vivo, sulle donne è motivo di allarme: «Alla luce degli effetti negativi sull’apparato riproduttivo femminile ben documentati in campo sperimentale nel mondo animale, questo aspetto preoccupa non poco» commentano gli autori «Queste stesse sostanze provocano un effetto diretto di danno sulla funzione ovarica per il tramite di diversi meccanismi, in primis per stress ossidativo, e per uno stato di infiammazione permanente che potrebbe nel tempo alterare fondamentali funzioni ovariche legate alla qualità dei gameti femminili, nonché alterare il normale equilibrio ormonale della donna, con conseguenze sul ciclo mestruale e sulla fertilità, fino a causare una possibile anticipazione della menopausa».
Questo lavoro rientra nell’ambito del progetto EcoFoodFertility, guidato da Luigi Montano, UroAndrologo dell’Asl di Salerno e past president della Società italiana della riproduzione umana Siru, che indaga l’effetto di questi contaminanti sull’apparato urinario e riproduttivo maschile e femminile, e che aveva portato alla scoperta di microplastiche nelle urine e nello sperma, con lavori sono apparsi su Toxics e The Science of The Total Environment.
C’è sempre in agguato la minaccia dell’effetto sinergico di singoli inquinanti, e indagare l’effetto dell’esposizione cronica combinata non è affatto semplice. In questo caso, le microplastiche favoriscono il passaggio e l’accumulo di altre sostanze tossiche. Spiegano gli autori: «La presenza delle microplastiche fa da cavallo di troia ad altre sostanze notoriamente tossiche, come metalli pesanti, ftalati, bisfenoli, diossine, policlorobifenili e secondo recenti studi anche veicolo di virus, batteri e protozoi. Sostanze dalle dimensioni pulviscolari, che penetrano in profondità nel nostro organismo e che passano a noi attraverso l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo, l’aria che respiriamo e anche attraverso la pelle con i cosmetici per esempio».
Foto di Emily Bernal su Unsplash
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