Elezioni tedesche
Germania, di nuovo Est e Ovest
Un esito atteso che sposta l’asse politico della Germania a destra. Il dato rilevante è soprattutto la totale predominanza dell’ultradestra di Alternative für Deutschland (Afd) nelle regioni dell’ex Germania Est. Per Anna Paola Concia, attivista ed ex deputata del Partito Democratico, che ormai da oltre dieci anni vive a Francoforte, «i cittadini dell’Est si sentono figli di un dio minore. Il processo di integrazione iniziato più di trent’anni fa si è inceppato»
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L’Unione Cristiano Democratica – CDU, partito guidato da Friedrich Merz, ha ottenuto il 28,5% delle preferenze e 208 seggi. Il partito del cancelliere uscente Olaf Scholz, l’SPD, si ferma al 16,5% e 121 seggi. I Verdi all’11,7% con 85 seggi. Arriva al 20,7% il partito dell’ultradestra AFD e questo gli permette di avere nel parlamento federale tedesco 151 parlamentari. Cresce sensibilmente il partito di sinistra Linke che si attesta all’8,7% e ottiene 64 seggi. Sotto la soglia del 5% il partito liberale FDP al 4,4% e l’Alleanza Sarah Wagenknecht che si ferma al 4,97%. Un esito atteso che sposta l’asse politico della Germania a destra, anche se meno di quanto si temeva. È questa l’analisi delle elezioni federali tedesche fatta da Anna Paola Concia, l’attivista ed ex deputata del Partito democratico che ormai da oltre dieci anni vive a Francoforte. Per Concia, però, il dato rilevante è soprattutto la totale predominanza dell’ultradestra di Alternative für Deutschland (Afd) nelle regioni dell’ex Germania Est. Una dinamica che non si spiega solo con ragioni identitarie ma anche con una forte componente di protesta: «I cittadini dell’Est si sentono figli di un dio minore», spiega Concia.
Come possiamo leggere i risultati di queste elezioni?
I sondaggi davano in linea di massima questi numeri, anche se il timore era che l’Afd prendesse più voti in virtù di una risposta emotiva agli attentati e alla campagna di endorsement fatta da Elon Musk su X. Ma questa risposta non è arrivata. La vera novità di queste elezioni è stata la Linke, che era stata tramortita dalla scissione, nel 2023, del partito Bsw di Sahra Wagenknecht. Bsw, invece, non è entrato al Bundestag e la Linke è cresciuta soprattutto grazie ai voti dei giovani.
Colpisce la crisi di socialdemocratici (Spd) e Verdi.
Si sapeva che l’Spd sarebbe andata male, l’ultimo cancelliere (Olaf Scholz, ndr) non è stato propriamente un fenomeno, è stato molto debole. Tutti i partner della precedente coalizione hanno pagato, i liberali sono rimasti addirittura fuori dal Parlamento. I Verdi, invece, sono quelli che hanno perso di meno, anche se su di loro era stata fatta una campagna per dipingerli come il capro espiatorio, come se fosse colpa loro della crisi economica, dei prezzi delle bollette eccetera. Invece non è così.
Il successo di Afd è stato annunciato. Come si spiega la crescita di questo partito?
Se negli anni di Angela Merkel la Germania era un Paese ricco grazie al gas russo a basso costo e all’export verso la Cina e quindi si poteva “permettere” l’accoglienza dei migranti, oggi le cose sono cambiate. La recessione economica ha portato a un’accelerazione dei conflitti sociali, che ora sono più stringenti. In tutto questo, Afd ha soffiato sul fuoco.
Insomma, non è solo un partito di estrema destra ma anche partito che vuole curare il mal di pancia della gente.
Lì dentro c’è di tutto. Sicuramente la frangia estremista di neonazi c’è, ma c’è anche una forte componente di voto di protesta. Lo dimostra l’analisi dei flussi elettorali: Afd ha rubato 800mila voti ai cristiano-democratici (Cdu), 750mila ai liberali e 630mila alla Spd. Una cosa interessante da notare, però, è che gli endorsement di Elon Musk non sono stati determinanti: il 20% finale di Afd era accreditato dai sondaggi già da prima che Musk iniziasse la sua campagna, anzi forse è stato controproducente perché ha scatenato voti di resistenza che hanno portato alla crescita della Linke e alla tenuta dei Verdi.
Afd è il partito più forte nell’ex Germania Est. Perché quell’area è più sensibile alla sua propaganda?
Il fatto che sia il primo in tutte le regioni dell’Est deve essere un campanello, anzi un campanone di allarme del fatto che il processo di integrazione iniziato più di trent’anni fa si è inceppato. C’è un forte disagio nei cittadini dell’Est, si sentono figli di un dio minore, anche se per esempio le infrastrutture più moderne le hanno loro. La verità è che si sentono abbandonati: i 15 anni di Merkel hanno tenuto insieme il Paese, come se ci fosse una grande coperta, anche perché lei stessa era una donna dell’Est. Il Governo di Scholz ha invece commesso un errore, senza avere una classe dirigente “mista” tra Est e Ovest. Riavvicinare le due parti della Germania dovrà quindi essere una priorità del nuovo Governo.
Veniamo a questo punto. La Cdu di Merz non è quella di Merkel: si può dire che si è spostata più a destra?
Assolutamente, e con lei anche la Germania. I governi Merkel sono stati molto centristi, preferiva governare con l’Spd. Non dimentichiamoci per esempio la grande generosità verso i migranti.
Ora, invece, Friedrich Merz, il probabile futuro cancelliere, ha posizioni molto conservatrici su questo tema.
Da questo punto di vista si può dire che Afd ha dettato la linea, ha governato senza governare. Sicuramente ci sarà un restringimento delle garanzie per i migranti, anche se ovviamente non così radicale come quello proposto da Afd.
C’è il rischio che in futuro la Germania si sposti ancora più a destra?
Dipende dalla forza e dalla capacità di chi governerà in questi quattro anni di affrontare di petto i problemi della Germania. Se Cdu e Spd lo faranno con determinazione, quel voto di protesta potrebbe ridursi e Afd tornerebbe a essere “solo” un partito legato a frange di estrema destra, il che lo renderebbe meno appetibile.
La leader dell’estrema destra AfD Alice Weidel sventola una bandiera tedesca presso la sede del partito AfD a Berlino, Germania, domenica 23 febbraio 2025, dopo le elezioni nazionali tedesche. (AP Photo/Michael Probst)
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