Tre anni di guerra

Ucraina, i numeri del conflitto

Più di 10 milioni di persone sono state costrette a lasciare la loro casa. 3,7 milioni sono sfollati interni, e 6,9 ​​milioni sono rifugiati all’estero. Dal febbraio 2022, la guerra ha ucciso più di 12.600 civili e ne ha feriti 30mila

di Redazione

Dal 24 febbraio 2022 le bombe, in Ucraina, non hanno mai smesso di cadere. Più di 10 milioni di persone sono state costrette a lasciare la loro casa. 3,7 milioni sono sfollati interni, e 6,9 ​​milioni sono rifugiati all’estero. Dal febbraio 2022, la guerra ha ucciso più di 12.600 civili e ne ha feriti 30mila.

Un’intera generazione sta crescendo all’ombra della guerra. Quella della salute mentale è una grande crisi nascosta del Paese. Oltre il 10% del patrimonio immobiliare ucraino è danneggiato o distrutto. Più di 3.600 scuole e università sono state danneggiate, costringendo 600mila bambini a continuare l’apprendimento a distanza. Sono stati oltre 2.200 gli attacchi contro strutture sanitarie. Circa 12,7 milioni di persone necessitano ancora di assistenza umanitaria. 

Le organizzazioni umanitarie non hanno mai smesso di offrire il loro supporto.  La Caritas Italiana, in collaborazione con le Caritas locali (Caritas Spes e Caritas Ukraine), ha avviato interventi per garantire assistenza sanitaria, supporto psicosociale e protezione per le persone in stato di maggiore vulnerabilità. I progetti attivati spaziano dagli accompagnamenti per chi ha subito traumi, all’inclusione delle persone disabili, all’educazione e alla protezione di minori e famiglie in difficoltà. Parallelamente, in Italia, la rete Caritas ha accolto in questi anni oltre 6.000 rifugiati grazie al progetto “Apri Ucraina”, offrendo alloggio, assistenza sanitaria e supporto all’integrazione. Iniziative come “È più bello insieme” hanno inoltre permesso a più di 1.300 bambini ucraini di vivere un’esperienza di vacanza solidale nel nostro Paese, creando legami di comunità e momenti di serenità lontano dal conflitto.

WeWorld lavora in Ucraina e Moldavia dall’inizio della guerra nel 2022, al fianco di chi ha perso tutto. Piero Meda, rappresentante Paese dell’organizzazione, racconta dal campo: «A tre anni dall’inizio della guerra, purtroppo, gli accordi di pace e i negoziati sono ancora molto lontani, quindi il nostro lavoro continua, grazie anche all’aiuto dei nostri partner locali. Aiutiamo bambini e bambine a ritrovare spazi sicuri in cui giocare e studiare, sosteniamo chi è rimasto nelle proprie case nonostante tutto, e supportiamo gli ospedali per continuare a garantire cure mediche, ricostruendo ciò che la guerra ha distrutto: bagni, laboratori, tetti, intere strutture. È difficile, ma le persone hanno bisogno di trovare una nuova normalità, anche nel pieno del conflitto».

Fondazione Cesvi è stata tra le prime ong italiane a intervenire in Ucraina, arrivando per prima a Bucha. Nei primi giorni del conflitto, Cesvi, con Alliance2015, ha allestito in Ucraina tende riscaldate, servizi igienici e ha distribuito aiuti umanitari, beni primari e generatori. Sono stati avviati interventi di sostegno agli sfollati e supporto economico ai nuclei vulnerabili. Con l’aumento dei rifugiati, l’ong è intervenuta in Polonia, Romania e Ungheria. In Polonia, a Lublino, ha attivato un progetto di accoglienza per donne con bambini. In Romania, a Sighet, ha accolto donne al confine, offrendo servizi formativi, per bambini, madri e neonati, attività ricreative e sostegno psicosociale. A Isaccea e Tulcea, ha supportato i rifugiati in transito. In Ungheria, a Záhony, ha costruito una tensostruttura riscaldata, distribuendo 10mila pasti al giorno, fornendo accoglienza notturna e un asilo per la prima infanzia.

SOS Villaggi dei Bambini ha mantenuto i programmi di sostegno familiare e il supporto alle famiglie affidatarie all’interno del Paese e ha dato il via a una serie di programmi di risposta all’emergenza nei Paesi confinanti. Se nelle prime fasi dell’emergenza è stato fondamentale garantire il trasferimento al sicuro e il supporto alle famiglie sfollate – con rifugi, cibo e altri generi di prima necessità, rimborso delle spese per l’auto-evacuazione e sostegno psicosociale – col protrarsi dello stato di emergenza è stato necessario fornire una risposta più strutturata.  L’organizzazione ha concentrato le proprie azioni nelle regioni di Chernihiv, Kharkiv e Kherson, tra le più colpite dalla distruzione della guerra, con il progetto “Keep Me Safe”. Un piano, appena partito, implementato assieme ad altre Ong, che fornirà supporto psicosociale, educativo e sostegno economico a circa 6.600 persone, di cui oltre 4.500 minorenni entro l’anno.

«Un contesto, quello dell’Ucraina, in cui, al di là del conflitto e delle sue distruzioni, c’è molto da ricostruire dal punto di vista umano», dice Maria Gaudenzi, desk officer Ucraina per Fondazione Avsi. «È quello che stiamo facendo attraverso i centri comunitari e i progetti, soprattutto per i minori, allestiti negli insediamenti più piccoli, dove servizi e aiuti umanitari arrivano più difficilmente. Siamo in diverse regioni nella zona sud-orientale: Donetsk, Dnipro, Kharkiv, Sumy, Zaporizhzhia, Nikolaev, Kherson e Odessa. I nostri ambiti di intervento rimangono soprattutto l’educazione e la protezione dell’infanzia. Inizialmente eravamo impegnati in attività di assistenza umanitaria, quindi nella distribuzione di generi alimentari, kit per l’inverno e sanitari; ora questo approccio ha cercato di adattarsi a una prospettiva più di lungo periodo. Abbiamo così affinato il modello dei centri comunitari. Abbiamo ristrutturato 31 scuole, inclusa la messa a norma dei rifugi antimissile. Sono stati istituiti 20 centri comunitari e, nelle primissime fasi della guerra, abbiamo supportato 33 centri per sfollati interni. In tre anni di attività possiamo dire di aver raggiunto comunque un numero ormai significativo di persone: parliamo di 25mila bambini».

Negli ultimi 3 anni, 21 ambulanze di Medici Senza Frontiere hanno trasferito oltre 25mila pazienti, dei quali più della metà con ferite da traumi violenti. «La ferocia di questa guerra non si è attenuata e i bisogni medico-umanitari sono diventati ancora più complessi», dichiara Thomas Marchese, responsabile dei programmi Msf in Ucraina. Le équipe di Mdf hanno osservato un aumento significativo di pazienti con malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete e cancro. Nel 2023 questi pazienti rappresentavano il 24% dei casi, il 33% nel 2024. Tuttavia, i costanti bombardamenti e attacchi impediscono ai team di Msf un accesso sicuro. Molti di quelli che soffrono di malattie croniche sono anziani e persone con difficoltà di movimento. In alcune aree le persone hanno iniziato a vivere nei bunker o nei sotterranei a causa dell’intensità dei bombardamenti.

AP Photo/Evgeniy Maloletka/Associated Press/LaPresse

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