Mondo

Costa d’Avorio: l’Onu sospende le sue attività umanitarie

La decisione fa seguito alla ripresa del conflitto armato nel Paese africano

di Joshua Massarenti

Le Nazioni Unite hanno deciso di sospendere tutte le loro attività umanitarie in Costa d’Avorio. Lo ha annunciato il portavoce dell’Onu a Ginevra Marie Heuzé. La decisione fa seguito alla ripresa dei combattimenti in un Paese alle prese con una guerra civile scoppiata nel settembre 2002 e, nonostante i ripetuti accordi di pace e di cessate il fuoco, è in preda a una altalena di scontri politici e armati tra le fazioni vicine al presidente Laurent Gbagbo e le Forze Nuove (Fn), una forza politica in cui sono confluiti vari gruppi ribelli ostili al presidente ivoiriano. L’ufficio di coordinamento delle azioni umanitarie dell’Onu (Ocha) ha comunicato che una sospensione prolungata delle sue attività metterebbe a rischio migliaia di vite umane nel nord del Paese (sotto controllo delle Fn). Da parte sua, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha chiesto che il cessate il fuoco sia “pienamente rispettato”. Da ieri, la Costa d’Avorio è di nuovo sprofondata in una guerra civile aperta dopo che l’aviazione militare ha ripetutamente bombardato le città di Bouaké (roccaforte delle Fn) e di Korhogo (nord Costa d’Avorio). Finora, gli ex ribelli hanno denunciato tre morti e almeno una ventina di feriti. Persino il personale delle Nazioni Unite non è al riparo di violenze che potrebbero divampare in tutto il Paese, in particolar modo nella capitale, Abidjan. “Ciò che ci preoccupa attualmente è che il personale dell’Onu potrebbe diventare la mira dei gruppi estremisti” ha dichiarato poco fa la portavoce dell’Ocha Elisabeth Byrs. In realtà, è cosa già fatta. Oggi ad aAbidjan, un veicolo delle Nazioni Unite sarebbe stato bruciato e un altro sotto sequestro. Altro rischio, il coinvolgimento delle popolazioni civili negli scontri armati. Non a caso, il Comitato della Croce Rossa Internazionale (Cicr) ha chiamato i protagonisti politici ha tenere lontano i civili dalle ostilità. Anche “per garantire ai civili l’accesso all’acqua, al cibo e alle cure sanitarie”.


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