Mondo

Uganda: la radio, uno strumento politico prezioso

Con appelli lanciati via radio, alcuni ex ribelli dell'Lra chiedono ai loro fratelli di abbandonare il bush

di Joshua Massarenti

“Uscite. Tutto quello che vi si dice nel bush, cioè che quando ci si rende o quando si viene catturato dall’esercito, un’arma viene puntata contro di voi e l’esercito ugandese vi detta ciò che va detto, ebbene tutto questo è falso. In questo momento sto parlando con voi e non c’è nessun soldato nello studio”. La trasmissione si chiama “Tornate a casa”. Il titolo riassume in pieno i messaggi che vengono professati ogni settimana sulla Radio privata Mega FM. Come quello pronunciato da un ex combattente dell’Esercito di Liberazione del Signora (Lra). Si fa spacciarte per il luogotenente colonnello Charles Otim. Probabilmente non si tratta di lui, ma gli orrori di una guerra civile che imperversa nel Nord Uganda da quasi un ventennio hanno spinto questo ex ribelle di 33 anni a prendere il microfono per incitare i suoi fratelli di lasciare l’esercito dell’Lra e tornare a casa. Rivolgendosi a un comandante con il quale sembra aver condiviso anni di lotta armata nel bush contro il regime del presidente Museveni, il colonnello Otim vuole convincerlo che Museveni una chance te la da per reinserirti nella società civile. “Joseph Ekol, sei ormai comandante. Sono colui che ti ha rapinato, ma adesso ne sono uscito, dovresti farlo anche tu.Non c’è nessun problema”. Ma la radio, forse l’unico mezzo di comunicazione di massa del Nord Uganda, è anche uno strumento con cui riconciliarsi con la popolazione civile, diventata con il passare degli anni il vero oggetto del terrore imposto in tutta l’area dal leader ribelle Joseph Kony. “Chiamo il pubblico a perdonarci. Prendete esempio dall’esercito che ci ha perdonati” incita “Otim”. Se la riconciliazione con i civili ha esiti incerti, la defezione dei ribelli dell’Lra è sempre più intensa. Da gennaio, sono più di mille quelli che hanno deciso di lasciare il bush.


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