Cultura

Cnel: “Bisogna avere il coraggio di rivedere la Bossi-Fini”

Lo ha affermato il presidente dell'organismo di coordinamento delle politiche di integrazione sociale dei cittadini stranieri del Cnel

di Benedetta Verrini

La Bossi-Fini va corretta, per togliere gli immigrati dalla condizione di precarieta’ in cui si trovano. Ed e’ necessaria una vera programmazione dei flussi e delle quote d’ingresso, cosi’ come non si puo’ prescindere da un quadro di riferimento forte a livello nazionale per quanto concerne le politiche dell’integrazione. Lo ha affermato il presidente dell’organismo di coordinamento delle politiche di integrazione sociale dei cittadini stranieri del Cnel – organismo in cui sono rappresentati gli enti locali e le forze sociali – Giorgio Alessandrini nel corso della sua audizione al comitato Schengen. L’intervento è stato ripreso dalle agenzie.

In Italia, ha sostenuto, c’e’ bisogno di un ”riequilibrio” tra le esigenze di sicurezza e contrasto dell’immigrazione clandestina e le politiche di programmazione e integrazione degli immigrati. Per attuare questo riequilibrio ci sono delle questioni ”decisive” che vanno affrontate, prima tra tutte quella delle quote. ”La programmazione delle quote e’ fondamentale – ha spiegato – perche’ significa apertura strutturale ed equilibrata dell’immigrazione”. Ma bisogna anche avere il ”coraggio”, ha proseguito Alessandrini, ”di rivedere la Bossi-Fini, correggendola per togliere da una condizione di precarieta’ l’immigrato”.
Il problema e’ quello del permesso di soggiorno legato alla stabilita’ lavorativa. ”Non dovremo – ha detto ancora – esigere dagli immigrati una stabilita’ occupazionale che il nostro mercato del lavoro non garantisce neanche agli italiani”. Quanto all’esclusione dei Comuni dalla possibilita’ di concedere il permesso di soggiorno, cio’ significa ”mantenere una logica di precarieta’.” Altro punto tutt’altro che secondario sono le politiche per l’integrazione. ”La legge da’ la competenza in materia agli enti locali e questo ha significato che e’ venuta meno una politica nazionale. Invece – ha spiegato ancora Alessandrini – serve un quadro di riferimento forte a livello nazionale, che dia sostegno e indirizzo alle politiche delle autonomie locali”.
Da non dimenticare, inoltre, la necessita’ di rivedere la legge che riguarda il diritto di cittadinanza perche’ l’Italia e’ in una situazione di ”grande arretratezza” rispetto agli altri paesi dell’Unione europea. Il rappresentante del Cnel, infine, ha definito ”sconcertante” il fatto che dal 2001 il ”governo abbia scelto di fare a meno di qualunque interlocuzione con le forze sociali”.

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