Inquinanti eterni

Pfas, in Francia la prima legge per fermarli

L'Esagono vieta i Pfas nei cosmetici, in scarpe e vestiti e nella sciolina usata nelle attrezzature per gli sport invernali. Lo stabilisce una legge approvata oggi dall'Assemblea nazionale, che affronta «lo scandalo sanitario del XXI secolo». Così il deputato ecologista Nicolas Thierry, relatore della norma, definisce l'inquinamento da sostanze per- e polifluoroalchiliche. Per Greenpeace Italia è grave che in Italia il governo continui a non fare niente

di Elisa Cozzarini

In Francia è stata approvata nelle scorse ore la prima legge che vieta la produzione, l’importazione e la vendita di Pfas in molti oggetti di uso quotidiano, a partire dal 1° gennaio 2026. Si tratta di una delle norme più ambiziose al mondo per ridurre la dispersione nell’ambiente delle sostanze per- e polifluoroalchiliche, gli “inquinanti eterni”, composti chimici utilizzati nei processi industriali per rendere le superfici impermeabili, antiaderenti, resistenti alle alte temperature, ma pericolosi per la salute.

Esagono (quasi) libero da Pfas

La legge, che porta la firma del deputato ecologista Nicolas Thierry, vuole affrontare quello che il politico francese definisce «lo scandalo sanitario del XXI secolo», paragonabile alla contaminazione da amianto. E infatti ha come obiettivo «proteggere la popolazione dai rischi legati ai Pfas». La norma era già stata adottata nella primavera dello scorso anno, ma l’iter si era fermato a causa dello scioglimento dell’Assemblea nazionale. Ora è diventata legge con 231 voti a favore e solo 51 contrari. A opporsi sono stati principalmente gli esponenti del partito di estrema destra di Marine Le Pen, il Rassemblement national. Così il governo francese dà una prima risposta a «un’esigenza collettiva di lotta contro i Pfas», come l’ha chiamata la ministra della Transizione ecologica  Agnès Pannier-Runacher.

Cosa dice la nuova legge

Tra meno di un anno, in Francia, queste sostanze dovranno scomparire da tre categorie di oggetti: cosmetici, scarpe e vestiti impermeabilizzati e dalla sciolina usata nelle attrezzature per gli sport invernali. A partire dal 2030 i Pfas saranno vietati in tutti i prodotti tessili, a eccezione degli indumenti di protezione, come quelli usati dai militari o dai pompieri. Continueranno invece a essere usate nelle padelle antiaderenti, per l’azione di lobby di Tefal, ma anche per la richiesta dei sindacati a tutela dei posti di lavoro (ne avevamo dato notizia qui, quasi un anno fa).

La legge prevede anche l’obbligo di monitorare in modo sistematico la presenza di questi inquinanti emergenti nell’acqua potabile, compresa quella in bottiglia, con la pubblicazione annuale dei risultati delle analisi realizzate dalle autorità sanitarie. A partire dal 2026 entreranno in vigore in tutti i Paesi dell’Ue i limiti introdotti dalla direttiva 2184 del 2020: 100 nanogrammi per litro per la somma di venti Pfas e 500 nanogrammi per litro per tutti i Pfas. I controlli previsti dalla legge francese riguarderanno anche sostanze ancora poco note come il Tfa, non contemplate dalla direttiva Ue. Inoltre, è prevista la richiesta di un indennizzo per gli stabilimenti industriali responsabili di scarichi contenenti queste sostanze, in base al principio che chi inquina paga.

Il commento di Greenpeace Italia

Per Greenpeace, che ha realizzato la prima mappatura indipendente della contaminazione dell’acqua potabile da Pfas in Italia, la legge pone la Francia come il Paese più all’avanguardia in Europa per il contrasto all’inquinamento da queste sostanze pericolose. «In Italia invece il governo Meloni continua a non intervenire, nonostante la contaminazione diffusa delle acque potabili e i gravi casi di contaminazione in alcune aree del Veneto e del Piemonte», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. «Serve subito una legge nazionale per vietare l’uso e la produzione di Pfas».

La foto in apertura è di Greenpeace Italia

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