Sostenibilità
El Baradei nasconde qualcosa?
Il direttore generale dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica sospettato di coprire un programma nucleare clandestino diretto dal suo Paese orginario, l'Egitto
In un articolo apparso nella sua odierna edizione, il quotidiano francese Libération ha attirato l’attenzione su un caso che, se confermato, assumerà le proporzioni di un dossier a dir poco “esplosivo”.
Proptagonista dell’inquietante vicenda, il direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea), Mohammed el-Baradei, giudicato il mese scorso come uno fra i canditati più seri per il premio noble della pace.
In seno all’Aiea, stanno circolando voci sempre più insistenti riguardo l’uso da parte di el-Baradei della sua posizione di direttore generale dell’Aiea per impedire l’apertura di un’inchiesta nei confronti dell’Egitto, sospettato di condurre un programma nucleare clandestino.
A manovrare dietro le quinte nell’esercitare pressioni forti nei confronti di el-Baradei vi sarebbero gli Stati Uniti, già molto irritati dal direttore generale dell’Aiea sulla questione iraniana. Washington sospetta infatti el-Baradei di evitare a tuttri i costi la rottura diplomatica con l’Iran, accusata dalla Casa Bianca di aver ripetutamente violato il Trattato di non proliferazione di cui Teheran è firmatario.
Se confermato, il caso egiziano aprirebbe un secondo capitolo nello scontro tra Washigton e l’Aiea, ma soprattutto lancerebbe sulla piazza pubblica un dossier esplosivo. All’origine del sospetto scrive Libération, vi sarebbe “il programma nucleare libico brutalmente abbandonato dal versatilissimo colonnello Gheddafi il 19 dicembre 2003”. La scelta del presidente libico avrebbe permesso “all’Aiea di ficcare il suo naso in alcuni dossier segreti”.
Così, alcune fonti diplomatiche occidentali sostengono che “si è riuscito a stabilire che il programma libico aveva implicazioni egiziane”. Nello specifico, il programma di Gheddafi ha permesso l’importazione di uranio per un valore complessivo di oltre 500 milioni di dollari, nonché di 10 000 centrifughe P (Pakistan) 2. “Un programma importante” afferma Libé, “sul quale sembra che Tripoli non si limitava a lavorare per i propri interessi, ma anche, in modo segreto, per gli egiziani”.
Il caso, già al centro di forti tensioni tra l’Aiea e l’Egitto (accusata di aver fatto giochi sporchi), è a tal punto sensibile che viene trattato con “grande sensibilità”. Ciò nonostante, a questo gioco, ci sta rimettendo la faccia el-Baradei, “accusato dai diplomatici di usare della sua influenza alla guida dell’Aiea per frenare una vera e propria implicazione dell’agenzia in questo dossier”.
Alcune accuse rimproverano addirittura al capo dell’Aiea di “essere un elemento chiave nella politica strategica egiziana, con l’incarico di favorire il Cairo nel trasferimento di informazioni e di tecnologia nucleari”. Queste accuse giungono in un momento particolarmente delicato per el-Baradei, pronto a sollecitare un terzo mandato alla guida dell’Aiea di cui è direttore dal 1997.
Alcuni esperti hanno tuttavia espresso alcuni dubbi sui margini di manovra da parte di Baradei. E’ il caso di Bruno Tertrais, un esperto di questioni nucleari, secondo il quale “non bisogna esagerare l’importanza di el-Baradei alla guida dell’Aiea. Anche per il solo fatto che al di sopra di lui c’è l’Ufficio dei governatori. Partendo dal presupposto che avrebbe voluto coprire il caso egiziano, non ha la capacità di impedire che luce sia fatta su di un programma nucleare nazionale, anche se questo è egiziano”.
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