Mondo
Iraq: fuga da Falluja
Secondo fonti militari, il 65% dei 250 mila abitanti della citta' hanno gia' evacuato le loro case e si trovano o in campi profughi nelle vicinanze del centro abitato
di Paul Ricard
Centinaia di persone stanno fuggendo in queste ore dalla citta’ ribelle sunnita di Falluja, ad ovest di Baghdad, martellata quotidianamente da incursioni aeree dell’esercito statunitense che e’ alla ricerca del super-ricercato giordano Abu Mussab al-Zarqawi, considerato il referente di al Qaida in Iraq. ”Almeno 400 automobili, cariche all’inverosimile, stanno lasciando in questo momento l’abitato”, ha detto il sergente dei marines Brett Turck. La nuova ondata di esodo e’ iniziato dopo una nottata di bombardamenti da parte di aerei statunitensi che hanno preso di mira sopratutto la zona sud-orientale della citta. ”Un velivolo delle forze statunitensi ha colpito un obiettivo nemico”, recita stamane un comunicato. Gia’ migliaia di abitanti di Falluja hanno abbandonato le loro case, da quando le forze americane hanno cominciato ad attaccare la citta’, dove sono convinte abbia trovato rifugio Zarqawi. Il suo gruppo, che ha giurato fedelta’ e alleanza con Osama Bin Laden, ha rivendicato molti dei piu’ efferati attentati o rapimenti di stranieri in Iraq. Secondo fonti militari, il 65 per cento dei 250 mila abitanti della citta’ hanno gia’ evacuato le loro case e si trovano o in campi profughi nelle vicinanze del centro abitanti o in altri villaggi nell’area di Baghdad. Dal 14 ottobre, l’esercito americano ha stretto la morsa attorno a Falluja, mentre il primo ministro iracheno Iyad Allawi ha minacciato di dare il via all’offensiva finale se non si trovera’ nelle prossime ore un accordo con i dignitari della citta’. ”Siamo entrati nella fase finale”, ha detto domenica scorsa.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.