Famiglia

Un pienone di Vita

Per il compleanno del giornale Lella Costa e Riccardo Bonacina hanno accompagnato i 1800 presenti attraverso questi anni intensi e cruciali.

di Ettore Colombo

«C'è un grande prato verde/ dove nascono speranze/ che si chiamano ragazzi/ Quello è il grande prato dell'amoreee”. Vedere l'elegante, compassato (e altissimo) Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa, canticchiare a bassa voce ma strofa per strofa l'arcinota – e sempre bellissima – canzone di Gianni Morandi Un mondo d?amore, è stato uno dei tanti, piccoli ma divertenti, gioiosi e a volte inaspettati “eventi” che hanno fatto della festa dei 10 anni di Vita una serata davvero unica e memorabile.

Merito, di certo, dei due “conduttori”, una Lella Costa in formissima che sfornava battute improvvisate degne dei suoi migliori spettacoli e un Riccardo Bonacina, il fondatore e direttore editoriale di Vita, ma anche e soprattutto dei tanti volti noti e meno noti, famosi e sconosciuti che hanno riempito “in ogni ordine di posti” il teatro Smeraldo di Milano, il 25 ottobre, per festeggiare il compleanno di Vita. Citiamo – in ordine di apparizione ai nostri occhi e dunque decisamente alla rinfusa – la coppia Aldo Bonomi e Sergio Segio, che sono arrivati prestissimo, fin troppo in orario, e che volevano andarsene dopo pochi minuti non perché si annoiassero ma perché “noi non siamo tipi da feste". L'imprenditrice Marina Salomon, invece, ha dimostrato una curiosità contagiosa chiedendo, di ognuno degli ospiti seduti sul palco – tra loro le decine di presidenti di associazioni, ong ed enti del non profit che fanno parte del Comitato editoriale di Vita – chi fossero, com'è strutturato il giornale e poi lasciandosi andare anche lei a fare “da coro” alle canzoni che i protagonisti musicali della serata, da Paolo Belli a Paolo Vallesi, da Franco Mussida, già della Pfm, che ha portato sul palco e diretto l?orchestra dei suoi “ragazzi” del Centro professione musica, fino allo stesso Gianni Morandi che ha cantato, insieme a Belli e Vallesi, Si può dare di più, inno della Nazionale Cantanti. Ma il grande Gianni ha voluto regalare anche un'altra canzone che guarda caso si chiama Vita e che, scritta da Mogol, è diventata famosa grazie all'interpretazione sua e di Lucio Dalla.

E proprio con «Vita io ti credo?» si è aperta la serata dei festeggiamenti speciali per i dieci anni di Vita dieci anni che sono stati ripercorsi tutti, grazie alle voci narranti di Lella Costa, voce ironica, allegra e politicamente ma intelligentemente scorretta, e quella di Riccardo Bonacina, voce suadente, ospitante (verso tutti i protagonisti di questi dieci anni chiamati di volta in volta sul proscenio) ma anche emozionata per l'incombenza non cercata. E così, davanti a un pubblico affascinato e partecipe (lo Smeraldo era pieno nei suoi 1800 posti), sono sfilati davanti testimonianze e filmati di questi dieci anni di battaglie, a volte vinte e a volte perse, condotte dalla redazione del settimanale. Dalla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin a Mogadiscio nel 1994 (il loro barbaro omicidio è stato ricordato da Francesco Cavalli, promotore del premio Ilaria Alpi che compie a sua volta 10 anni) alla strage in Ruanda, dalla guerra in Bosnia, raccontata con grande maestria e capacità di rovistare nell?animo di chi lo ascolta o legge dallo scrittore Erri De Luca, volontario tra le macerie lasciate da quella guerra. Dal dramma della disabilità raccontata prima con le immagini del film Un silenzio particolare, diretto da Stefano Rulli e scritto insieme alla moglie Clara Sereni, autrice di altri libri e racconti indimenticabili e poi dalla voce della stessa scrittrice sul palco, al dramma degli extracomunitari che sbarcano dalle “carrette del mare” e spesso ci muoiono, in mare, per raggiungere l'Italia, cioè quella che credono essere la loro Lamerica grazie a uno spezzone dell'omonimo film di Gianni Amelio che ha raccontato la tragedia degli albanesi (correva il 1997).

Non sono mancati, naturalmente, momenti meno spettacolari ma non per questo meno importanti e significativi, nella carrellata di questi dieci anni che hanno intrecciato classe politica e società civile, leader sindacali e ong, movimenti no e new global come crescita di Finanza etica e commercio equo, come hanno ricordato e sottolineato gli interventi dal palco del presidente delle Acli Luigi Bobba («Nel '98, quando firmammo il patto tra governo Prodi e Terzo settore, non andammo col cappello in mano: anche Prodi s'impressionò»), del portavoce del Forum del Terzo Settore Edo Patriarca, del presidente di tutte le ong italiane Sergio Marelli, che ha denunciato con forza: «La cooperazione è morta, l?ha uccisa questo governo ma i privati e giornali come Vita ci permettono di farla vivere». E poi quelli che ormai per Vita e i suoi lettori sono i due Giorgi, gli onorevoli Jannone e Benvenuto, uno di Forza Italia e l'altro dei Ds, promotori di quel provvedimento legislativo meglio noto come la + Dai – Versi che ormai è in dirittura d?arrivo per l'approvazione, in Parlamento, come emendamento alla Finanziaria,grazie soprattutto al loro lavorìo incessante e tenace svolto nei meandri delle commissioni di Montecitorio e anche alla campagna di sensibilizzazione e denuncia del suo tentato di affossamento fatta da Vita. Ecco perché anche i nostri “due Giorgi”, insieme a molti altri personaggi dello sport (la medaglia d?oro alle Olimpiadi Igor Cassina), dello spettacolo (i cantanti Morandi, Belli e Vallesi che hanno “costretto” persino l'olimpionico Cassina a fare il coro in Si può dare di più) e dell'economia, come appunto l'ad di Banca Intesa Corrado Passera. Che ha voluto curiosamente prendere a prestito le parole del musicista Franco Mussida («Cerchiamo di portare la musica là dove di solito non può entrare, in carcere o nelle comunità di recupero») e dire: «Portiamo il credito in quei settori della società che lo meritano ma hanno difficoltà a investire».

Ci sarebbe da citare la presenza, nelle prime file delle poltroncine rosse, del direttore della Gazzetta dello Sport Candido Cannavò e dell'irrefrenabile don Antonio Mazzi, che esibiva – nonostante il caldo infernale – un cappello di lana a punta, il ricordo commosso di un amico che non c'è più, il presidente dell'Arci Tom Benetollo (ma in sala c'era il suo amico ed oggi senatore Nuccio Iovene, primo presidente del Forum, mentre l'ex ministra Livia Turco inviava calorosi saluti) e soprattutto le tante, divertenti, battute di Lella Costa, a volte ironiche e fulminanti, altre romantiche e commosse.

«L'ultima resistenza è fare le cose bene», ha detto Lella citando il grande scrittore José Saramago. Ma qui preferiamo chiudere citando la frase con cui Bonacina ha aperto la serata (quella che si è chiusa con il coro dei ragazzi di Mussida che intonavano L'aquila reale), frase di un grandissimo amico degli uomini che hanno fatto e fanno Vita, il poeta e scrittore Giovanni Testori: «Basta amare la realtà, sempre, in tutti i modi, anche nel modo precipitoso e approssimativo che è stato il mio. Ma amarla. Per il resto, non ci sono precetti». A volte ci capita d'incontrare qualcuno che non solo vuol fare il giornalista ma leggendo con attenzione Vita, vorrebbe farlo qui. «Pagano poco e ti fanno lavorare tanto», cerchiamo di scoraggiarli subito. Ma come consiglio, se proprio insistono, piuttosto che indicare manuali di giornalismo, preferiamo indicargli gente come Testori. E come Erri De Luca, Luca Doninelli, Marco Revelli, Aldo Bonomi. Ma anche come Giorgio Gaber e Fabrizio De André. Tutti amici di Vita di questi dieci anni passati e, ne siamo certi, anche dei prossimi.


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