Mondo

Il liberal spera. Ma non palpita

Visto dagli USA di di Bernardo Parrella.

di Bernardo Parrella

«Impossibile ignorare le elezioni. Anche se è in corso un?enorme campagna per far concentrare la gente sulle stravaganze personali e far loro credere che questa sia la politica. Be?, non lo è. Perciò il punto è continuare a lavorare». Così la pensa Noam Chomsky, icona del movimento progressista statunitense, e con lui molti altri liberal.
A pochi giorni da un voto che alcuni hanno definito il più importante della storia Usa, è questo il pensiero del variegato arcipelago americano che spazia dai non profit ai progressive, dai non allineati ai cani sciolti. Pur dovendo scegliere tra Bush e Kerry, pochi cullano l?illusione di trovarsi il 3 novembre in uno scenario rinnovato. Comunque vada, ci sarà sempre da rimboccarsi le maniche per «aiutare a riportare il nostro Paese su una strada giusta e onesta», come incitano le email di MoveOn, sito legato al partito democratico che segue la campagna anti-Bush da due anni.
Ne è convinto anche l?ex cyber-candidato Howard Dean, che ha appena dato alle stampe il libro You have the Power, dove vengono documentati i fallimenti di Bush, insistendo sul lavoro del dopo-elezioni per far penetrare nel dibattito pubblico gli ideali liberal. Dean sta anche girando il Paese per guadagnare sostegno al partito: se anche Kerry dovesse farcela, dice, sarebbe più una sconfitta della destra che una vittoria dei progressisti. Ecco perché il blog Democracy for America continua a battersi (e raccogliere fondi) per quei candidati locali che «daranno forma al futuro del partito democratico». Il 2 novembre, infatti, gli elettori di parecchi Stati dovranno scegliere, oltre al presidente, anche commissari di contea, sindaci e parlamentari nazionali.
Contemporaneamente, sotto slogan tipo «leave no voter behind» (non trascurare nessun elettore) ed «every vote counts» (conta ogni voto), sale la mobilitazione sulla regolarità del voto, questione non da poco visto il flop di quattro anni fa in Florida e gli avvocati pronti a darsi battaglia nel caso di procedure equivoche. Si va da VOTEWATCH, osservatorio sui risultati, a Verified Voting, che si concentra sul voto elettronico. E sono già state riportate irregolarità nelle prime giornate dedicate al voto anticipato.
Intanto il New York Times ha appoggiato Kerry, scrivendo: «La Casa Bianca di Bush ci ha sempre portato gli aspetti peggiori della destra americana senza nessuno dei vantaggi. Abbiamo ottenuto obiettivi radicali ma non efficacia gestionale». Sul filo di lana, si associa il Washington Post portando a 66 i quotidiani che appoggiano Kerry, contro i 58 pro Bush. Sostegno al ticket democratico anche dal settimanale liberal The Nation, ma con ragioni diverse: «Pur se i nostri disaccordi con Kerry sono profondi», spiega l?editoriale, «crediamo che abbia le qualità per essere presidente». Insomma, c?è speranza, senza però palpitazione, per la possibile vittoria di Kerry.

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