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Così il giornalismo sociale imparò a fare lobbing

Nel terzo episodio del podcast "Da che vita nasce VITA", dedicato alla memoria di Riccardo Bonacina, il fondatore del giornale scomparso l'11 dicembre scorso, si affronta il ruolo di "lobbista sociale" che la testata assunse fin dall'inizio. Un assetto deciso, insieme ai responsabili delle grandi realtà di Terzo settore, di fronte alla scoperta di quanta burocrazie o quanta legislazione inadeguata penalizzassero le cause sociali. Il caso dell'Iva da pagare per la pubblicità concessa gratuitamente. Ascolta l'episodio

di Giampaolo Cerri

L’inizio di VITA è anche la scoperta delle difficoltà spesso frapposte dalle leggi e dalla burocrazia all’azione volontaria. Man mano che il giornale prende consapevolezza della ricchezza di quello che impariamo a descrivere come Terzo settore, si deve pur constatare come il nostro sia il Paese dei paradossi e, a ogni angolo, ci siano lacci e lacciuoli burocratici, fiscali, autorizzativi che ingabbiano, ostacolano, rendono più difficile la vita a chi opera “non per profitto” e nell’interesse del bene comune.

Il questo terzo episodio del podcast Da quale VITA nasce vita, riservato agli abbonati e alle abbonate di VITA (se non lo foste, fatelo qui), la conversazione fra chi scrive e Riccardo Bonacina affronta proprio questa dimensione “speciale” del giornale, un profilo che l’allora settimanale acquisisce da subito.

Scoprendo, a proprie spese, che se le tv nazionali offrono spazi gratuiti allo spot sociale mirabilmente realizzato da Gavino Sanna, c’è comunque da pagare l’Iva. E così è per ogni associazione che volesse realizzare della pubblicità sociale.

Lo spot di VITA si diceva. Nella conversazione, Riccardo rammenta che la Rai rifiutò di mandarlo in onda, perché i toni erano davvero forti. Mediaset ebbe il coraggio di farlo.

Come potete vedere nel link sottostante, il grande pubblicitario aveva, da par suo, schiacciato il pedale della provocazione: sulle note di una “mitologica” canzone di Nilla Pizzi, La vita è un paradiso di bugie, scorrono immagini in bianco e nero accoppiate a famosi titoli di film o di serie tv o a espressioni comunque di gran moda. Lo spettatore non può rimanerne indifferente: sul volto di un’africana allo stremo compare il titolo Donne in carriera, sui fuggitivi vietnamiti a bordo della zattera di fortuna la scritta è Love boat, per il volto di un bimbo denutrito arriva Colazione da Tiffany, per l’immagine di giovani africani amputati che giocano a calcio con le stampelle, lo slogan che è l’emblema di quell’Italia berlusconiana: Forza Milan!

E dopo tutte queste bugie, il messaggio, il claim che spiega la provocazione: «Il problema non è morire, è vivere». Finché la voce fuori campo offre la soluzione: «VITA, il primo settimanale dedicato a chi crede nella vita, è in edicola».

Per tornare al grande lavoro di “buona lobby” che VITA svolse sin dai primi giorni, nella conversazione che ascolterete, con Riccardo rinvanghiamo il lavoro preparatorio delle Legge cosiddetta del “Buon Samaritano”, quella che consentiva ai volontari di raccogliere anche le eccedenze alimentare fresche per donarle agli indigenti. Una norma, racconta, che nasce in un bar sotto la redazione del giornale, in via Cellini a Milano, con i vertici del Banco Alimentare ai primi del 2000.

E poi, il ricordo tocca altre norme importanti, tutte in qualche modo incubate, suggerite, caldeggiate da VITA e dalle associazioni del Comitato editoriale e quindi proposte, in maniera bipartisan, alla politica. Un’idea di giornalismo militante, attivo e attivista, di un racconto della realtà sociale e dei suoi bisogni che compiva anche il passo civico successivo: catalizzare le energie buona in campo.

È un episodio più breve dei precedenti perché, lo ricordiamo, queste conversazioni dovevano condurre alla scrittura di un libro, a quattro mani, sulla storia dei 30 anni di VITA. Il dialogo si fa cioè più serrato, le domande più precise, c’è meno spazio al ricordo libero, per così dire.

A ricordare l’impegno di Riccardo anche il libro 30 anni di pensiero sociale, curato dal direttore Stefano Arduini: lo si può scaricare gratuitamente dal sito, qui, registrandosi.

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