La salute sul palco
Sanremo: da dietro le quinte, la voce dell’oncologia
La modella Bianca Balti, che sarà co-conduttrice della seconda serata, è stata colpita da un tumore ovarico al terzo stadio. Forse non ne parlerà sul palco, ma ne ha parlato sui social. I riflettori del Festival tuttavia sono preziosi per fare chiarezza su questo "big killer" con Domenica Lorusso, responsabile della ginecologia oncologica Humanitas San Pio X
![](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2025/02/Bianca-Balti-tumore-foto-instagram.jpg)
Il Festival della canzone italiana è da sempre occasione preziosa per amplificare importanti messaggi di educazione alla salute per la possibilità di rivolgersi a milioni di telespettatori. In pochi avranno dimenticato il monologo dell’anno scorso del musicista e compositore Giovanni Allevi che, durante la seconda serata del Festival, portò sul palco la sua testimonianza di dolore e di consapevolezza legata alla malattia del sangue di cui soffre, il mieloma multiplo.
Quest’anno, un importante spunto di riflessione viene dalla partecipazione della modella Bianca Balti, che negli ultimi mesi ha condiviso con i suoi fan il suo personale percorso relativo alla diagnosi di tumore alle ovaie in stadio avanzato, ricevuta lo scorso settembre. Un’occasione per fare, ancora una volta, chiarezza su questa aggressiva malattia oncologica, che è ancora oggi uno dei “big killers” tra le neoplasie ginecologiche, al decimo posto tra tutti i tumori femminili, con una sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi del 43% (nel caso del tumore al seno è invece dell’88%).
La modella aveva raccontato di essersi sottoposta nel 2022 a mastectomia bilaterale preventiva in quanto portatrice di una mutazione patogenetica dei geni Brca, acronimo per BReast CAncer gene. La stessa diagnosi di mutazione genetica Brca1 è quella che ha spinto anche Angelina Jolie a sottoporsi all’asportazione preventiva dei seni e delle ovaie. Ciò ebbe grande risalto mediatico, tanto che a lungo si parlò di “geni Jolie”: in molte seguirono il suo esempio, si registrò un aumento di ricorsi tra le donne mutate alla chirurgia profilattica ma anche un aumento di consapevolezza sulla prevenzione.
«Queste mutazioni predispongono allo sviluppo del tumore ovarico, per il quale ancora non esiste un test di screening e la maggior parte delle diagnosi, oltre l’80%, sono in fase avanzata» spiega Domenica Lorusso, responsabile della ginecologia oncologica Humanitas San Pio X e ordinario di ginecologia e ostetricia alla Humanitas University. Cosa direbbe ai milioni di donne che saranno in ascolto?
Vorrei accendere l’attenzione sui sintomi e dire che nella pancia non c’è solo il colon, ma molto altro. Non pensate solo a diverticolite o problemi intestinali, fate un’ecografia transvaginale
Attente ai sintomi
«Vorrei accendere l’attenzione sui sintomi e dire che nella pancia non c’è solo il colon, ma molto altro. Si dice che il tumore alle ovaie sia asintomatico, ma in realtà i sintomi ci sono e sono misconosciuti» spiega Lorusso. «In caso di nausea, mal di pancia, dolore e gonfiore addominale, cattiva digestione reiterati non bisogna pensare solo a diverticolite o problemi intestinali, ma rivolgersi a uno specialista ed eseguire un’ecografia transvaginale».
Le mutazioni pericolose
Le persone portatrici di una mutazione dei geni Brca hanno un rischio notevolmente aumentato di sviluppare un carcinoma ovarico. Sono infatti geni oncosoppressori, capaci di regolare la proliferazione cellulare e di riparare gli eventuali danni nella replicazione del Dna. Una loro mutazione può inficiare queste funzioni, predisponendo all’insorgenza del tumore. Chi ha l’alterazione Brca1 ha una probabilità di tumore ovarico che può arrivare fino al 60%, con Brca2 fino al 30%. Negli anni, si è compreso che tali varianti aumentano il rischio non solo di seno e ovaie, ma anche di altri tumori, e non solo nella donna, come il cancro al pancreas, che in circa l’8% dei casi possiede le mutazioni Brca, allo stomaco, alla prostata e anche in un tumore tipicamente ambientale come quello al polmone.
I test genetici
«Facciamo il test a tutte le donne con una diagnosi di tumore ovarico per verificare la presenza di queste e altre mutazioni. Sappiamo che fino al 22% dei casi sono legati una mutazione Brca 1 e 2, un altro 20% a un più complesso sistema di geni che chiamiamo difetto di ricombinazione omologa, che è un difetto nei meccanismi di riparazione del Dna» spiega la specialista. Il pannello di geni indagati è in crescita: «Oltre a Brca1 e 1, ce ne sono altri come Palb2, Check2. Se la paziente ha una di queste mutazioni patogeniche, complessivamente in un caso su due, si fa il test a cascata anche alla famiglia».
La chirurgia profilattica
Conoscere la mutazione aiuta a indirizzare i trattamenti in caso di diagnosi e, nelle donne sane, fornisce una grande opportunità per limitare i rischi e intervenire per tempo. «L’unica prevenzione possibile esistente è per le donne portatrici della mutazione, cui si raccomanda l’asportazione delle ovaie e anche delle tube. Le linee guida indicano che la rimozione è l’unica che riduce il rischio di morte» spiega la specialista. L’annessiectomia profilattica bilaterale (cioè l’asportazione chirurgica di tube ed ovaie) elimina l’organo bersaglio del cancro consente di ridurre al massimo il rischio di malattia (del 96%) e di decesso, come da linee guida europee di Esmo e americane di Asco.
L’unica prevenzione possibile esistente è per le donne portatrici della mutazione, cui si raccomanda l’asportazione delle ovaie e anche delle tube. Le linee guida indicano che la rimozione è l’unica che riduce il rischio di morte
La ricerca continua
I farmaci inibitori di «Parp», enzima coinvolto in vari processi di riparazione del Dna il cui blocco porta a morte la cellula, hanno cambiato il paradigma del trattamento del tumore ovarico e consentito di fare grandi passi avanti in termini di progressione libera da malattia. È di pochi mesi l’approvazione del primo anticorpo farmaco coniugato che ha come target il recettore alfa dei folati. «Riuscire a recapitare la chemioterapia direttamente al tumore attraverso un anticorpo che lega un recettore presente sulle cellule tumorali è la conferma di come conosciamo sempre meglio questo tumore e si possano così avere trattamenti che sono sempre più mirati e personalizzati» spiega Lorusso. Nonostante questi notevoli avanzamenti farmacologici e il miglior trattamento chirurgico, attualmente, circa il’80% delle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato va incontro a recidiva entro i primi tre anni.
«La prevenzione è sempre una buona musica»
Dalla città dei fiori, partirà giovedì 13 febbraio anche una campagna firmata dal ministero della Salute, in collaborazione con la Rai e la Direzione artistica del Festival di Sanremo, per la promozione degli stili di vita sani e gli screening oncologici “La prevenzione in dieci note”, con un talk a Casa Sanremo quando verrà proiettato un video prodotto da Rai Teche con brani di Sanremo che nelle varie edizioni hanno toccato il tema della salute.
Foto pubblicata da Bianca Balti sul suo account instagram
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