Cultura

Per essere un buon leader bisogna essere etici e ottimisti

Lo sositiene l'ex sindaco di New York ospite oggi alla prima edizione italiana del World Business Forum presso la Fiera di Milano

di Francesco Maggio

Obiettivi chiari, ottimismo, etica e altruismo sono requisiti necessari per essere un buon leader. A questi se ne aggiungono altri non meno importanti come la preparazione, il coraggio, il lavoro di squadra e la comunicazione. Sono le caratteristiche che ogni manager deve valorizzare per diventare leader secondo Rudolph Giuliani, l?ex sindaco di New York, illustrate alla prima edizione italiana del World Business Forum presso la Fiera di Milano. Un argomento, quello relativo a manager e strategie d’azienda, su cui si sono confrontati, davanti a una platea di oltre 3.000 partecipanti (uomini d’affari, capi d’impresa e studiosi), oltre all?ex sindaco della Grande Mela, anche Jack Welch, gia’ numero uno di General Electric, e Micheal Porter, guru delle strategie competitive e professore alla Harvard Busaness University. Partendo dall’esperienza di sindaco, Giuliani ha tracciato il profilo di un buon leader, che deve avere obiettivi chiari e buone idee. ”Le persone – ha affermato – tendono a organizzarsi attorno a idee e obiettivi e se il leader non le ha ben chiare non puo’ esservi una buona leadership”. Le idee fungono allo stesso tempo da collante, ”danno fiducia e speranza a collaboratori e interlocutori”. E? importante ”pensare positivo, rendersi conto che offrire soluzioni da’ forza”, come per l’esperienza alla guida di New York. ”Bisogna immaginare la vittoria, il successo, bisogna – ha concluso – capire come migliorare una situazione”. Quanto a come deve essere impostata e a cosa è una strategia aziendale, Micheal Porter ha illustrato la sua ricetta: ”primo obiettivo – ha detto – è la proposta di un prodotto con qualcosa che possa risultare significativamente diverso rispetto alla concorrenza, ponendosi verso il mercato con una catena di valori, vale a dire un sistema di produzione, di marketing e di distribuzione diverso”. Se la ‘best practice’ risulta lo strumento per gareggiare, la strategia è invece riuscire ”a cambiare gara”. Per questo, ha aggiunto Porter, ”fare l’auto migliore non e’ una strategia d’impresa, perché non esiste l?auto migliore”. Per questo la strategia deve poggiare su ”proposizione di valori unici in offerta ai clienti, necessità di avere una catena di valori diversi dai concorrenti, alternative chiare, continuità e rafforzamento reciproco delle attivita’ delle azienda stessa”. Critico sull’impostazione Jack Welch, per il quale ”il vero leader è tale se non studia la strategia, ma la fa. Si deve occupare delle cose che vengono fatte e lo fa insieme al team, chiedendosi sempre il perche”’. E anche in questa chiave, rispondendo a una domanda, Welch ha spiegato che la Cina puo’ essere ”un’occasione”. Da un punto di vista competitivo ”la chiave di lettura è innovare e soddisfare le richieste della clientela, ma – ha osservato – non ci si può illudere di voler andare in Cina pensando che ci siano milioni di consumatori. Ci vuole un partner locale e costruire una strategia che dia vantaggi a entrambi”.


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