Governo
Il requiem della lotta all’azzardo
Ora che la Legge di Bilancio ha cancellato l’Osservatorio per il gioco d’azzardo e la norma di istituzione del fondo per il gioco d’azzardo patologico, quali sono le prospettive? Il sociologo Maurizio Fiasco, uno dei massimi esperti del tema in Italia ha presentato alla Camera un dossier: «Il ministero della Salute ha completamente abbandonato il contrasto alle dipendenze». Leggi i documenti
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Dopo l’abrogazione, per effetto dell’articolo 66 della Legge di Bilancio 2025, del fondo ad hoc e dell’Osservatorio per il contrasto della diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave, istituito presso il ministero della Salute, quali sono i possibili scenari e le proposte?
Lo abbiamo chiesto a Maurizio Fiasco, sociologo, presidente dell’Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio-Alea, che dell”Osservatorio ha sempre fatto parte fin dal 2016 e che ha presentato alla Camera, insieme ad altri dei componenti dell’organismo consultivo che professionalmente si occupano del gioco d’azzardo, un documento e alcune proposte di emendamenti. L’occasione è stata il convegno “Gioco legale: serve una riforma”, organizzato dalla Fondazione Bruno Buozzi e dall’intergruppo parlamentare per la sensibilizzazione sui rischi del gioco d’azzardo.
Fiasco, perché è intervenuto a questo incontro oggi, alla Camera?
Per fare comprendere che intendiamo completare il nostro mandato in modo dignitoso e per parlare degli effetti di questo passaggio, che poi significherà un “non passaggio”.
Ovvero?
Ci saranno solo passaggi simbolici all’Osservatorio per le patologie da dipendenze. L’Osservatorio ha sostenuto il ministero della Salute in una politica strutturata, che ha implicato un processo di servizio da un piano ministeriale finanziato regolarmente, ha fatto derivare una programmazione regionale, corredata da una valutazione ex ante ed ex post delle misure, secondo il protocollo per il trattamento diagnostico, terapeutico e assistenziale. Eravamo impegnati nell’aggiornamento costante del quadro degli impegni del Servizio sanitario nazionale. Poi l’interruzione violenta e tale modello viene destrutturato. Vedo un’impasse che non si sa come risolvere, anche dal punto di vista istituzionale.
Ci spieghi meglio.
Tutte le volte che una dipendenza patologica è legata a un business, cioè a un mercato, lo Stato ammaina la bandiera bianca, coperta a malapena da qualche dichiarazione simbolica. Di fatto si lascia libera di agire la rete dei concessionari, come delle multinazionali del tabacco, o tutta la filiera della produzione di bevande alcoliche o superalcoliche. Idem per il marketing e la vendita dello junk food, quello delle merendine, degli hamburger e delle bibite ipercaloriche. Di fatto, in questo vasto conflitto tra salute pubblica e business, l’unica anomalia era costituita dal settore del gioco d’azzardo, dove il ministero della Salute si è ben posizionato. E gli hanno dato un colpo di mano.
Perché era un’anomalia?
C’era un modello con una sua razionalità, continuità, stabilità: dalla prevenzione all’incentivo ad uscire dalla dipendenza, dall’assistenza alla riabilitazione. Un modello che non esisteva nemmeno sul fronte della lotta alla droga, dove si procede senza un piano, privi di un budget stabilmente iscritto in bilancio del ministero della Salute, cui seguano piani regionali con adeguata erogazione delle risorse. Hanno fatto un deserto, lo chiamano pace. Hanno tolto di mezzo l’unica anomalia presente sul fronte delle dipendenze.
In questo vasto conflitto tra salute pubblica e business, l’unica anomalia era costituita dal settore del gioco d’azzardo, dove il ministero della Salute si è ben posizionato. E gli hanno dato un colpo di mano
Il quadro non cambio seppure vi sono iniziative sperimentali, punti di eccellenza, cose pregevoli. Ma una cosa è il Servizio sanitario nazionale e il piano che riguardi le 107 province dell’Italia o le 20 regioni, un’altra è una ricerca in profondità fatta molto bene, una sperimentazione che dà risultati molto promettenti, un buon servizio a disposizione che prenda in carico, assista e riabiliti. Sono tutte cose che ci sono in Italia. Ma quello che manca per le dipendenze è un piano che vada a regime con continuità e con certezza, e che stimoli la fuoriuscita da una condizione di dipendenza. C’è l’accanimento a far presto, neanche a favorire la transizione da un assetto ad un altro.
Cosa proponete con questo documento presentato?
Sei misure, a nostro avviso, necessarie nell’immediato. Un’ordinata transizione da un assetto consolidato e a regime verso quello previsto dalla Legge di Bilancio 2025. Poi un transito, almeno provvisorio, dall’Osservatorio nel nuovo organismo (Osservatorio per le patologie da dipendenze), attribuendogli la doppia funzione di organismo consultivo del ministro della Salute e di coadiuvante dell’implementazione del nuovo Osservatorio generale.
Inoltre, chiediamo che si possa proseguire nel piano nazionale (in base alle risorse disponibili) per l’annualità 2024 in modo che le regioni possano programmare le attività del Servizio sanitario nazionale nei rispettivi territori poiché possono avvalersi dell’ormai disciolto Osservatorio e in attesa di un nuovo assetto.
Le altre tre misure che chiedete?
Consentire il completamento del ciclo dell’attuale e disciolto Osservatorio. Inoltre, vorremmo che sia confermata l’esclusione di ogni forma, anche potenziale, di conflitto d’interesse nel futuro Osservatorio presso il Dipartimento per le Politiche antidroga dei componenti con ogni qualsivoglia interesse commerciale (oltre che sui giochi d’azzardo, ovviamente sull’offerta di tabacco, alcol, cibo industriale, intrattenimenti digitali). Infine chiediamo, come indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità – Oms, che venga valorizzata la competenza esclusiva del settore di salute pubblica nel definire, controllare, migliorare la prevenzione di tutte le dipendenze.
Avete anche presentato delle proposte di emendamenti?
Sì, sono delle proposte di emendamenti in sede di “Decreto mille proroghe” che modificano l’Art. 66 della Legge di Bilancio 2025 (qui sotto il documento, ndr).
Da quando l’Osservatorio non è operativo?
Dall’1 gennaio 2025. In maniera violenta. Neanche c’è stata la convocazione per ringraziarci di otto anni di lavoro svolto con gratuità, anche pagandoci ognuno di tasca propria le spese di trasporto per venire a Roma. Un segno di una volgarità e di una violenza che segna una cosa grave nel nostro Paese, che il ministero della Salute ha completamente abbandonato il settore delle dipendenze. Ripeto, l’unica voce che con continuità si è data da fare sul fronte delle dipendenze del gioco d’azzardo è stato l’Osservatorio, restando pure nella sua funzione puramente consultiva. Ma la funzione consultiva mette a verbale che alla diffusione del gioco d’azzardo fa da contraltare la diffusione di un quadro clinico, di una malattia, e che alla diffusione della malattia si provvede con i piani delle regioni.
In una intervista a VITA lei disse: «Nel 2024 nell’azzardo si supereranno i 150 miliardi di euro di giocate». Com’è la situazione?
C’è stato un incremento del 6,8% tra il 2023 e il 2024. Sicuramente, nel 2024 si saranno superati i 155 miliardi di euro di gioco d’azzardo. Adesso lo scandalo dei numeri, poiché non segue nessuna misura, di fatto si traduce in un’omeostasi, un risultato invariante. Quello che fa scandalo è la soppressione di un modello che a fatica si era riuscito a far partire.
Io sono entrato nell’Osservatorio nel 2016 quando, salvo la regione Toscana, non c’erano piani delle regioni, alcune erano inerti e per non far loro perdere i finanziamenti le abbiamo sollecitate. Alla fine, tutte e 20 le regioni e le province autonome si sono dotate di un piano: chi eccellente, come Emilia-Romagna, Lombardia e Basilicata, chi dappena sufficiente. Di fatto, c’è in Italia un Livello essenziale di assistenza – Lea per il gioco d’azzardo. È stato tolta ai cittadini l’esigibilità del diritto alla salute davanti alle dipendenze da gioco d’azzardo, davanti a un Lea che era stato realizzato, e che è la premessa, non l’arrivo.
Avete fatto una richiesta di convocazione dell’Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave, al fine del completamento delle vostre attività.
Sì ma è stata respinta. Il paradosso è che il Fondo nazionale, annualità 2024, impone che il trasferimento a copertura dei programmi delle Regioni sulla materia sia subordinato al parere dell’Osservatorio per il contrasto al gioco d’azzardo e al fenomeno della dipendenza grave, ma l’Osservatorio non può riunirsi per dare il parere.
Foto di apertura di Erik Mclean su Unsplash
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