Volontariato
ESF: la Turchia non e’ pronta per l’ingresso nell’Unione europea
In un seminario attivisti politici curdi e turchi sostengono la mancanza di democrazia nel paese asiatico, mentre Bruxelles chiude gli occhi per interessi che non sono quelli di liberta' e giustizia
LONDRA ? L’ingresso della Turchia nell’Unione Europea ? anche se e’ cosa che al più presto avverrà tra 10 anni ? solleva fin d’ora dubbi e questioni trasversali agli schieramenti politici e ai governi nazionali dei paesi membri sull’opportunità di una tale scelta geopolitica.
Vi sono vari punti oscuri e controversi sulla questione, tra cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà civili e la questione curda, temi ad ogni modo strettamente collegati.
Nel corso di un seminario al Forum Sociale Europeo il tema e’ stato discusso da vari esponenti dell’attivismo curdo e turco, che hanno espresso un’opinione sostanzialmente unitaria: la Turchia non e’ ancora un paese dove la democrazia, i diritti umani e civili siano tutelati e protetti. ?Affermare il contrario e’ una falsità!? esclama ripetutamente Bahar Kimyongur, rappresentante del DHCK turco (Fronte rivoluzionario del popolo) a Bruxelles. La lista di violazioni che il giovane politico fa comincia con le prigioni di ?tipo F?, dove viene praticata la cosiddetta ?tortura bianca? (consistente nella deprivazione sensoriale), per finire con attacchi alla libertà di stampa e imprigionamento di giornalisti e attivisti politici. ?La violazione dei diritti civili e umani e’ ancora il pane quotidiano per noi turchi?, afferma Kymyongur. Anche la recente modifica del codice penale turco – che ha scatenato un polverone politico in tutta Europa qualche settimana fa, giusto prima del semaforo verde della Commissione europea per l’apertura delle negoziazioni, il 6 ottobre ? e’ un falso: ?in realtà non e’ cambiato nulla, e gli articoli più controversi non sono stati cancellati, ma solo spostati in altre sezioni del codice?. Tutto questo mentre Ankara afferma di voler praticare la ?tolleranza zero? verso le forme di tortura. Gran parte della responsabilità per lo stato delle cose viene attribuita all’elite militare, molto potente nel paese asiatico. In sostanza, conclude Kymyongur, una Turchia in queste condizioni non può entrare a fare parte dell’Unione europea, che da parte sua tende a chiudere gli occhi di fronte a questi crimini, ?per interessi di alcuni governi europei interessati ad avere al proprio fianco una tale potenza militare, col beneplacito degli Usa?.
Anche Kerim Yildiz, di ?Kurdish Human Rights project?, il cui intervento e’ parso più equilibrato, ritiene che l’atteggiamento di Bruxelles nei confronti di Ankara debba essere rivisto. ?Il rapporto annuale della Commissione Prodi sulla Turchia ? presentato il 6 ottobre scorso, e in attesa di ratifica da parte del Consiglio dei capi di stato e governo europei del 17 dicembre ? tralascia o non approfondisce argomenti che metterebbero in evidenza l’inadeguatezza della Turchia di fronte a un Europa democratica e tutrice delle libertà?, afferma l’attivista curdo, che elenca una serie di gravi mancanze del governo turco rispetto a quanto dice di aver fatto sulla strada dell’integrazione. La lista e’ lunga (tutela delle minoranze, libertà di espressione e associazione, ecc.) ma il punto più importante e’ che ?l’Ue non può negoziare con la Turchia finché non viene risolto definitivamente il conflitto col popolo curdo, e fino a quando questo popolo di 20 milioni di persone non potrà trovare il giusto riconoscimento e tutela da parte del governo di Ankara?.
Dall’altra parte viene comunque riconosciuto il ruolo fondamentale di Bruxelles come agente di pressione per promuovere il cambiamento in Turchia, anche se si vorrebbe un’Europa più attenta ai diritti umani, e non solo all’economia e al commercio.
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