Il lato sociale del Festival
Sanremo: si può dare di più, ma non tutto è noia
La parola più citata è amore. Vita è terza, anche se non basta dire “viva” come fa Gabbani. Colpiscono l’amore verso i figli di Brunori Sas, il femminismo un po’ autoreferenziale di Marcella Bella, il pinkwashing di Tony Effe e le critiche ai social. Fedez canterà la depressione. L'analisi dei testi delle canzoni in gara, dal punto di vista dei messaggi che ambiscono a lanciare
![Giorgia sul palco dell'Ariston per il Festival 2024](https://www.vita.it/wp-content/uploads/2025/02/Giorgia_Sanremo24_Photo-by-Marco-AlpozziLaPresse-.jpg)
Il Festival di Sanremo è il mezzo o il messaggio? Forse non lo capiremo mai. Nemmeno se il Tar della Liguria costringesse davvero la Rai Tv a gareggiare con altri editori per riappropriarsi della sua creatura canora, come da recente caso giudiziario. Però di messaggi ne arriveranno tanti e noi abbiamo cercato quelli che potrebbero avere un respiro sociale o, addirittura, un significato profondo.
Cari genitori
Dopo gli indecifrabili, ma non banali, Achille Lauro e Bresh, in gara con Incoscienti giovani e La tana del granchio, il primo, in ordine alfabetico, a farsi notare è uno degli ultimi arrivati in casa Ariston. Cantautore già affermato, con L’albero delle noci, Brunori Sas debutta al Festival con una canzone delicata e senza sconti sull’esser genitori. Inclusa la paura di non essere all’altezza «sempre canguro tra il passato e il futuro». Bella metafora, lodata anche dall’Accademia della Crusca, per non parlare di quel: «E nei tuoi occhi di mamma adesso splende una piccola fiamma» che non teme strumentalizzazioni politiche o di: «E nel mio cuore di padre il desiderio adesso è chiuso a chiave».
Siamo fragili
Dietro ai Cuoricini dei Coma cose si cela una divertente critica all’uso dei social: «persino sotto alla notizia crolla il mondo”» Dietro Dimenticarsi alle 7 di Elodie, invece, rischia di non esserci niente. Davanti al Battito di Fedez conviene mettersi in ascolto: nonostante il situazionismo estremo a cui ci ha abituati, il rapper dal palco canterà la depressione che lo affligge: «Forse mento quando ti dico sto meglio», «siamo così fragili».
E se Giorgia…
Tralasciando le ultra-sanremesi Fango in Paradiso di Francesca Michielin e Chiamo io chiami tu di Gaia, ci si imbatte in Viva la vita di Francesco Gabbani che non sembra avere molto da aggiungere oltre al suo stesso titolo e in La cura per me di Giorgia, che aspira a vincere, ma più per la bravura dell’interprete che per il testo scritto da Blanco. E se Joan Thiele dedica Eco al fratello, Marcella Bella, preceduta nell’elenco ufficiale dall’interessante Volevo essere un duro di Lucio Corsi, si autocelebra con Pelle diamante. Canterà versi come «La mia più grande fan sono io» con la consueta grinta ma, dell’inno femminista con cui la cantante ha annunciato il brano, non c’è indizio.
Neomi e Tony
La lista dei 30 cantanti, anzi, 29, dopo il ritiro di Emis Killa, prosegue con nomi di calibro, come Massimo Ranieri, Modà che, però, dal nostro punto di vista non lasciano traccia. Potrebbe lasciare strascichi, invece, il duetto che Noemi eseguirà con Tony Effe, in gara a sua volta con Damme ‘na mano. Noemi nella sua Se t’innamori muori butta lì perfino un po’ di impegno, accennando al tema di quanto sia difficile prendere la decisione di avere figli. Inoltre ha giurato che non darà una mano al trapper a ripulirsi l’immagine. Ma dopo le polemiche sui suoi testi sessisti e la tragicomica esclusione dal concerto di Capodanno a Roma, città a cui la canzone è furbescamente dedicata, non sarà facile. In altre rubriche di questo giornale segnaleremmo questo episodio come un’operazione di pinkwashing.
Nostalgia canaglia
Olly, con Balorda nostalgia scivola via e si ferma davanti al tentativo di Rkomi di svelare Il ritmo delle cose, dove il rapper ha dichiarato di voler dipingere l’attaccamento all’isolamento dettato dal digitale. Sarà, ma c’è un verso che comunque vola altissimo: «Ritrovo la bellezza solo dietro l’imprevisto». Rocco Hunt merita un discorso a parte. Interpreta una sorta di rapper dei buoni sentimenti, dove il nostro ritrova la Napoli che ha dovuto lasciare per diventare qualcuno ma che non dimentica «le facce degli amici ca nun ce stanno cchiù» e il fatto che «ancora si muore per niente a vent’anni».
Nessuno mi può giudicare
In zona Napoli c’è anche la polistrumentista Serena Brancale, con Anema e core, mentre un po’ più onirico è l’Amarcord di Sarah Toscano. In una città immaginaria, che potrebbe essere la nostra, si posiziona La mia parola di Shablo, in compagina di Guè, Joshua e Tormento. Quattro rapper che descrivono un mondo dove «la gente muore senza soldi e alternative» e dove «odi e ami a giudicarmi è Dio».
Di Simone Cristicchi ha già mirabilmente parlato la nostra Daria Capitani: assieme a Brunori Sas è l’artista che più di tutti vive il Festival anche come l’occasione per affrontare dei temi nascosti, nel caso di Quando sarai piccola la malattia degenerativa della madre, raccontata con tenerezza senza cadere nel retorico o nel patetico. Mancano all’appello in questa rassegna i The Kolors, ca va sans dire e Willy Peyote con Grazie ma no grazie: dal cantautore torinese potrebbe però arrivare la sorpresa che parte dal Cyrano e arriva sfiorare quello che un tempo si sarebbe chiamato il perbenismo interessato e la dignità fatta di vuoto: «C’è chi dice non si può più dire niente, poi invece parla sempre, almeno sii coerente».
Perché lo fai
Giunti al termine di questa rassegna, divertendoci a cercare la parola più usata nelle canzoni, senza troppe sorprese, abbiamo scoperto che vince “amore”, con 46 citazioni, seguita da “occhi” con 38 e dalla parola che qui amiamo di più, ossia “vita”, con 36. Inevitabile e prevedibile la ricorrenza dell’amore, un po’ meno quella delle altre due. Infine, nascosta in mezzo alla classifica delle parole ricorrenti, tra le 26 occorrenze di sempre e le 24 di niente, si fa largo l’unica parola che viene quasi spontaneo pronunciare: “Perché?”. Ma non vogliamo chiudere l’esplorazione sanremese con sterili polemiche. A quelle pensano autori e uffici stampa. Aspettiamo il Festival sperando che, con le melodie unite ai testi, i (Carlo) Conti tornino e venga fuori tutta un’altra musica.
Giorgia, tra i favoriti, mentre si esibisce sul palco dell’Ariston nel Sanremo 2024. Photo by Marco Alpozzi/LaPresse
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