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In esclusiva per gli abbonati: Veltroni, l’Africa mi ha cambiato, ora tocca a voi

Il discorso a braccio di Walter Veltroni durante il viaggio in Mozambico con cento studenti dei licei di Roma

di Emanuela Citterio

?Roma-Maputo, andata e ritorno? è il nome di un viaggio. Dal 2 al 5 ottobre cento studenti di quattro licei di Roma hanno seguito il sindaco Walter Veltroni in Mozambico per inaugurare la scuola ?Roma? a Guava, nelle vicinanze di Maputo, costruita in un anno grazie al coinvolgimento di quattro licei romani: Virgilio, Tasso, Mamiani e Visconti. Ma in gioco c?è ancora di più. Sul prato dell?albergo che a Maputo ha alloggiato per tre giorni gli studenti dei quattro licei romani il sindaco di Roma chiama tutti a raccolta. “Voglio fare il punto con voi” dice ai ragazzi. Come non ha mai fatto in questi tre giorni di ?Roma-Maputo, andata e ritorno? parla di getto e senza misurare le parole. Eccone la trascrizione: In questi giorni abbiamo fatto una doccia scozzese permanente. Ma voluta! Perché ve l?abbiamo organizzata apposta, non è stato un caso. Abbiamo cominciato con l?orfanotrofio e poi la festa a Guava, siamo andati alla discarica e poi abbiamo visto il progetto ?Dream? alternando così speranza e tragedia. Perché l?Africa è così: è dolore ma anche capacità di riscatto. Con il progetto Dream, (della comunità di Sant?Egidio, ndr) avete visto il luogo dove l?Aids è combattutto. Non deve sfuggirvi il fatto che avete visto anche un pezzo della lotta politica perché la quella del controllo, dell?uso e della brevettabilità dei farmaci, è una delle questioni che riguardano la vita di questo continente. Siamo stati a Guava (dove Veltroni ha inaugurato una scuola con i cento studenti dei quattro licei romani, ndr). E a Guava abbiamo visto che cosa è la solidarietà. Vorrei dirvi che non c?è nessun contrasto ma, almeno per che per la mia esperienza personale, assoluta sintesi fra quello che si può fare per la persona e quello che bisogna fare sul piano politico ? per questo abbiamo organizzato il 17 aprile una grande manifestazione per l?Africa. Perché volevamo porre un grande tema politica all?attenzione di tutti i governi del mondo, per rompere il muro del silenzio. Quel muro del silenzio per cui 1 milione di morti nel Ruanda valgono meno di un incidente stradale in Francia o in Italia. Questa cosa assurda per cui per il fatto che sono neri e sono lontani non esistono per il nostro sistema di informazione non esistono. Da ex direttore di un giornale, posso dirvi quanta fatica si faceva a far passare qualunque cosa non fosse occidentale. Una cosa che bisogna riuscire a fare è creare un grande movimento d?opinione sull?Africa. I governi si accorgeranno dei problemi dell?Africa solo in due casi. Nel primo caso perché l?Africa gli scoppierà fra le mani ? perchè? noi abbiamo visto com?è la gente in Africa, e credo che una delle cose meravigliose che ciascuno di noi ha visto è la dignità, l?allegria, e la fierezza con la quale la loro povertà. E l?abbiamo visto in persone che vivono due volte la metà della nostra vita. La vivono a metà perché vivono la metà degli anni che viviamo noi e metà perché vivono la metà delle nostre giornate, perché qui alle sei quando è buio è buio sul serio. Noi abbiamo tanto sofferto per la notte di blak out a Roma? beh, qui c?è il black out tutti i giorni. Non parlo di villaggi, parlo di Guava, dove eravamo ieri, parlo di tanta parte dell?Africa. Il giorno in cui a questa fierezza, a questa allegria, a questa voglia di riscatto si dovesse sostituire invece la frustrazione, il fanatismo dell?intolleranza, dell?integralismo, del terrorismo? allora l?Africa diventerebbe una bomba nel destino del mondo, di difficilissimo controllo. Però dobbiamo evitare che sia così e fare in modo che ci sia la seconda buona ragione per interessari dell?Africa, che parte da una semplice constatazione umana ? so che qualcuno di noi nell?intervista Marco Risi ha detto che a Roma rivedrà i problemi che lo assalgono quotidianamente con un altro spirito perché le cose che abbiamo visto in questi giorni ti permettono di rifare una gerarchia delle cose importanti e quelle meno importanti? Quello che dobbiamo riuscire a fare è spingere sull?opinione pubblica perché cresca un movimento che dica ai governi: non potete disattendere all?impegno che avete preso. Dovete sapere che tutti i governi occidentali hanno preso l?impegno a portare allo 0,7 per cento del proprio Prodotto interno lordo la cooperazione allo sviluppo. Non solo questo impegno è stato disatteso ma si sta retrocedendo. E non è vero che la situazione qui migliora. La situazione qui peggiora. Non è vero che la globalizzazione ?ci metterà del tempo, ma alla fine??, non è vero! La globalizzazione certo può essere una chance ma a condizione che sia una chance per tutti. La realtà invece è che i Paesi poveri sono sempre più poveri e che quelli più ricchi sono ancora più ricchi. Che il mondo rischia di funzionare come la discarica che abbiamo visto oggi, c?è una parte che consuma e una parte che vive dei rifiuti e dei resti di chi ha consumato. La seconda ragione per interessarsi dell?Africa è questa: tra l?impegno politico e l?impegno per una persona, vi dicevo, non c?è competizione. Non è che l?impegno per una persona escluda l?impegno politico e che l?impegno politico escluda l?impegno per una persona. Io vengo da una formazione culturale per la quale pensavo che fosse vera sola solo la prima cosa. E che cioè bisognasse cambiare il mondo per cambiare anche il destino della persona. Nell?esperienza della mia vita mi sono accorto che è importante non rinunciare alla prima cosa ma coltivare anche la seconda. Perché per ognuno di quei bambini che noi abbiamo visto, per ognuno di quei ragazzini che abbiamo potuto mandare a scuola grazie a tutti voi la vita può cambiare. Siccome lui è come noi, uno di noi è come uno di loro, quindi: nostro fratello, nostra sorella, nostro figlio, nostra figlia? allora il suo destino ci deve importare tanto quanto ci importa il nostro. E dunque non c?è nessuna contraddizione, anzi la più felice sintesi tra la spinta più generale per l?impegno politico e la voglia di darsi. Noi viviamo in una società che ci ha sempre insegnato a prendere e quindi il donarsi viene sempre vista come una cosa strana, no? Una cosa? fuori moda. L?importante è prendere? e vengono costruiti dei modelli, spesso, che sono ispirati a questo. Noi credo che possiamo invece spendere ciascuno di noi. In qualunque modo continuerete: chi verrà per il centro nutrizionale, chi verrà qui per fare un?esperienza quando avrà finito la scuola, chi da casa farà qualcosa, quello che noi teniamo è che questo processo ? l?andata e il ritorno – continui nel tempo. E vorremmo che ciascuna delle vostre scuole diventi due cose insieme. La prima: i presidi e i professori che sono qui, come voi, saranno d?accordo che, dopo aver visto quello che abbiamo visto, ciascuno di voi prenda un pezzetto di Maputo e lo faccia suo. Sia l?orfanotrofio, sia Giava, sia il centro nutrizionale: ciascuno di noi si prende un pezzetto di Maputo e aiuta a farlo venir su. Ma l?altra cosa che possiamo fare è ? – qui devo spiegarvi perché abbiamo scelto le vostre scuole. Le abbiamo scelte, io ve lo dico sinceramente, non solo perché hanno un nome storico, ma anche perché sono le scuole dei ragazzi più abbienti della città. Perché è più facile che ci siano dei ragazzi abbienti al Virgilio al Visconti al Tasso e al Mamiani piuttosto che a una scuola di periferia, per ragioni sociali. Quello che ci piaceva era proprio mettere in relazione chi ha di più con chi ha di meno. Perché possa dare, secondo un?idea antitetica rispetto ad oggi. Però, adesso, l?idea è che voi diate voi stessi. Voi ora siete i testimoni dell?Africa. quando tornerete nelle vostre scuole, o nelle vostre famiglie, o a cena con gli amici il racconto che voi farete, le immagini delle vostre telecamere e delle vostre macchine fotografiche saranno gli strumenti attraverso i quali l?Africa si sentirà meno sola. E se l?associazione che state creando potrà cominciare ad allargarsi ad altre scuole potrà diventare una grande associazione di ragazzi per l?Africa, sarà una cosa gigantesca. Non c?è città al mondo ? questo vorrei che lo sapeste ? che abbia organizzato una manifestazione per l?Africa come quella del 17 aprile. E non c?è città al mondo che abbia organizzato un viaggio come quello che voi state facendo. Quindi è una grande responsabilità, però è una cosa assolutamente meravigliosa. Mi dicono dall?Italia che le immagini che sono arrivate sono immagini molto belle. E che danno questa sensazione della vostra voglia di partecipare. Quando siamo venuti qui l?anno scorso abbiamo trovato all?orfanotrofio una bambina, Piedade, che aveva un terribile tumore alla bocca. Tanto che quando Marco e io l?abbiamo visto abbiamo visto che le spuntava qualcosa di rosa dalla bocca e pensavamo che fosse la lingua e invece era il tumore, che l?aveva praticamente invasa. Piedade sarebbe sicuramente morta nel giro di poche settimane. Noi non ce la siamo sentiti di andar via senza occuparci di lei. Qui non c?erano le condizioni per curarla. Siamo riusciti con la collaborazione delle linee aere portoghesi e dell?ospedale del Bambin Gesù a portarla a Roma. L?hanno operata sette volte, le hanno ricostruito completamente la mascella. Marco Pasquini, sua moglie e i suoi tre figli l?hanno presa con loro nella loro famiglia, ed è diventata una peste che a scuola ormai detta legge a tutti. E però il suo posto è qui, è giusto che torni qui a Maputo. Allora oggi Marco e la sua famiglia sono andati a vedere il posto che dovrebbe accoglierla, è un posto gestito da delle suore. Un posto perfetto per il clima di serenità e di accoglienza. Voglio dirvi una cosa di cui ci siamo informati con Marco: tenere un bambino lì costa a una famiglia che lo prende adozione a distanza 350 euro all?anno, vuol dire meno di 30 euro al mese. E questo permette a questi bambini di vivere in una condizione molto diversa. Sono piccole cose così che aiutano. Torno al punto da cui siamo partiti. L?africa è fatta di tutto questo. E penso che nei vostri occhi e nella memoria ciascuno di voi ha impresso qualcosa. Valentina con Regina, qualche altro di voi qualche altro bambino di cui magari non ha capito il nome. Voglio dirvi ? non per fare come i presentatori ? ma che, insomma, siete stati veramente perfetti. Perfetti perché avete fatto quello che vi sentivate di fare e non quello che pensavate fosse giusto fare. E quando ieri alla scuola avete ballato con quei bambini e avete fatto il girotondo con loro, non vi siete vergognati alla vostra età ? e alla nostra età ? di fare il girotondo. Perché?Perché saltano tutte quelle fesserie per le quali non possiamo fare qualcosa. Possiamo fare tutto. Si può fare tutto quello che serve a far stare anche dieci minuti meglio un altro. Fra trent?anni quando rivedrete questa esperienza che abbiamo fatto insieme ? come quando con gli alberi si vede dai segni che ha quanti anni ha così sarà dentro di voi ? vedrete che questo viaggio vi ha lasciato un segno. Io penso un segno bello.


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