Formazione

Integrazione. Il Friuli approva la prima normativa in Italia. Badanti, fiat lex

Qualificazione professionale anche in patria. Garanzia di un lavoro in regola. Contributi alle famiglie che assumono (di Carmen Morrone e Gabriella Meroni).

di Carmen Morrone

Non porta più il foulard in testa, ma per abitudine tiene i sottili capelli biondi legati con un elastico. Tania, 45 anni, ora veste all?occidentale, compresi jeans a vita bassa, ma il viso tondo dalle gote rosa su una pelle bianchissima tradisce l?origine ucraina. Lei è «larussa», tutt?attaccato, quasi fosse un nome di persona al posto del burocratico «badante». Tania, diplomata ragioniera, non ci pensava proprio di fare l?assistente domiciliare. Al suo paese, dopo la nascita dei figli aveva lasciato l?ufficio e faceva la sarta, ma il lavoro scarseggiava. Poi un giorno una cugina, già sistemata in una famiglia di Udine, le telefona: «C?è una signora malata, qui…». Badante per caso, insomma.
La storia di Tania potrebbe in futuro non essere così comune. Almeno non in Friuli, dove l?1 ottobre è stata approvata la prima legge regionale organica sulle assistenti familiari, una normativa d?avanguardia per il nostro Paese che punta a formare le badanti, dando loro una dignità professionale paragonabile a quella delle infermiere, e a permettere loro di scegliere questa strada già in patria, per poi entrare in Italia con le garanzie dei lavoratori in regola. E quindi uscire dalla semiclandestinità in cui molte di loro sono costrette, dalla frontiera al tinello.

Nelle mani della nonna
In Friuli, alle porte dell?Est, «lerusse» vanno e vengono basandosi sui passaparola, e si inseriscono facilmente nelle famiglie in cui vivono anziani invalidi. La procedura è sempre la stessa: la futura badante è convocata da una parente che lavora già, chiamata in gergo «la nonna». È lei a tirare le fila degli arrivi. Aiuta, ma si aiuta pure. «La nonna vuole mezzo stipendio anticipato, 300-400 euro, e nel giro di 24 ore dà alla neoarrivata nome e indirizzo di chi cerca assistenza», racconta Nadia De Lazzari dell?associazione Pesce di pace, di Venezia. Così, in Friuli sono arrivate negli ultimi anni almeno 10mila badanti. Ma il canale «babushka» sta per chiudersi grazie alla nuova legge regionale, che si propone di inaugurare un nuovo corso. «Abbiamo cercato di prendere il meglio delle varie esperienze italiane per elaborare una normativa che faccia ordine e chiarezza in questo settore», spiega Roberto Molinaro dell?Udc, primo firmatario della legge. «Quindi, per prima cosa, abbiamo stabilito che siano favorite le persone che abbiano già seguito, nel loro Paese, un corso specifico di assistenza. I titoli stranieri verranno valutati qui in regione come crediti formativi per accedere ai percorsi professionali locali. Insomma, conteranno molto ai fini dell?inserimento lavorativo».
Nel nostro Paese si stima che le badanti siano 260mila, ma come ribadisce Franco Pittau, ricercatore della Caritas, «possiamo fare solo stime, visto che tra le assistenti domiciliari ci sono molte clandestine, e anche chi ha il permesso di soggiorno spesso lavora in nero, sfuggendo a ogni controllo». Anche su questo aspetto la legge friulana si propone di intervenire, puntando sulla qualificazione professionale. Le badanti che seguiranno i corsi regionali (attivabili – novità assoluta – anche presso il domicilio degli assistiti), verranno inserite in speciali elenchi presso i Servizi sociali, che le segnaleranno alle famiglie. A fianco dell?anziano non ci sarà più, quindi, solo una brava donna, assicurano in Regione, ma un vero ?tutor? domiciliare, dotato di uno specifico know-how fatto di italiano fluente, buone pratiche di igiene, nozioni di alimentazione e pronto soccorso. Un titolo di studio riconosciuto che oltretutto non lascerà a piedi l?assistente una volta esaurito il proprio compito in una famiglia, ma le permetterà di continuare a lavorare migliorando la propria posizione, magari in ospedali o case di riposo.

Una legge nazionale
Ma l?ambizione dei legislatori friuliani non si ferma al territorio regionale. «Dato che il fenomeno badanti interessa tutta Italia», dice Roberto Molinaro, «abbiamo presentato una proposta di legge nazionale». Due gli ambiti che Roma dovrà risolvere, per competenza: primo, la detrazione fiscale delle spese sostenute dalle famiglie per l?assistenza domiciliare; secondo, una modifica della Bossi-Fini. «Chiediamo che alle badanti qualificate sia esteso lo status di infermiere professionali», continua Molinaro, «in modo da essere calcolate extra quota, in deroga ai numeri di ingressi previsti per Paese. Così si potrebbe regolarizzare chi non è riuscito a usufruire dell?ultima sanatoria».
In Friuli, un meccanismo del genere è previsto: a chi ha seguito il corso di formazione è assicurato «titolo di preferenza» nelle quote d?ingresso di lavoratori extracomunitari assegnate alla regione. Infine, a Udine e dintorni hanno smantellato il luogo comune «i ricchi a casa con la badante, i poveri in ospizio». Per andare incontro alle famiglie a basso reddito, la nuova normativa stanzia per il 2005 un milione di euro in contributi mensili per le famiglie che assumono una badante.

Carmen Morrone
Gabriella Meroni

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