Mondo
Adozioni, qui ci vuole una piccola rivoluzione
Dal fondo per il sostegno alle spese dadozione allaffido internazionale; dai ritocchi allefficacia del decreto didoneità fino alladozione aperta.
Un?eccezionale fotografia del sistema adozione e affidamento: è la relazione finale, giunta al termine di una lunga indagine conoscitiva, che l?onorevole Marida Bolognesi (Ds) ha presentato il 12 ottobre ai colleghi della commissione Bicamerale per l?infanzia. Il documento, che in queste settimane sarà discusso e votato dalla commissione, contiene importanti proposte di riforma e «suggerisce alcune soluzioni nella gestione delle adozioni internazionali e di quelle nazionali, per facilitare l?ingresso in famiglia di bambini stranieri e bambini grandicelli», dice la Bolognesi. «Sottoporrò ai colleghi della Bicamerale una serie di ipotesi tra cui quella dell?affido internazionale, nel quadro del sistema di garanzie previsto dalla Convenzione internazionale dell?Aja, rivolto a quei minori che non siano adottabili o di età superiore ai 9-10 anni che, pur essendo in stato di adottabilità, hanno meno possibilità di trovare una famiglia disposta ad accoglierli, sia per motivi legati all?età che per trascorsi personali difficili».
Il documento si sofferma con estrema precisione sui punti qualificanti e sulle debolezze dell?adozione internazionale: il ruolo dei servizi nell?accompagnamento della coppia e le difformità di approccio e standard qualitatitivi da regione a regione; la diversa origine e operatività degli enti autorizzati (alcuni dei quali fanno appena un?adozione all?anno e altri oltre 100), a cui si richiede una professionalizzazione sempre maggiore; i rigidi ?vincoli di efficacia? posti dal decreto di idoneità (che scade entro un anno se la coppia non ha conferito l?incarico all?ente, ma è invece efficace senza limiti una volta che l?incarico è stato conferito?); la necessità di potenziare e riorganizzare la Commissione adozioni internazionali.
Sulla questione dei costi, poi, la relazione propone l?istituzione di un fondo per il sostegno all?adozione internazionale. Tale fondo, da istituire presso la Presidenza del Consiglio, potrebbe rimborsare parzialmente (secondo limiti che la Cai dovrebbe indicare per ogni singola voce di spesa) le spese di viaggio e soggiorno e quelle sostenute all?estero dalla coppia, oppure erogare un contribuito pari al 50% delle spese sostenute dalla coppia per l?espletamento delle procedure di adozione, come prevedono anche due proposte di legge già in discussione in Parlamento.
Nel documento redatto dall?onorevole Bolognesi si fa anche riferimento al gravissimo caso della legge rumena che ha vietato l?adozione internazionale e alle pesanti anomalie in corso in Ucraina. La legislazione di Kiev non riconosce alcun ruolo agli enti autorizzati, e anzi vieta ogni forma di intermediazione nelle procedure di adozione. Questo comporta che l?abbinamento tra il bambino e la coppia avviene in loco, tramite un contatto diretto tra l?autorità ucraina e gli aspiranti genitori adottivi. Per questo e per altri Paesi non-Aja, la relazione sollecita l?approvazione di accordi bilaterali o protocolli di intesa che diano maggiori garanzie rispetto alla trasparenza.
Sul settore nazionale, già ampiamente scandagliato nella relazione sulla 285 presentata ad agosto, a fronte dei circa 30mila minori fuori dalla famiglia e dell?imminente chiusura degli istituti, la relazione prospetta l?avvio di strumenti innovativi come l?adozione ?mite? (già sperimentata dal Tribunale di Bari) e l?adozione ?aperta?, a favore dei minori che, pur non essendo in condizioni di abbandono tali da acquisire lo stato di adottabilità, non hanno possibilità di rientro in famiglia. Dopo un preciso iter giudiziale, l?adozione aperta avrebbe un effetto legittimante del tutto simile a quello previsto dall?attuale legislazione, con l?unica differenza costituita dalla previsione di visite minore-famiglia di origine.
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