Cultura

Media: dalla Cei uno stop ai preti in tv

Potranno partecipare a trasmissioni televisive ma solo in accordo col vescovo e comunque mai a spettacoli di intrattenimento

di Gabriella Meroni

Gli interventi di preti e religiosi in tv, e negli altri mezzi di comunicazione di massa, dovranno essere valutati ”caso per caso”, in accordo ”almeno presunto” con il proprio vescovo, evitando la partecipazione a ”programmi di mero intrattenimento” o che per la ”loro collocazione e per le modalita’ espressive, possano essere tacciati di superficialita’ o di futilita”’. Sono le indicazioni previste dal direttorio sulle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, presentato oggi a Roma, che sottolinea la necessita’ di una ”estrema cautela” che gli uomini di chiesa devono avere ”nello scrivere, nel rilasciare interviste e anche nell’accettare di partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive”. Il documento della Cei sottolinea che ”una presenza qualificata e in contesti adeguati puo’ essere valida e da promuovere” ma sottolinea che ”nessuno, tuttavia, ha il diritto di parlare a nome della Chiesa, o se lo fa, deve essere investito di tale incarico”. Anche perche’ se e’ vero che tutti nella comunita’ ecclesiale sono chiamati ad esercitare il ”nativo diritto di esprimere liberamente le proprie idee”, con ”atteggiamento costruttivo, con franchezza”, allo stesso modo, ognuno deve avere ”l’avvertenza di evitare atteggiamenti e interventi pubblici che possano nuocere alla verita’, alla comunione e all’unita’ del corpo ecclesiale”. Viene ricordato, infatti, che non e’ raro l’uso strumentale degli interventi di singoli e gruppi, utilizzati per ”creare divisioni e pretestuose contrapposizioni nella chiesa”. Soprattutto quando i media diffondono la verita’ cristiana, tutti sono chiamati ad utilizzarli con ”grande oculatezza, soprattutto quando si tratta di contenuti essenziali delle fede e della morale”. Secondo il direttorio, ”chi interviene abitualmente sulla stampa o partecipa in maniera continuativa a trasmissioni radiofoniche o televisive che illustrano la dottrina cristiana” deve richiedere ”la licenza all’Ordinario proprio o del luogo”. Criteri che si applicano a tutti i media e alle ”nuove forme di comunicazione”. Non solo, ma e’ anche opportuno che quanti intervengono attraverso i media ”consultino preventivamente” a seconda dei casi gli Uffici per le comunicazioni sociali nazionale o diocesani.


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