Volontariato

Cooperazione: Universitari italiani pronti anche per Iraq

Quasi il 14% di un campione di studenti italiani che frequentano l'Universita' Cattolica e Bocconi dice che e' pronto ad andare ''in Iraq o in altre aree a rischio''

di Paul Ricard

Sarebbe troppo facile dire che vicende a lieto fine come quella di Simona Pari e Simona Torretta fanno scuola nelle universita’ milanesi, ma un segnale c’e’. Quasi il 14% (esattamente il 13,9%) di un campione di studenti italiani e stranieri che frequentano l’Universita’ Cattolica e l’ateneo economico Bocconi dice che e’ pronto ad andare ”in Iraq o in altre aree a rischio” per sostenere la popolazione locale. ”Il dato non mi sorprende – commenta il rettore della Bocconi, Carlo Secchi – perche’ abbiamo ragazzi svegli, entusiasti, positivi, che guardano con interesse e a volte con spirito di avventura ai cambiamenti e ai fatti del mondo. Due nostri gruppi di studio che erano in Thailandia e Birmania ai tempi della Sars si sono rifiutati di tornare quando abbiamo sottoposto l’eventualita’ di lasciare le zone d’epidemia e gia’ diversi anni fa, quando la situazione era molto piu’ difficile di oggi, ci sono state ‘missioni’ piu’ personali di nostri studenti in Vietnam e Corea del Nord”. La ‘voglia di volontariato’ tra gli studenti delle universita’ milanesi e’ stata misurata da un sondaggio condotto dalla societa’ specializzata Nexus tra venerdi’ scorso e ieri, quindi a rapimento e rilascio delle due cooperanti italiane in Iraq ampiamente conosciuti. Dalla ricerca – commissionata dalla Camera di commercio di Milano in occasione della firma di un nuovo programma di cooperazione internazionale tra Cattolica e Bocconi – emerge inoltre che il 32,7% degli intervistati e’ favorevole a dare un mano in Paesi in via di sviluppo meno rischiosi dell’Iraq o di altre zone di guerra. Il sondaggio (condotto tra 101 studenti italiani e altri 60 provenienti da Paesi mediterranei: Tunisia, Siria, Marocco, Libia, Libano, Egitto ed Algeria) dice anche che l’integrazione tra giovani italiani e stranieri e’ molto buona, le relazioni vaste in tutti i settori e che Milano viene vissuta come una citta’ ”molto aperta”. Ma, ovviamente, rimangono differenze. Secondo il 46,7% dei giovani stranieri che studiano nelle due Universita’ milanesi l’elemento che piu’ li differenzia dai loro coetanei italiani e’ il rapporto con la religione. Non la diversa religione, ma il modo di viverla. Una buona fetta di stranieri (31,7%) avverte forti differenze anche nelle relazioni con la famiglia e il 21,7% non ha le stesse abitudini degli italiani nel passare il tempo libero. Ma gli studenti provenienti dai Paesi mediterranei di religione musulmana appaiono comunque piu’ aperti dei loro colleghi italiani. Il 70% dice che fa amicizia con tutti i coetanei indistintamente dalla nazionalita’ e solo l’11,7% cerca relazioni soprattutto con connazionali. Tra gli italiani la disponibilita’ ad amicizie ‘senza frontiere’ scende al 33,7% degli intervistati, con un’alta quota di preferenze per relazioni con europei (28,7%) e nordamericani (11,9%). Segue la disponibilita’ verso coetanei mediterranei e sudamericani (entrambi al 10,9%), dell’Estremo Oriente (7,9%), del Medio Oriente (5%), dell’ex Unione sovietica, dell’Africa e dell’ Oceania, tutti al 4% di preferenze tra gli studenti italiani che frequentano la Cattolica e la Bocconi di Milano. ”Da noi – commenta il rettore dell’Universita’ Cattolica, Lorenzo Ornaghi – c’e’ sempre stata un’ottima convivenza tra italiani e stranieri. I non cattolici vengono accolti senza problemi e anzi alcuni ragazzi musulmani che hanno frequentato i nostri master, come un giovane turco l’anno scorso, hanno dato ottimi risultati”. A rafforzare l’integrazione internazionale dei due atenei non statali milanesi da quest’anno c’e’ un nuovo programma di cooperazione coordinato dalla locale Camera di commercio che, con un investimento complessivo di circa 600mila euro, assegnera’ venti borse di studio a ragazzi e ragazze provenienti dall’area mediterranea, del Sud America e dell’Est Europa.

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