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Costa d’Avorio: ufficio Onu saccheggiato

Un ufficio di osservatori dell'Onu saccheggiato da manifestanti nel feudo degli ex ribelli

di Joshua Massarenti

Dei manifestanti hanno saccheggiato ieri un ufficio di osservatori delle Nazioni Unite nella città di Bouaké (centro della Costa d’Avorio), un feudo degli ex ribelli. Lo rende noto l’Agence France Presse.

I manifestanti hanno invaso l’ufficio dell’Onu nel corso di una manifestazione contro il disarmo dei gruppi militari previsto per il prossimo 15 ottobre. Privi di qualsiasi protezione, gli osservatori onusiani hanno dovuto ricorrere all’intervento di caschi blu marocchini appartenenti all’Operazione delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio (Onuci).

“La manifestazione è stata piuttosto violenta” ha dichiarato un testimone citato dall’Afp, “perché la gente pensa che i militari dell’Onu, così come quelli dell’Operazione Licorne (il contingente francese presente in Costa d’Avorio), sono a Bouaké per procedere al disarmo”. Addirittura, “un giovane dirigente delle Forze Nuove (Fn, ex ribelli) aveva chiamato a manifestare contro questo disarmo e a disarmare la forza Licorne e l’Onuci”.

Il clima di tensione abbattutosi a Bouaké sorge ialla vigiglia di un periodo delicatissimo per il processo transitorio della Costa d’Avorio. I protagonisti della crisi ivoiriana, riuniti da ieri a Yamoussoukro (capitale della Costa d’Avorio), stanno di interinare l’avvio del processo di disarmo, approvato la settimana scorsa dalle forze militari dei legalisti (fedeli al presidente Laurent Gbagbo) e degli ex ribelli.

La riunione, di cui non si sa ancora l’esito, era stata convocata dal presidente Gbagbo per riattivare l’accordo di Accra risalente al 30 luglio scorso.

Secondo il presidente della Commissione Nazionale di Disarmo, Smobilitazione e REinserzione, Alain Richard Donwahi, 25.000 combattenti dovrebbero essere disarmati tra gli ex ribelli, mentre sul versante dei gruppi paramilitari pro-Gbagbo, si prevede il disarmo di 4.000-5.000 uomini. Il disarmo, che dovrebbe iniziare con il raggruppamento dei combattenti nell’est del Paese, potrebbe durare “per parecchi mesi”.

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