Transizione digitale

Imprese sociali, più sono consapevoli e più sono orientate all’innovazione tecnologica ed ecologica

Il 17esimo rapporto dell'Osservatorio Isnet mostra alcuni dati interessanti: il 52,9% delle imprese consapevoli si mostra innovativo e guarda al miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna. «Ma l’impresa sociale deve essere avanguardia e non ancella del cambiamento», ammonisce Laura Bongiovanni, responsabile dell’Osservatorio

di Redazione

Come fanno le imprese sociali a intercettare il tema del cambiamento? E quali sono i livelli di consapevolezza e i processi attivati sul versante della transizione digitale ed ecologica? Sono alcuni dei temi su cui si è focalizzata l’edizione annuale del XVII Osservatorio Isnet che ha poi, come di consueto, aggiornato la fotografia sull’andamento economico, occupazionale e la capacità innovativa delle imprese sociali. L’iniziativa, svolta con il patrocinio del ministero del Lavoro e dell’Istituto Italiano di Tecnologia – Iit, ha fatto emergere innanzi tutto un dato: le imprese consapevoli (52,9%) sono più orientate all’innovazione tecnologica rispetto a quelle meno consapevoli (40,2%). Sul versante dell’innovazione, si registra un balzo in avanti di ben 16 punti percentuali delle attività dedicate al miglioramento dei processi e dell’organizzazione interna (77% rispetto al 60,5%). Si certifica, inoltre, una tendenza favorita anche dai contributi di alcune delle principali fondazioni erogative, che puntano sempre più ad una crescita degli enti anziché al finanziamento del singolo progetto. Complessivamente, le imprese sociali innovative (che segnalano da 3 a 5 interventi sulle 5 aree di innovazione complessive) sono pari al 58,5%, (+ 10% rispetto al 2023). Sono anche le imprese che presentano i migliori trend di andamento economico (+6% rispetto alle imprese meno innovative).

L’approfondimento dedicato all’innovazione tecnologica rivela una crescita costante degli innovatori (46,5% contro il 41,5% del 2023; l’anno precedente erano solo il 26,5%): digitalizzazione dei processi e gestione del personale, sistemi di sorveglianza e riconoscimento sono gli ambiti più diffusi, seguiti da telemedicina e domotica, sperimentazione utilizzo robot per le imprese sociali del settore socio-sanitario, gestione big data e utilizzo piattaforme di Ai a supporto delle attività di progettazione. Resta ancora molto alta (50%) la porzione di imprese che ritiene gli strumenti di Ai inadatti a risolvere le proprie esigenze o che dichiara di non conoscerle a sufficienza (rispettivamente il 36,5% e il 13,5%). Nel raffronto tra Ai e lavoro, il campione si spacca dunque a metà tra chi vive l’intelligenza artificiale come un pericolo per l’occupazione e chi al contrario ritiene possa favorire un incremento di produttività, promuovendo un’Ai ad impatto sociale.

Allargando lo sguardo, continua la tendenza positiva con un +5,4% di imprese che stimano un aumento delle entrate. Contratti e convenzioni con gli enti pubblici valgono il 55,4% seguiti dalla vendita di prodotti e servizi ai cittadini e alle aziende (rispettivamente 19,6% e 14,2%) Aumenta l’incidenza dei contributi delle fondazioni erogative sul volume delle entrate, quasi raddoppiati nell’ultimo triennio (dal 2,7% nel 2022 al 5% nel 2024).

Anche sul versante lavoro si conferma la tendenza positiva con un +5,1% di posti di lavoro, un incremento di donne (66,5%, +4% rispetto al 2023) e di giovani under 35 (27,6% +7,2%). L’incidenza media dei lavoratori svantaggiati sui dipendenti delle cooperative sociali di tipo B è pari al 44,8% (in aumento del 2,6% rispetto allo scorso anno) e ben superiore alle percentuali previste dall’obbligo di legge (il 30%, come disciplinato dalla Legge n. 381/91).

«Questa XVII edizione ci offre un’importante fotografia sullo stato della transizione tecnologica all’interno dell’imprese sociali e mostra come quelle più innovative siano anche quelle con migliori trend di crescita, non solo economica», sottolinea la viceministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, che ha la delega al Terzo settore. «Incentivare la conoscenza e la consapevolezza sui benefici delle innovazioni tecnologiche e sull’uso consapevole dell’Ai é importante, affinché l’impresa sociale possa sempre più abbracciare la transizione digitale e diventare motore di cambiamento. È fondamentale, tuttavia, che si promuova una “Ai sociale”, antropocentrica, in grado di tutelare le persone: la sfida è, quindi, mettere il progresso tecnologico a servizio dell’Uomo, non lasciando nessuno indietro. Per questo, come ministero del Lavoro e delle politiche sociali, abbiamo stanziato 2,5 milioni a sostegno di progetti nazionali che promuovono l’uso etico, sicuro, affidabile e inclusivo dell’Ai, per una maggiore consapevolezza tra giovani, genitori e professionisti».

Per la prima volta, l’Osservatorio ha inserito la consapevolezza del cambiamento tra le tematiche approfondite. Lo ha fatto attraverso 4 item: l’importanza attribuita ai processi di apprendimento organizzativo scelti dal 60,5% del panel; la necessità di avere più tempo per riflettere sui cambiamenti generati dalle attività (59,5%); una maggiore capacità di trovare soluzioni innovative per la vita delle comunità (49%); più consapevolezza della capacità dell’impresa di generare un impatto positivo (48,5%).

Le imprese sociali consapevoli (hanno indicato almeno 3 degli item e sono pari al 49%) tendono ad essere più innovative (67,3%) rispetto a quelle meno consapevoli (50,0%).

«L’impresa sociale deve essere avanguardia e non ancella del cambiamento», afferma Laura Bongiovanni, responsabile dell’Osservatorio. «Non si tratta soltanto di adeguare i sistemi o di efficientarli, ma di orientarli, in linea con quella che storicamente è la vocazione sociale di questo modello di economia, capace di produrre cambiamenti a forte impatto. È per questo che i livelli di consapevolezza delle imprese sono importanti e positivamente connessi alla loro capacità di promuovere processi di innovazione».

«I dati evidenziano l’importanza del dialogo tra ricerca e impresa sociale, così da poter progettare soluzioni ispirate alle reali esigenze delle imprese che noi raccogliamo grazie a iniziative mirate come l’Industrial Liason Program, uno strumento appena lanciato dall’Iit per rendere la ricerca più permeabile al settore privato», commenta Lorenzo De Michieli, direttore del Trasferimento tecnologico dell’Istituto Italiano di Tecnologia che patrocina l’indagine. «È questo approccio pragmatico ed esperienziale che può favorire l’implementazione di tecnologie ad impatto sociale».

Il panel Isnet è composto da 500 organizzazioni e rappresentativo delle imprese ad impatto sociale in Italia: cooperative sociali di tipo A e B, loro consorzi e imprese sociali ex Lege, società benefit B-Corp e Siavs, le start up innovative a vocazione sociale. L’Osservatorio Isnet rappresenta un appuntamento consolidato per aggiornare gli indicatori economici dell’impresa ad impatto sociale e restituire una fotografia delle principali dinamiche e direzioni di sviluppo. L’associazione Isnet dialoga con una rete di 1.300 imprese sociali in tutta Italia, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo dell’economia sociale. Durante l’anno realizza vari focus di indagine dedicati all’economia sociale e all’analisi dell’impatto sociale, con obiettivi conoscitivi caratterizzati da una elevata spendibilità delle informazioni raccolte, con l’avvio di progettualità e percorsi di apprendimento condivisi tra imprese in tutta Italia ed Europa.

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