Politica

Sussidiarietà, confronto a 15

Sono le Regioni a statuto ordinario che stanno approvando la propria “carta”. Un gruppo di ricercatori di Bologna le ha passate al setaccio (di Maddalena Bonicelli).

di Redazione

C?è una novità importante, tra le modifiche agli statuti che le Regioni italiane hanno approvato o si stanno apprestando ad approvare nel corso di quest?anno (sono ormai oltre la metà gli statuti approvati, in prima o seconda lettura sulle 15 regioni italiane a statuto ordinario). È la sussidiarietà orizzontale, che prevede che l?amministrazione pubblica favorisca l?autonoma inizitiva delle formazioni sociali, dei cittadini singoli o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, come indica il titolo V della Costituzione. Quello degli statuti è un primo banco di prova: la loro portata è soprattutto quella di sancire principi e indirizzi, la cui ricezione e articolazione spetterà successivamente agli enti locali, nel rapporto quotidiano con i cittadini e con le loro organizzazioni. Ma rende atto di un dibattito che nel nostro Paese ha impegnato intensamente negli ultimi anni studiosi, politici ed esperti, rendendo l?Italia un laboratorio di sussidiarietà davvero avanzato rispetto agli altri Paesi. È quindi interessante, per ora, raccogliere alcuni indizi per iniziare a comprendere come questo principio potrà concretamente realizzarsi. La sussidiarietà orizzontale non può che di volta in volta tradursi in forme variabili, le quali non possono che dipendere dall?autonoma assunzione di specifiche responsabilità da parte dei cittadini. A Bertinoro Tocca anche ai soggetti della società civile comprendere la portata di questo cambiamento e maturare la capacità di fornire, in maniera nuova, risposte e soluzioni efficaci e di qualità ai bisogni dei cittadini. Non a caso proprio di questo si parlerà nel corso della prossima edizione delle Giornate di Bertinoro di Aiccon (15 e 16 ottobre), che si propongono di rispondere con sempre maggiore concretezza alla domanda: quale è e quale potrà essere lo spazio e il ruolo dell?economia civile nel nostro Paese? Una delle risposte a questa domanda deve oggi venire anche dall?osservazione del mondo dell?amministrazione pubblica e delle sue trasformazioni nei rapporti con la società civile. Da un primo esame, seppure ancora parziale, non avendo alcuni statuti raggiunto la definitiva approvazione, si rileva che prima di tutto esiste una distinzione tra quegli statuti che riportano fedelmente il principio così come viene espresso nella Costituzione, e quelli che lo approfondiscono in relazione a una serie di aspetti, individuando categorie di soggetti, ambiti della vita collettiva coinvolti, modalità pratiche per orientare l?operato dell?amministrazione in questa direzione. Modelli sociali Ad esempio, in diversi casi la sussidiarietà è indicata quale risorsa per lo sviluppo del territorio nel suo complesso, prevedendo, a partire da questa, la creazione di circuiti positivi di crescita e di benessere sociale (ad esempio, Emilia Romagna). Più in generale la sussidiarietà può essere intesa come principio generale e trasversale (Toscana) e quindi come concreto orientamento e metodo di azione dell?amministrazione (Calabria), o piuttosto può essere riferita ad ambiti circoscritti dell?azione della società civile intesa soprattutto come orientamento valoriale (Umbria, che accenna al volontariato). O ancora, a seconda dei casi, prevale una descrizione a partire dall?interno dell?amministrazione e del suo funzionamento (Lombardia), o piuttosto dall?esterno, come espressione autonoma della società civile (Marche). Più si procede nel dettaglio e più emergono tratti destinati a tradursi in modelli sociali, tra loro anche differenti, di organizzazione della domanda e dell?offerta di servizi in quelli che vengono definiti i mercati di qualità sociale. Sono in definitiva le prospettive di un nuovo welfare, quelle che, territorio per territorio, si stanno definendo, nelle quali l?economia civile potrà essere protagonista, se saprà mettersi in gioco. Per Stefano Zamagni, padre delle Giornate di Bertinoro, «l?economia civile si differenzia perché non si accontenta di creare un ambito di crescita separata, ma di ?contaminare?, con la propria logica, le logiche degli altri due settori, quello pubblico e quello del mercato for profit», ambiti che, pur essendo per definizione esterni al Terzo settore, oggi appaiono sempre più legati ad esso da obiettivi comuni.

Maddalena Bonicelli

Info: Le Giornate di Bertinoro per l’economia civile

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