Mondo

Afghanistan: ong in allerta in vista delle elezioni

Alcune organizzazioni lasceranno il paese per alcuni giorni

di Gabriella Meroni

Le organizzazioni umanitarie che lavorano in Afghanistan hanno alzato, in queste ore, la soglia di attenzione. Alcune di esse sottolineano, infatti, una certa preoccupazione per la sicurezza dopo gli attentati e i disordini degli ultimi giorni, in vista delle imminenti elezioni. Rischio sentito soprattutto nella zona sud orientale del paese. Due ong tedesche, Caritas e Johanniter, hanno gia’ deciso il temporaneo ritiro del personale. Sempre oggi Intersos, una delle organizzazioni italiane presenti nel paese, ha deciso lo spostamento di 72 ore in Pakistan di alcuni operatori, di coloro che sono impegnati nella zona di Kandhar, quella considerata piu’ a rischio. Altri 6 operatori, impegnati nella zona fra Kabul e il Nord del paese, restano invece al loro posto. In Afghanistan, Intersos – con la quale collaborano alcune centinaia di locali – sta realizzando programmi per il sostegno alimentare, per la riabilitazione, per l’educazione e per il rimpatrio di rifugiati dal Pakistan. L’ong precisa che la decisione di ridurre il numero degli operatori e’ ordinaria e non eccezionale, rientra nelle consuete procedure di sicurezza. Anche in questo caso, una volta passati i giorni a rischio, si valutera’, giorno per giorno, in coordinamento con l’ Onu e le altre ong, l’evolversi della situazione. Anche altre organizzazioni come Alisei e Aispo – riferisce ancora Intersos – hanno ridotto al minimo la presenza dei volontari, una precauzione che permette di diminuire il livello di esposizione. L’organizzazione non governativa Coopi – che in Afghanistan non ha operatori italiani ma impegna, oltre ai locali, sei persone provenienti da vari paesi – ha pronte le procedure per l’evacuazione ma al momento non ha ritenuto opportuno attivarle: ”non abbiamo segnalazioni di particolare preoccupazione” dice. Coopi e’ presente nella provincia di Nisuruz, ai confini con l’Iran, e di Kandhar. In quest’ultima provincia sta realizzando un progetto con gli ex soldati che mira al reinserimento lavorativo nel settore agricolo. Nessuna cambio di rotta, seppure momentanea, invece per i progetti di Emergency che in Afghanistan gestisce tre ospedali (l’ultimo, a Lashkargah, e’ stato inaugurato appena una settimana fa) e 24 ambulatori sparsi sul territorio. ”C’e’ attenzione e preoccupazione, sappiamo che la situazione e’ appesa ad un filo ma – ha detto Maso Notarianni – non diminuisce ne’ la nostra presenza ne’ il nostro impegno. Del resto noi lavoriamo per le vittime della guerra, non potremmo andar via”. Oltre mezzo milione le persone assistite in cinque anni da Emergency (dati del giugno scorso), dall’avvio nel 1999 del primo ospedale a Anabah, concentrato allora sulla chirurgia e le ferite di guerra; ora diventata un nosocomio generale. Sulla chirurgia di guerra e’ invece concentrato l’ospedale che si trova nella capitale, Kabul. Attualmente per l’organizzazione fondata da Gino Strada lavorano oltre 800 afghani e sono presenti una ventina di italiani.


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